Il giovane, dalla nascita residente in Svizzera, aveva intrapreso quando era ancora minorenne un percorso di conversione all’Islam che lo ha portato fino alla completa radicalizzazione; proprio la profonda condivisione della mouvance jihadista lo ha spinto, nel 2014, a partire alla volta del quadrante siro-iracheno per unirsi alla formazione qaedista Jabath Fatah al-Sham insieme alla moglie, una cittadina turca nata in Germania, dalla quale ha avuto successivamente tre figli. Le mirate attività tecnico-informatiche svolte dalla Digos di Pescara e da personale specializzato del Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della DCPP/UCIGOS – avviate già nel 2015 – hanno permesso di documentare l’effettivo attivismo del cittadino italiano tra le fila dei gruppi terroristici affiliati ad Al Qaeda nei territori di guerra del quadrante siro-iracheno, nonché la sua intensa attività di proselitismo, l’addestramento al combattimento e il successivo impiego in attività militari. Anche grazie alle risultanze acquisite in sede di rogatoria internazionale, è stato possibile localizzare il foreign fighter e il suo nucleo familiare nell’area siriana di Idlib e di documentare la sua volontà di consegnarsi alle Autorità italiane.
Alla luce di questi sviluppi, il Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Polizia di Stato ha attivato i canali diplomatici e della cooperazione di polizia che hanno trovato riscontro nella piena collaborazione delle Autorità turche, consentendo di coniugare istanze giudiziarie con esigenze umanitarie. Funzionari dell’Antiterrorismo della Polizia di Stato, dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (A.I.S.E.) e della Digos di Pescara si sono recati ad Hatay (Turchia) per prendere in consegna il connazionale al quale, giunto in Italia, è stata notificata l´ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre la moglie e i figli del foreign fighter, assecondando la volontà dei coniugi, sono rimasti in Turchia.