D’altro canto, si contrappone, un’autostima fragilissima, la tendenza a rifuggire qualsivoglia genere di critica, vulnerabilità emotiva, terrore del confronto, finanche a degenerare in forme depressive, umore disforico e pensieri mortiferi mediante ideazioni suicidarie. Senza dubbio alcuno, un ambiente familiare invalidante è da ritenersi annoverabile tra le cause ancestrali, scatenanti l’insorgere di questo quadro patologico. E’ controverso se durante l’infanzia, siano mancate gratificazioni da parte della figura materna con conseguente incolmabile senso di vuoto. Per quanto concerne l’ incastro relazionale, ricercato dal narcisista patologico per alimentare il proprio ego smisurato, riscontriamo, nella fase embrionale dell’approccio, il cosiddetto “love bombing”.
In questa fase, ovvero quella della SEDUZIONE, mostra il meglio di sè stesso, quindi, pertanto l’empatico ne risulta fortemente attratto, quasi fosse incantato da un irresistibile magnetismo, quindi lo affabula e con insospettabile disinvoltura, lo aggancia.
-L’INTRUSIONE Seguirà una crudele e spietata guerra fredda. Successivamente, infatti, subentra l’impellente necessità del carnefice che l’altro si occupi della sua persona. Il narcisista patologico attua a questo punto, una manovra di demolizione psicologica, sia in modo manifesto che tacitamente sottile ed indiretto, quindi sminuisce lo sventurato empatico, inconsapevolmente precipitato nelle sue torbide trame. L’obiettivo da raggiungere è la demolizione psicologica dell’altro, dunque, per riuscire nel suo intento spregevole, ricorrerà ad una tortura mentale, alternando lusinghe e melliflua dolcezza a provocazioni e fastidiosi dispetti.
-LA DISTRUZIONE Ecco, appunto, si ravvisa il dovere di specificare che la modalità comportamentale seguirà come linea guida, l’aggressività passiva. Qui emerge inesorabile la spasmodica e famelica smania di nutrirsi di energia. Questi soggetti sono classificati come “vampiri energetici”, ed altrimenti non definibili, propriamente nella misura in cui, assumono, in un dato momento, un atteggiamento di sfida, commista al desiderio di innescare discussioni, alimentate da turbative della pische, subìte dal danneggiato. Qui si va tra le dolenti note. Nel senso che l’empatico, in virtù della sua compassionevole indole, cercherà di comprendere e talvolta giustificare la distorta condotta narcisistica. Pervaso da un irrefrenabile intento di assorbire l’altro, deprivandolo della sua propria identità, il narcisista patologico, all’atto pratico cagiona una ferita profonda. Nel corso di questo belligerante e silenzioso stadio, senza pietà, innescherà delle discussioni, per poi travestirsi di un elegantissimo vittimismo. Disperatamente disorientato, l’altro, si sentirà “sbagliato” ed ogni qual volta proverà ad opporsi, quindi a reagire, il narcisista si prodigherà in opere gratuite di vittimismo. Un circolo vizioso, in cui l’empatico viene intrappolato. Durante questa fase, in cui si acuisce la sofferenza nel trovarsi a coesistere (sul posto di lavoro, in casa o sentimentalmente) con una persona affetta dal sovracitato disturbo, subentrerà il comprensibile desiderio di capire. Purtoppo, però, vi è un ulteriore elemento da considerare, che renderà il mistico tutto, ancor più fumoso… Ovvero, il Trattamento del Silenzio. L’empatico, seppur vittima, si percepirà carnefice, a fronte dei taciti momenti di distacco che gli verranno ingiustamente somministrati. Emergerà inesorabile tutta la malvagità che possiede il narcisista, dissimulatore ed attore impeccabile. Per fortuna, prima o poi… La maschera cade. Che Dio benedica il narcisismo sano!
(a cura della Dott.ssa Alessia Imperiale)