Salve, signor Messana. Lei ha 42 anni di attività alle spalle. Quando è nata la sua passione per il giornalismo?
“In realtà, fin da bambino. Già dai tempi della scuola elementare, quando si facevano i temi del tipo ‘cosa vuoi fare da grande’. Ricordo che all’epoca scrissi di voler fare il giornalista ed ho avuto questa fortuna. Non tutti d’altronde riescono a fare quello che sognavano da bambini”.
Come mai questa scelta? Voleva raccontare la realtà?
“Sì, anche se inizialmente era un’idea piuttosto embrionale. Volevo fare il giornalista, così come alcuni bambini sognano di fare da grande il medico o il pompiere. Mi sono approcciato realmente a questo mestiere per la prima volta quando avevo 18 anni, per poi diventare giornalista pubblicista nel 1983. Ho potuto scrivere su testate importanti, come Amica o Oggi, che mi hanno dato modo di capire quanto questa professione fosse adatta a me. Da allora sono passati 37 anni”.
Si è sempre occupato di televisione, se non erro.
“Certo. Ho seguito la mia passione per la televisione, per le soap opera. Ho voluto fare dei servizi creativi all’interno del mondo televisivo. Ad esempio, contattavo i protagonisti delle grandi fiction per cercare una notizia su di loro e trovare argomenti interessanti per il giornale dove il servizio veniva pubblicato. Capitava di instaurare rapporti con i vari personaggi che poi duravano nel tempo. E’ chiaro ovviamente che, strada facendo, qualcuno si perdeva e qualcun altro si acquistava. Cito magari i personaggi degli anni ’80 che successivamente si sono dedicati ad altre cose, lasciando spazio a volti nuovi. Ad ogni modo, la molla principale era sempre quella di trovare sia notizie, sia personaggi nuovi con cui lavorare. Lanciare nel mondo dello spettacolo dei personaggi che riscuotevano successo”.
Può farmi i nomi di qualche personaggio con cui ha collaborato?
“Corinne Clery, l’avvocato Marazzita. Tantissima gente. Ultimamente ho lavorato con Lucas Peracchi e Mercedesz Henger, con Marco Maddaloni, che ha vinto L’Isola dei Famosi. Con quest’ultimo siamo molto amici. Ci sono stati dei periodi dove mi capitava di lavorare anche su 20 personaggi al mese, con una media di 10 ore di lavoro al giorno. Posso dirle però che, in linea di massima, non sono un tipo che ha frequentato molto questo mondo. Per me è stato solo lavoro e basta, seppur con qualcuno abbia stretto dei rapporti d’amicizia. Tra questi, oltre a Maddaloni, ci sono Giucas Casella, il cantante Cristian e tanti altri personaggi. Aspetti di cui magari parlerò in un libro autobiografico, che è nei miei prossimi progetti. Un modo per parlare di chi ho conosciuto, nel bene e nel male”.
Qual è l’aspetto che le piace di più della scrittura?
“Mi piace scrivere, dialogare con la penna. Se uno mi chiede di scrivere qualcosa, per me è un invito a nozze. Al contrario, non apprezzo troppo le mail. Sono uno che ama stare a contatto con la gente, andare in posta, stringere la mano alle persone che incontra. Voglio avere il contatto fisico, insomma. Anche scrivere è un contatto, mentre una mail è una cosa utile, ma impersonale, non comunicativa. Sono favorevole all’uso del computer, un po’ meno all’abuso dello stesso. Se uno ci passa 24 ore al giorno è sbagliato. Si perde i vari contatti con la natura, con le persone, con la famiglia, con gli amici. Cose fondamentali nella vita di ciascuno, indispensabili. Siamo stati creati per vivere in comunione con gli altri, non di certo per stare a stretto contatto con una macchina”.
Riconosce però anche l’utilità di un computer.
