Adattamento moderno, in chiave western, dell’Antigone di Sofocle, ambientato nella Sicilia di oggi, con meravigliosi scorci di Belmonte Mezzagno, Terrasini, Balestrate, Carini e Cinisi, “Amare Amaro” è il racconto di un uomo solo, contro tutti.
“Amare Amaro”: trama
Pur consapevole delle colpe di cui si è macchiato il fratello, Gaetano ne reclama il corpo per dargli giusta sepoltura, trovando però un muro nelle autorità della comunità, rappresentate dal sindaco e “padrone” del villaggio, Enza (Celeste Casciaro) e dal suo braccio destro, suo marito Marcello (Tony Sperandeo), Maresciallo dei Carabinieri. Con l’aiuto della sua fidanzata Anna (Virginia Perroni), Gaetano decide di sfidare l’ordine cittadino per riprendersi il corpo del fratello e dargli degna sepoltura. Mette a rischio la propria vita, scegliendo l’umanità contro la brutalità della vecchia tradizione, quella che teme il cambiamento.
“Amare Amaro” si concentra su delicate tematiche sociali legate all’attualità e impreziosite dall’esperienza personale dell’autore. Il regista Julien Paolini parte, infatti, dall’aspetto autobiografico dell’essere per metà italiano e metà francese per raccontare il protagonista nella vita familiare, nel rapporto con il vicino (sospettoso e superficiale nei confronti del diverso) e, allargando il campo, nel riconoscimento della dignità umana (e qui entra in gioco la trasposizione della tragedia di Sofocle).
Gaetano è un personaggio che, nelle intenzioni del suo autore, parla con i fatti, quindi una lingua universale, per far spazio solamente a dei gesti legati all’affermazione legittima della dignità sua e della sua famiglia. I suoi opposti non sono tanto il maresciallo e donna Enza, vicini a lui per profondità ed isolamento sociale, ma sono i volti degli abitanti del paesino, giudici miopi, ma inesorabili, la cui ottusa legge condannerà le vite dei protagonisti. La Sicilia diventa quindi non solo una location geografica, ma anche il luogo ideale per mettere in scena queste tematiche, che dalla tragedia di Antigone si specchiano nella nostra contemporaneità.
“Amare Amaro” raccontato dal regista Julien Paolini
Nella Sicilia raccontata da Julien Paolini, giovane regista italo-francese al suo primo lungometraggio, c’è tanta diffidenza, superstizione, discriminazione, razzismo e per questo anche tanta ingiustizia. Lo si legge negli occhi tormentati e angosciati del protagonista Gaetano, un siciliano di origine francese, che per restituire dignità alla sua famiglia è costretto ad andare contro la legge che lo osteggia, compiendo una serie di scelte e di azioni estreme, che lo condurranno a un tragico epilogo.
Il film “Amare Amaro” sembra ricalcare per molti aspetti la vita personale del regista. Julien, infatti, è nato in Toscana e si traferito in Francia all’età di otto anni, dove è cresciuto e ha studiato, e oggi vive tra Palermo e Parigi. “Sono sempre cresciuto tra i due paesi – afferma il regista – però quando sei in Francia sei italiano, quando sei in Italia sei francese, per cui non sei mai né l’uno né l’altro”.
“Essere un po’ ibrido, anche dal punto di vista psicologico – spiga Julien – è quello che mi interessava anche in questo soggetto, nel personaggio di Gaetano”. Un ragazzo che cerca di integrarsi nel posto in cui vive, lavorando onestamente e cercando di farsi degli amici, ma non sentendosi mai veramente parte di quella società, che non lo accetta perché “diverso”. Quando la sua fidanzata, Anna, gli chiede se fosse (o meglio, se fosse diventato) siciliano, la risposta di Gaetano è lapidaria: “No. Penso che non lo sarò mai”.
“Questo rapporto con la “differenza” – prosegue Julien – cerco di portarlo sempre nei film che racconto per porre una riflessione sulla diversità. L’identità moderna è ormai multi identità, multi nazionalità, multi culturalità: e questa è una delle grandi bellezze del nostro tempo. Per questo ho scelto la Sicilia, una regione che per secoli ha subito invasioni, mischiandosi con altre religioni, nazionalità, culture, linguaggi e tradizioni”.
“Combattere il sistema in nome dell’umanità”
“Amare Amaro” affronta molte tematiche, e la fa attraverso un uso magistrale delle immagini e della fotografia (curata da Tristan Chenais), che spesso vira verso il blu acciaio, quel colore che si crea quando le prime luci dell’alba si staccano dall’oscurità della notte per dare inizio a un nuovo giorno.
Ma qual è il messaggio più profondo, il sottotesto, che il regista Julien Paoloni ha voluto lasciare con il suo “Amare Amaro”? “Gaetano onora il suo sangue e la sua famiglia con il suo coraggio e la sua testardaggine – spiega Julien Paolini – esponendosi a molti pericoli e opponendosi anche alla volontà del sindaco, che non vuole permettere la sepoltura in quella terra. Nella chiave dell’adattamento dell’Antigone significa opporre le leggi naturali – le leggi della famiglia – alle leggi della società.
Ma oltre alla trasposizione della tragedia c’è un altro aspetto: Gaetano combatte un sistema in nome dell’umanità. Il messaggio di fondo di tutto il film è proprio questo: il sistema a volte bisogna combatterlo in nome degli individui e dei valori umani, che vengono prima della legge. Soltanto con il rispetto, l’altruismo e l’ascolto si arriva ad un traguardo di crescita personale e sociale”.