Roma – Si registra una interessante iniziativa di alto spesso morale e sociale che prenderà il via dalla capitale romana. Il Dr. Gennaro Ruggiero – Presidente del CICS – Comitato Internazionale Cooperazione Sviluppo ha reso noto l’intendimento volto a realizzare in tutta Italia, una serie di giardini di melograno in memoria dei caduti in servizio per curare i malati di covid, in collaborazione l’associazione Madonna dei Debitori presieduta dal Dr. Gilberto Di Benedetto e Dr. Lamberto Mattei, e i Corpi Sanitari Internazionali – Croce Rossa Garibaldina presieduta dal Dr. Alessandro Della Posta.
Il comitato promotore dell’iniziativa sta dunque procedendo alla ricerca di terreni idonei per accogliere le piante del melograno a Roma, senza però escludere Sicilia e Sardegna. Un parco dell’armonia e della memoria nel ricordo dei ” veri eroi’. Uno dei più antichi alberi coltivati nel Mediterraneo, i suoi frutti sono archetipo di fecondità e di abbondanza.
Nella tradizione classica è legato al mito di Persefone, alla terra donatrice di frutti e alla vita oltre la morte: il frutto maturo si apre e lascia cadere i propri semi color rubino sulla terra. Compare più volte nell’Antico Testamento accanto alla vite e all’ulivo e la tradizione cristiana ne ha fatto un simbolo dell’unità della Chiesa e della comunione dei santi in ragione della presenza di molteplici grani all’interno delle stesso frutto. E’ divenuto simbolo d’immortalità e di resurrezione. Nel Rinascimento Gesù bambino è spesso rappresentato con una melagrana.
Il Ripa mette questo frutto nell’iconografia della Concordia e della Conversazione. Nell’arte funeraria del XIX il frutto di quest’albero è spesso presente nelle ghirlande e nei festoni. Nella Bibbia, il melograno è uno dei frutti che la terra promessa produce in abbondanza, garantendo la vita: la terra donata da Dio è ricca perché «terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele» (Dt 8,8 ). Insieme all’uva e ai fichi la melagrana è anche il frutto che i dodici esploratori, dopo aver ispezionato la terra nella quale stavano per entrare e verificare che Dio aveva mantenuto la sua promessa, portano a Mosè: «Giunsero fino alla valle di Escol e là tagliarono un tralcio con un grappolo d’uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi» (cfr. Num 13,23). In quanto segno della benedizione di Dio, il melograno decora le vesti del sommo sacerdote: «Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo disporrai sonagli d’oro: un sonaglio d’oro e una melagrana, un sonaglio d’oro e una melagrana intorno all’orlo inferiore del manto» (Es 28,33-34). Il libro del Siracide ricorda la gloria sacerdotale che Dio conferisce ad Aronne: «Lo avvolse con melagrane e numerosi campanelli d’oro all’intorno» (cfr. Sir 45,9). Il melograno adorna, pure, i capitelli del Tempio venendo ad indicare la benedizione che scaturisce dall’alleanza con Dio. Il re Salomone: «Fece dunque le colonne e due file intorno a ciascun reticolo per rivestire i capitelli che erano sulla cima, a forma di melagrane, e così fece per il secondo capitello. I capitelli sulle due colonne si innalzavano da dietro la concavità al di là del reticolo e vi erano duecento melagrane in file intorno a ogni capitello» ( in 1 Re 7, 18.20; cfr. Ger 52,22).
Il melograno raggiunge una grande carica simbolica nel libro biblico che canta la splendore dell’amore fedele: il Cantico dei Cantici dove è simbolo dell’amore fecondo e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata. La bellezza dell’amata, colma di vitalità, è descritta dalla melagrana: «come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo» (cfr. 4,3; 6,7). Persino nel giardino, luogo dell’amore, fioriscono i melograni. Lo sposo che cerca la sposa va a vedere se nel giardino sono sorti i germogli (cfr.Ct 6,11). L’amato scorge nel melograno, il cui frutto ricco di semi e di colore rosso simbolo del fascino dell’amore, che la sua amata è sposa feconda, piena di vita, portatrice di felicità.