Salve Sabba, parliamo dei Super Four, il gruppo di cui fa parte e che si sta facendo sempre più strada ad X Factor Romania. Com’è nata l’idea di unirvi? Vi conoscevate già?
“Sì, in realtà il progetto era attivo da qualche tempo perché, circa cinque o sei anni fa, io e Aurelio Fierro condividevamo già il palco perché avevamo stima reciproca e passioni musicali comuni. E’ nato tutto in maniera molto naturale. Ha cominciato a venire ai nostri concerti Gregorio Rega, lo invitavamo a suonare con noi. Dopo ciò, ad un evento all’Arenile di Bagnoli, ci è venuto a trovare Francesco Boccia, che è l’autore di Grande Amore de Il Volo e che ha avuto l’idea di unirsi a noi come cantante. Col tempo è così diventato uno degli autori dei nostri nuovi inediti, che sono ancora nel cassetto. Francesco si è unito al Quartetto. Da due siamo diventati tre e da tre a quattro. Insomma, quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”.
Parliamo di X Factor Romania. Come sono andate le selezioni?
“Il primo brano che abbiamo portato è stato Un’emozione da poco, scritto da Ivano Fossati per Anna Oxa. Aveva un nostro arrangiamento, che avevamo portato dal vivo in altre occasioni. Ci hanno poi richiesto un altro brano e così abbiamo cantato Caruso, che ha fatto il giro del mondo. E’ stata repostata da X Factor Global e, in un mese, siamo già a 10 milioni di views”.
Qual è lo scopo principale che lei e gli altri membri dei Super Four vi siete posti?
“Senz’altro quello di portare all’estero la grande musica e melodia italiana. Passando da Fossati ad Anna Oxa, fino ad arrivare a Caruso, ossia il brano in cui Dalla cita il grande tenore. E’ un omaggio alla musica e cultura napoletana, perché lui spesso si definiva mezzo napoletano. Questo l’abbiamo detto e ci tenevamo a farlo. Chiaramente il progetto, andando avanti nel percorso, farà scoprire altre cose di noi. Sicuramente vogliamo portare la nostra musica nel mondo, ma anche interpretare i classici internazionali. Anche perché riteniamo che la buona musica non abbia confini”
Come siete stati accolti?
“Siamo andati a X Factor come esperienza, per divertirci tra amici. Devo riconoscere che siamo subito stati accolti come dei musicisti, delle persone che facevano musica in maniera professionale. Anche i giudici, già dalla prima audizione, hanno avuto una risposta emotiva nei nostri confronti che andava al di là delle nostre aspettative. Ci siamo impegnati anche nel quotidiano, a rivolgerci al pubblico romeno con lo stesso amore che hanno mostrato nei nostri confronti”.
Li ha citati. Il rapporto coi giudici com’è andato?
“Benissimo. Sin dalla prima esibizione, con Un’emozione da poco, abbiamo notato subito che c’era un grandissimo feeling emotivo. Erano entusiasti di noi fin dalla prima nota. Con Caruso poi abbiamo creato una connessione emotiva molto profonda, anche per l’intensità del pezzo e la nostra emozione. Io sul palco ho pianto, ho versato delle lacrime. Non mi vergogno a dirlo. E poi siamo entrati nel gruppo di Florin Ristei, che è un giovane big talentuoso con un’umiltà profondissima con cui abbiamo stabilito subito un rapporto amichevole. Tuttavia, anche gli altri ci hanno lusingati. C’è stato un rapporto di rispetto molto reciproco: hanno capito che anche in Italia abbiamo la nostra carriera, che siamo dei professionisti, non degli sprovveduti. Questo è stato importante, visto che viviamo in un paese dove non sempre si riconosce all’arte il giusto valore”.
Veniamo a lei. Quando ha cominciato a muovere i primi passi nel mondo della musica?
