Questo osi apparire un salvagente rivolto a tutte le donne che subiscono soprusi ed abusi di qualsivoglia natura… Il dilagante maschilismo, frutto di una cultura patriarcale, radicata nella società Occidentale, quasi pari livello a quella Orientale, innesca nella società un meccanismo tale per cui la figura femminile viene sovente demolita, in particolar modo sotto il profilo psicologico. ” Ne uccide più la lingua che la spada”, nel senso che oltre ai maltrattamenti ed alle violenze fisiche, si vuole in questa sede prestare dovuta attenzione al dominio psicologico subìto da talune donne, alla mercè di spietati datori di lavoro che le sottomettono, padri padroni, fidanzati e /o compagni di una vita che diventa morte spirituale.
Desidero operare un paradigma tra la “donna angelicata” che propone Dante Alighieri, la sua Beatrice incantata, figura paradisiaca scevra da inquinamenti carnali, pulita e pura, in analogia ed a confronto con la “femme fatale” di Gabriele D’Annunzio, oggetto del desiderio sessuale, con quella femminilità torbida e micidiale che si ritorce con effetto boomerang contro colei che la possiede. Queste due antitetiche figure, impersonificano squisitamente la donna che è in ognuna di noi. La mia vuole essere una spassionata difesa nei confronti di tutte le donne, anche quelle che sono costrette a diventare quelle che non sono pur di compiacere schemi e pregiudizi. Virginia Wolf da accanita femminista ci insegna “Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente”.
Si vuole far riferimento a quella libertà di pensiero e di espressione, diritto costituzionalmente garantito peraltro. Nella maniera più assoluta, la voce delle donne non deve venir meno, tanto meno può risultare soffocata da condizionamenti e retaggi. Altresì può trasformarsi in canto, attraverso la sublimazione ed il superamento di tutto ciò che anche solo potenzialmente lede o ne compromette integrità e pienezza.