“Le nuove linee guida, basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà“, ha commentato il ministro.
Il ministro Speranza, di fronte alle polemiche suscitate dalla decisione della giunta leghista umbra di tornare ai tre giorni di ricovero obbligatori per l’aborto farmacologico, ha fatto la cosa giusta. Finalmente, con le nuove linee guida del ministero, questo metodo viene sottratto alla discussione ideologica e riportato alle evidenze scientifiche e dunque al rispetto della salute delle donne e delle loro scelte. Per l’Italia è una grande novità, per cui tanto ci siamo battute, così come siamo sempre state in prima fila per la piena applicazione della legge 194. L’aborto farmacologico, sicuro e meno invasivo di quello chirurgico, nel nostro Paese è praticato solo nel 20% delle interruzioni di gravidanza. Con le nuove linee guida potrà essere possibile anche in regime ambulatoriale e tramite i consultori. Il modo con cui il ministro ha affrontato questa vicenda ci dice che è possibile aprire una fase nuova nell’applicazione della legge, senza preclusioni ideologiche, nel pieno rispetto delle scelte procreative delle donne”. Lo scrive, in una nota, Cecilia D’Elia, Portavoce della conferenza nazionale delle donne democratiche.
“Le nuove linee guida sull’aborto introducono importanti novità a tutela della dignità della donna e di un diritto che ne esce rafforzato”. Lo dichiara, in una nota, la consigliera regionale del Lazio Marietta Tidei (Italia Viva). “Dopo dieci anni- prosegue Tidei- si mette mano alle norme introducendo la possibilità che l’aborto farmacologico possa essere fatto anche senza ricovero, in day hospital e in condizioni di totale sicurezza”. “Ne esce rafforzato il principio della interruzione volontaria della gravidanza e allo stesso tempo si evitano storture e fenomeni clandestini che negli anni hanno provocato sofferenza a tante donne, oltre che mettere a rischio la loro salute”, conclude Tidei. (www.dire.it)