“Sono stato per 10 anni ballerino e ho raggiunto alla maggiore età i livelli professionistici. A quell’età ho conosciuto Franco del Prete, il batterista storico degli Showmen di Napoli Centrale e autore per De Crescenzo, Sal da Vinci. Insieme a lui abbiamo formato quelli che sono diventati i Sud Express, la band di Franco in cui io ho fatto sia da interprete vocale, si da chitarrista ritmico, oltre che co-compositore di alcuni brani. E’ stata un’esperienza per me molto importante. In seguito, ho cominciato a fare i miei dischi da cantautore con Sabba e gli Incensurabili. Il primo è del 2010, Nessuno si senta offeso, e il secondo del 2015, Sogno e son fesso. Dopodiché ho fatto l’interprete. Ho iniziato a fare musica perché amavo il blues e vengo da quel background li. Mi sono così aperto a vari generi, per questioni lavorative e curiosità musicale. Infine, è arrivata la mia produzione da solista, senza gli Incensurabili, e sono usciti alcuni brani sul mio YouTube e sul mio Spotify”.
So che si è mosso anche nel campo della recitazione, giusto?
“Cinque anni fa con Dignità Autonome di Prostituzione, lo spettacolo di Luciano Melchionna che è stato sold out ovunque in Italia per 12 anni. E’ uno spettacolo, anche per il rapporto che ho instaurato con Melchionda, che mi ha cambiato tanto dal punto di vista umano e della profondità artistica. Mi ha completato in qualche modo. Mi sono poi aperto all’organizzazione di eventi, che poi presentavo. Anche per dare una mano ai circuiti dei cantautori e delle band emergenti; per cercare insomma di creare intorno a chi ama la musica sempre nuovo fermento, anno dopo anno”.
In passato, c’è stata anche la vittoria a The Winner Is, un game show condotto da Gerry Scotti che è andato in onda su Canale 5. Che ricordi ha di quella esperienza?
“Sì. Con Gerry, Mara Maionchi, Alfonso Signorini ed in partnership con Radio 105. Sono risultato vincitore nel 2017. Ho duettato con Fausto Leali, ho avuto l’occasione di cantare alcune canzoni che mi rappresentano meglio, passando dagli anni ’70, con un brano quasi sconosciuto dei The Showmen del mio amato Franco Del Prete che è venuto a mancare da poco. Il titolo era Basta che mi vuoi, la cui cover l’avevo già realizzata con gli Incensurabili. Con questi ultimi ho un file project dove riarrangiamo tutti i successi di Battisti e Mogol. A The Winner Is ho inoltre cantato Human di Rag’n’Bone Man, che rappresenta quel mondo urban che viene dal gospel e dal blue. C’è stata Take Me To Church di Hozier. Una serie di canzoni che rappresentano in qualche modo il mio background musicale, finché non è cantato in finale Deborah con Leali, che è uno dei pochi interpreti italiani ancora black nella voce, oltre che tra i miei riferimenti musicali”.
Dalla parentesi Super Four, cosa vi aspettate lei e i suoi compagni? Continuerete a stare insieme o rimane il sogno della carriera da solista?
“Tutti noi abbiamo parallelamente delle carriera da solisti in Italia. Avevamo però anche il progetto Super Four, che ha voluto richiamare ironicamente i Supereroi o i magnifici Beatles. Il nome è però un omaggio ai Super Quattro, il quartetto formato da Jimmy Fontana, Nico Fidenco, Riccardo Del Turco e Gianni Meccia che, negli anni ’80, hanno condiviso un’esperienza insieme. Con il nostro gruppo ci aspettiamo e speriamo di portare sempre di più la musica italiana, ma non solo, all’estero. Puntiamo in maniera internazionale più diretta rispetto ai nostri progetti personali che, al momento, sono tipicamente nazionali. Anche se io e Gregorio Rega, da solista, risultiamo finalisti di New York Canta e presenteremo i nostri progetti. Pur essendo amici, saremo contendenti di questo concorso che verrà presentato da Carlo Conti su Rai International”.