di Goffredo Palmerini
Accingendomi a svolgere qualche considerazione sull’eredità politica e morale che Achille Accili ci ha lasciato, ricorrendo oggi il Centenario della nascita, mi resta ancora impresso l’onore avuto il 17 ottobre 2007 – durante il rito funebre nella Cattedrale dell’Aquila – di tracciarne brevemente un ricordo. Restano ancor più valide quelle parole, ora che il tempo va man mano trasformando la cronaca in storia. Mi permetto ora di ripeterle, solo aggiungendo infine qualche ulteriore annotazione.
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Avverto tutto il peso della responsabilità, data la modestia della mia persona, di tracciare un ricordo del senatore Achille Accili, della sua vita politica ed istituzionale a favore della Città, dell’Abruzzo e del nostro Paese. E tuttavia mi sento onorato. Achille Accili è ormai parte della storia della nostra terra. Una parte significativa, per l’opera che Egli ha reso, con dedizione e passione, alla comunità aquilana e regionale. Una vita davvero spesa bene a servizio dell’Abruzzo, con uno stile esemplare. Recentemente, tornando ad Acciano, il paese natale del quale per molti anni fu Sindaco, Achille Accili s’era intrattenuto con Americo Di Benedetto, l’attuale primo cittadino, sui problemi del territorio aquilano e dell’Abruzzo, parlandogliene con la competenza dei politici di rango e con richiami alla sua esperienza parlamentare. Gli aveva confidato come fosse nato il suo impegno civile e politico, tanti anni fa in Germania, durante la prigionia condivisa con il prof. Roberto Lucifredi, che un grande ruolo avrebbe poi recitato nella politica nazionale, deputato per sei legislature e più volte nel Governo del Paese.
Quel colloquio fecondo aveva maturato l’impegno politico di Achille Accili, già all’alba dell’Italia repubblicana, nelle file della Democrazia Cristiana: sindaco di Acciano e infaticabile amministratore, Segretario provinciale della Dc, quindi dal 1968 Senatore della Repubblica per cinque Legislature e Sottosegretario ai Trasporti nel IV Governo Andreotti. Ma non è mia intenzione citare la sua corposa biografia. Piuttosto, con brevi riflessioni, vorrei descrivere quel che ha significato per la mia generazione il suo impegno politico, il suo modo d’essere. Insomma il suo insegnamento, portato con la vita di tutti i giorni.
È stata una vera scuola che ha fortemente impresso l’esperienza politica della mia come della generazione precedente. L’impegno politico, cioè, vissuto come servizio verso i cittadini, curandosi dei problemi generali della comunità come pure dei singoli bisogni, con la dedizione del buon padre di famiglia. Un grande pedagogo, dunque, che ci ha insegnato quanta umiltà occorra per conoscere la realtà che ci circonda, quanto sia importante il colloquio diretto con le persone, quanta generosità di lavoro sia necessaria per servire la comunità, qualunque sia il livello delle responsabilità istituzionali ricoperto.
Ed infatti non c’è persona che Egli non abbia conosciuto nel territorio provinciale, non c’è stato amministratore d’ogni colore politico con il quale il Senatore Accili non abbia aperto un dialogo costruttivo, operando fattivamente per la soluzione dei problemi d’ogni piccola o grande comunità. Mai atteggiandosi a maestro – Egli che davvero lo era – ci ha insegnato di quali valori profondi deve nutrirsi l’impegno istituzionale e politico. Per noi, giovani cattolici democratici che muovevamo i primi passi nelle Istituzioni, i suoi riferimenti a Giuseppe Dossetti, a Giorgio La Pira, a Giuseppe Lazzati, ai Costituenti ed ai grandi Padri della Repubblica, erano un richiamo costante per definire gli argini del nostro percorso.
L’amicizia con Amintore Fanfani e con Lorenzo Natali, a livello nazionale ed in Abruzzo, hanno connotato la sua lunga esperienza politica. Eppure, con una cifra tutta personale, Achille Accili ha saputo coltivare un dialogo sempre senza barriere, in linea con il disegno moroteo dell’allargamento della democrazia italiana. Per questo Egli ha avuto con le personalità politiche cittadine ed abruzzesi d’ogni estrazione, anche in momenti di duro confronto, una disponibile attitudine al dialogo ed alla ricerca delle ragioni che uniscono.
Lascia una bella eredità d’impegno civile e di opere, per l’Abruzzo e per L’Aquila. Basti emblematicamente citare l’assidua cura ch’Egli dedicò alla statizzazione del nostro Ateneo, al suo consolidamento ed al suo sviluppo, per definire quale fosse il suo modo d’accompagnare la soluzione di grandi e piccoli problemi. Di ciò l’Abruzzo e la Città gli saranno sempre grati. Ma gli dovremo tutti essere riconoscenti per un modo di essere e di vivere il ruolo politico ed istituzionale come autentico servizio. Con ciò di fatto convenendo con Paolo VI, quando il grande pontefice affermava che l’impegno politico, vissuto bene, è uno delle più alte espressioni della “charitas” cristiana, dell’amore verso il prossimo.
