Editoriale di di Francesca Lippi
Sì, perché questo è stato il periodo che le truppe americane hanno trascorso in Afghanistan. Un lasso di tempo sufficientemente lungo per far sì che questo paese martoriato riprendesse in mano se stesso, sconfiggesse una volta per tutti i rappresentanti di un oscurantismo feroce e medievale e tornasse a fiorire. Invece, così non è stato. Perché? La permanenza degli americani nel paese ormai era giunta al termine e la guerra iniziata ancora non vedeva la fine. Una guerra impopolare, costosa e che necessitava di molto più tempo per poter offrire dei risultati tangibili.
Gli afghani hanno conosciuto una realtà diversa e poi sono arrivati, nuovamente, i talebani che erano già in agguato e, subito, hanno iniziato l’avanzata, lanciandosi come falchi sulla preda appena questa è stata di nuovo disponibile. Non dimentichiamo mai che dietro ogni conflitto c’è sempre un motivo importante a muovere tutto: l’interesse economico. I talebani, oggi, si trovano a 50 km. da Kabul, nel giro di qualche giorno, anche la capitale finirà nelle loro mani, mentre le parti più settentrionali del paese è probabile che rimangano sotto il dominio di altre etnie. Ma sono solo ipotesi.
Il fatto più importante è questo: Kandahar è già dei talebani. E qui torniamo a riveder…il lato economico. Già, perché la zona di Kandahar è quella dell’oppio e i talebani, conquistando la città, avranno in mano tutto il suo commercio, quindi il potere economico fondamentale per andare avanti. In queste zone conquistate durante queste settimane, quasi tutto il paese purtroppo, arriveranno conseguentemente la sharia, le vendette per chi è considerato traditore dell’ideologia tribale talebana, la proibizione all’ascolto della musica e relative punizioni per chi non si attiene al diktat, la schiavitù delle donne e l’impossibilità per loro di istruirsi, curarsi, vivere come persone libere.
Ci saranno le frustate pubbliche, gli arresti indiscriminati, lo sfruttamento e la miseria più nera. Scenari già visti di un paese che non ha pace. Cosa deve aspettarsi l’Europa? Una caterva di rifugiati, persone disperate che hanno conosciuto un altro modo di vivere e non vogliono più essere schiavi di un’ideologia retrograda, oscurantista, tribale. Insomma, donne e uomini che vogliono essere liberi. E l’attenzione dovrà essere alta, perché il rischio che l’Afghanistan accolga un coacervo di fondamentalisti islamici è possibile, allora l’Europa non potrà più restare a guardare.