“Ovviamente, visto che mi ha fatto guadagnare spazi, tempi. Ad esempio, quando dovevo consegnare delle foto e mi ha evitato di dover andare per forza in redazione. Oppure quando avevo bisogno di avere una risposta immediata. Penso che sia sbagliato utilizzare queste ‘macchine’ quando passi una giornata intera davanti alla playstation. E’ deleterio per quelle persone che ne abusano, estraniandosi dal mondo. Tuttavia, io sono per il ‘vivi e lascia vivere’. Ognuno può prendere le sue scelte. Sono per l’apertura mentale, non per la criticità. Tutte le persone devono vivere la loro educazione e sessualità, a patto che non creino fastidi e non condizioni gli altri. Io per primo, non giudico e non critico nessuno. Esprimo i miei pareri, come qualsiasi persona”.
Oltre al giornalismo, lei ha una grande passione per la fotografia.
“Esatto. E’ nata in contemporanea al giornalismo. Ho avuto come maestri Roberto Granata e Bruno Oliviero, due grandi fotografi. Volevo cogliere la ‘situazione giornalistica’. Ogni volta che dovevo fare un servizio posato, con l’autorizzazione del personaggio, mi piaceva creare delle scenografie, delle pose originali, eleganti e belle. Un po’ come fa un sarto quando deve creare uno stile in un determinato abito. Mi divertivo a trovare delle location. Era interessante cogliere soprattutto il momento: far ballare ad esempio i personaggi e fare lo scatto in cui apparivano belli, con il braccio giusto, con l’espressione sorridente e così via. Cose molto difficili. La bravura di un fotografo si misurava su queste cose qua. Oggi è più semplice perché con le macchine fotografiche che fanno tutto ti puoi arrangiare meglio. C’era una cura dei particolari, che hanno maggiormente i fotografi della mia generazione. Anche perché una posa deve essere sì bella, ma soprattutto il più naturale possibile. Una semplice mano in tasca è capace di darti un’eleganza, un particolare portamento”.
Mi ha già detto che in futuro ha in progetto la scrittura di un libro. C’è qualcos’altro che vorrebbe realizzare?
“Una mostra con le fotografie più emozionali che ho scattato. Mostrarle, appunto, in un locale a chi ne è appassionato. Dev’essere però un evento esclusivamente benefico. Non ho mai organizzato una cosa del genere, sia perché grazie al mio amato lavoro non ho mai avuto tempo di fare niente, sia perché sono sempre stato soddisfatto. Non ho mai pensato a fare altre cose, ma mi sono dedicato completamente alla mia professione, al mio vero amore. Questi progetti nascono in virtù di una futura pensione. Periodo dove magari, avendo più tempo, posso organizzare queste cose per i giovani. Con l’intento di insegnare, nel mio piccolo, qualcosa a qualcuno. Penso che sia importante per qualsiasi tipo di professione restare umili, non sentirsi mai arrivati. Capire che si può sempre imparare qualcosa dalle persone con cui interagiamo”.
In questo momento, a che cosa si sta dedicando?
“Sto leggendo e riflettendo su tante cose. Inoltre, mi diletto, per quel pochissimo che posso fare, grazie al lavoro. Veniamo tutti da tre mesi dove abbiamo avuto le mani legate, anche per via del coronavirus. La mia passione mi spinge però a mantenere i contatti, a mandare e-mail, a proporre nuovi servizi. Sto bene però perché mi sto dedicando pure alla lettura, un’altra cosa che mi piace tantissimo. Mi piacciono i classici e la filosofia, che ci spiega alcuni aspetti che spesso non riusciamo a capire perché siamo ciechi e sordi”.
So che ha ricevuto anche dei primi.
“E’ informato bene, ma come le dicevo io sono una persona molto riservata, schiva. Vivo nel mio mondo, non ho mai cercato chissà quale pubblicità. Per questo, sogno un mondo in cui tutti possano avere quello che hanno sempre desiderato, con tranquillità, serenità e salute. Un posto dove ognuno abbia il suo orticello”.