Rinvenuto un cippo pomeriale a Roma, è del 49 dopo Cristo

Il reperto è stato rinvenuto durante gli scavi per la riqualificazione dell'area, e risale all'imperatore Claudio, che decise l'ampliamento del pomerio

ROMA – Un cippo pomeriale in travertino, che serviva a delimitare i confini della città, è stato trovato durante gli scavi per la riqualificazione di piazza Augusto imperatore. Una scoperta “eccezionale” avvenuta circa un mese e mezzo fa che, grazie all’iscrizione, si può ricondurre “con assoluta certezza” all’imperatore Claudio. Fu lui che nel 49 dopo Cristo decise l’ampliamento del pomerio, stabilendo così il nuovo limite sacro, civile e militare della città. Trovato nel corso di un intervento per la realizzazione di un nuovo sistema fognario della piazza, il cippo in buono stato di conservazione era posizionato esattamente lì dove era stato sistemato in origine. Impossibile lasciarlo in situ, data la quota molto bassa in cui è stato rinvenuto, al momento il grande reperto – che misura 193 centimetri di altezza per 74,5 di larghezza per uno spessore di 54 centimetri – è stato sistemato all’Ara pacis nella sala Paladino del museo, ma verrà poi valorizzato all’interno del Mausoleo di Augusto.

È emozionante, un tuffo nel passato della nostra città che è straordinaria”, ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ha presentato la scoperta insieme alla soprintendente speciale di Roma, Daniela Porro, e al direttore dei Musei capitolini, Claudio Parisi Presicce.

Deve essere stata davvero un’emozione trovare quel cippo esattamente dove l’imperatore Claudio lo aveva voluto a tutti i costi, anche contro la volontà del Senato, che respingeva l’idea di allargare la cittadinanza alla Gallia. E invece lui, il pontefice massimo, il censore – funzione che gli consentiva di operare direttamente sui confini, come riporta l’iscrizione di nove righe impressa nel travertino – voleva riportare Roma a quell’antica impronta multietnica che si era persa. Dopo la conquista della Britannia, Claudio rivendicò l’ampliamento dei confini del popolo romano e si pose come nuovo fondatore. Una prerogativa che veniva riconosciuta a chi effettivamente modificava il pomerio, cosa che avveniva molto raramente. “Il Senato si oppose contrapponendo la tesi della cittadinanza solo agli italici: lo ius sanguinis contro lo ius soli. Sembra che la storia si ripeta all’infinito”, ha osservato la soprintendente Porro, che ha parlato di “rinvenimento eccezionale per il suo interesse storico e anche emozionale perché è stato trovato nella sua posizione originaria. È la volontà dell’imperatore che arriva fino a noi dopo duemila anni. È un motivo di grande soddisfazione e di buon auspicio per l’operazione di riqualificazione che stiamo portando avanti”, ha aggiunto Porro riferendosi al Mausoleo e alla piazza che verrà sistemata “nei tempi previsti” attraverso la partnership con Tim.

Le fonti storiche, ha spiegato ancora la soprintendente, sono contraddittorie sul pomerio che circondava la città. Seneca parla dell’ampliamento di Claudio e dice che l’unico precedente è quello di Silla, Tacito cita anche Giulio Cesare e altri menzionano anche Augusto, Nerone, traiano e Aureliano. Sta di fatto che il significato del confine era prioritario e stabiliva ciò che poteva entrare e ciò che era escluso dalla città. Non si poteva entrare armati e non potevano avvenire sepolture al suo interno, “tanto che anche il Mausoleo di Augusto è fuori dai cippi di Claudio”. In tutto ne sono stati trovati dieci, l’ultimo cento anni fa. Questo è dunque l’undicesimo, ma soltanto tre sono stati rinvenuti nei luoghi originali: uno fuori Porta del Popolo, uno a Testaccio e l’altro all’inizio della via Salaria nuova. I dieci esemplari sono conservati al Museo nazionale romano e ai Musei Vaticani. “Ci sono studi che hanno ipotizzato il percorso e che i cippi dovessero essere 142 o 143. Non parliamo di una linea pensata a tavolino, ma di includere o lasciare fuori alcuni monumenti”, ha detto Parisi Presicce.

Le nove righe di incisione sono mancanti del numero seriale che in tre casi compare sul fianco sinistro del cippo e della parola ‘pomerium’, in due casi riportata sulla sommità. Ma il testo verrà identificato proprio grazie alla formula ufficiale che si ritrova anche nelle altre iscrizioni. “Claudio era un grande studioso della cultura etrusca- ha spiegato Parisi Presicce- e nell’incisione fece usare delle lettere che erano cadute in disuso, come il digamma. L’incisione inizia con la titolatura dell’imperatore, poi ci sono alcune righe con le cariche” tra cui quella “fondamentale di Censor, funzione che gli consentiva di operare direttamente sui confini. Immaginiamo l’epoca moderna, per esempio con la nascita della città metropolitana tutta la macchina amministrativa subisce una modifica con conseguenze importanti. Claudio ampliò il pomerio e lo delimitò, segnando un nuovo confine tra la città e l’esterno. Il valore è civico, sacrale e politico. Modificare i confini del pomerio aveva importanza essenziale e questo ritrovamento aggiunge una tessera eccezionale al mosaico di studi e comprensione della società antica”.  (Nicoletta Di Placido – www.dire.it)

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