Editoriale di Stefano DANZI
La distanza sociale sta danneggiando notevolmente i nostri giovani e noi, con i nostri giudizi, li allontaniamo ancor di più. Dobbiamo capire che a questi ragazzi è stato tolto tutto in un mondo dove non manca nulla. Gli episodi di violenza tra giovanissimi scatenano un senso di rabbia, trovandoci pronti a riversare tutta la colpa su di loro. Ci fermiamo solo a quello che vediamo, invece di andare più a fondo. Queste situazioni sottolineano un evidente disagio. C’è un presupposto sul quale si basa questo pensiero: l’adolescente è passato da uno stato di libertà, ad una condizione di isolamento.
La didattica a distanza ha sostituito la scuola, vista la necessità rimane un ottimo strumento per accrescere le conoscenze nei più giovani, ma il suo ruolo nelle relazioni sociali è pari a zero. Le attività extrascolastiche sono state sostituite da un vuoto incolmabile. I pomeriggi passati in tranquillità con gli amici sono un lontano ricordo. Questi fattori contribuiscono notevolmente ad aumentare lo stress giovanile causando vari episodi: violenza, depressione e comportamenti antisociali. È proprio qui che si dovrebbe agire in modo deciso, anche se non sempre è facile farlo.
Nel piccolo si deve lavorare per andare a riempire quel vuoto, abbiamo il dovere morale e civico di aiutare chi è in difficoltà. Crediamo di più nei nostri ragazzi, perché sono semplicemente lo specchio di quello che eravamo noi. Restituiamogli un mondo in grado di guidarli verso un futuro che di diritto è il loro. Abbiamo bisogno che credano nel domani perché sono il domani. Nel fare ciò non dimentichiamo che oggi più che mai gli adolescenti hanno bisogno di supporto e sono convinto che un giorno diventeranno adulti migliori di noi.”