E se da una parte prima in massa gli italiani gridavano alla caduta non tanto per i provvedimenti restrittivi ma per il modo altezzoso di comunicarli (indubbiamente pessimo), ora invece tutto sommato si auspica che pur con le criticità del caso, il governo vada avanti.
L’italiano, pur contestando si è abituato alle restrizioni, ha rinunciato ormai alle uscite serali, ha verificato che di tante cose ritenute superflue erroneamente e che invece fanno parte del viver quotidiano, si può fare a meno.
Questo per la salvezza ipotetica dai contagi, ma nella direzione che condannerà a morte interi settori produttivi.
Chiusure iperprolungate per palestre ad esempio, che rischiano il default, quasi un anno di chiusura e non si intravede all’orizzonte alcuna possibilità di riapertura. Non si può attendere l’azzeramento del contagio per far tornare le persone a vivere. Così i piu’ fortunati stanno lavorando, senza però entusiasmi e comunque pressati da una ansia perdurante. La crisi di governo, se non altro attutirà i proclami nefasti dei dati sui contagi e allenterà un pò la morsa sull’informazione ansiogena. Speranza resterà al suo posto, così come Boccia ed altri. Non ci sarà alcun governo Draghi. Tutto resta come tale. Immota manet.