Uno stile, quello di Achille Accili, contrassegnato dalla semplicità nei rapporti, dalla vicinanza alla gente, dalla schiettezza, dal rispetto dell’avversario, da un profondo senso etico e da una forte passione. Uno stile che oggi stride con certe distanze mediatiche, con la volatilità di pensiero, con l’incoerenza dei comportamenti, con la labilità dei riferimenti ai grandi valori. Nella difficile transizione che vive l’Italia, dove sovente domina l’apparenza piuttosto che l’essenza, quando talvolta persino l’opulenza viene ostentata a valore, esempi di vita quale quello testimoniato dal senatore Accili – come di molte altre Personalità d’ogni credo politico della sua generazione – sono indispensabili riferimenti per poter migliorare il rapporto tra Istituzioni e cittadini, per recuperare la necessaria credibilità della politica, per costruire nel reciproco rispetto il futuro del nostro Paese.
Occorre dunque recuperare la giusta austerità, nella consapevolezza che l’Italia può avere un grande futuro se non perde la memoria dei buoni esempi del proprio passato, quale quello dato dal Senatore Accili. Del suo esempio e della sua opera possono andare fieri i suoi figli e chiunque l’abbia conosciuto. L’Aquila e l’Abruzzo non lo dimenticheranno.
L’Aquila, 17 ottobre 2007
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Questo dicevo il 17 ottobre 2007. Come 14 anni fa posso oggi ribadire come Achille Accili, per una larga schiera di giovani di due generazioni, la mia e la precedente, sia stato davvero un punto di riferimento, un Maestro di politica e d’impegno sociale. Non solo per l’attitudine pedagogica, propria della sua professione di insegnante, quanto per quella sua spiccata propensione all’osservazione, all’analisi dei problemi e alla loro soluzione cui l’aveva forgiato la responsabilità di sindaco di un piccolo comune, Acciano, iniziando dal paese natale la sua lunga esperienza amministrativa e politica. Sviluppando presto quella sua capacità di tessere relazioni umane e politiche attraverso le quali condividere la realizzazione d’un progetto di sviluppo e d’emancipazione economica e sociale per le aree interne dell’Abruzzo. Una capacità che Achille Accili progressivamente esercitò nella Democrazia Cristiana, fino a diventarne Segretario Provinciale, ma anche nelle relazioni con le altre forze politiche alleate con la Dc e persino oltre.
Per esigenze di sintesi evito di citare nomi di coloro che, a diversi livelli di responsabilità politica e istituzionale, accompagnarono l’impegno politico e l’opera del Senatore Accili. Mi permetto solo una deroga per ricordare coloro che non ci sono più, almeno alcuni Aquilani. A cominciare da Lorenzo Natali voglio qui ricordare Luciano Fabiani, Tullio de Rubeis, Marisa Baldoni, Umberto Albano, Pasquale Santucci, Francesco Gaudieri, Adolfo Calvisi, Ludovico Nardecchia e Sandro De Nicola, scomparso qualche giorno fa.
La prima elezione a Senatore di Achille Accili (5 giugno 1968) nel Collegio L’Aquila/Sulmona – un collegio dove dal 1948 la Dc non era mai riuscita ad eleggere il suo candidato – resta un fatto epocale, anche per aver confermato la rielezione nelle altre quattro successive Legislature, fino al 1° luglio 1987. Ricordo quella come le altre campagne elettorali, nelle quali Accili non parlava solo al suo elettorato democristiano. Più che altro tendeva invece a convincere gli elettori dei partiti minori sulla necessità del “voto utile” per eleggere il senatore che avrebbe rappresentato tutta la popolazione del collegio, nell’interesse generale. Una pertinace azione di convinzione, la sua, che diede i suoi frutti.
Orbene, l’opera del Senatore Accili, in Parlamento e nel Governo, è stata davvero significativa e sarebbe lungo tracciarne persino una sintesi. Pertanto, voglio qui solo richiamare la lunga sua battaglia politica e parlamentare per la statizzazione dell’Università dell’Aquila, consentendone lo sviluppo che dal 1982 ne è seguito sotto la guida lungimirante dell’allora Rettore Giovanni Schippa, come dei Rettori che gli sono succeduti.
Un merito – quello del Senatore Accili – che resta storico per quanto ha significato per L’Aquila e l’Abruzzo, dopo quello del “fondatore” della libera Università, l’accademico e parlamentare Vincenzo Rivera, che dai prodromi dei primi corsi estivi del 1949 l’aveva condotta alla nascita nel 1952 dell’Istituto universitario di Magistero e fino all’istituzione con DPR nel 1964 della Libera Università dell’Aquila, Ma l’opera del Senatore Accili già s’era dispiegata nell’aver accompagnato la nascita a L’Aquila del Libero Istituto di Medicina e Chirurgia, creato nel 1968 dall’insigne luminare prof. Paride Stefanini.
Quel cespite accademico fu inoltre essenziale per consentire al progetto promosso dal prof. Vincenzo Bonanni di potersi finalmente dispiegare nel far nascere a L’Aquila un Istituto Superiore di Educazione Fisica, altrimenti impossibile senza la presenza d’una facoltà medica. Con il forte sostegno del Sen. Accili venne quindi fondato l’undicesimo ISEF d’Italia, insediandolo nel palazzo dell’ex GIL alla Villa Comunale a L’Aquila, diventato in pochi anni, per l’eccellente qualità dei docenti e il numero degli studenti, tra i più prestigiosi del nostro Paese. Tanto da richiamare all’Aquila atleti famosi che venivano a formarsi e diplomarsi in Educazione Fisica. L’ISEF dell’Aquila, peraltro, diventato punto di riferimento nel centro-sud Italia, ampliò il suo campo d’azione anche con le sezioni staccate di Foggia, Cagliari e Cassino.
Torno infine all’opera di formazione politica che Achille Accili esercitò nei confronti di due generazioni di giovani della Democrazia Cristiana, me compreso. Come già detto, Egli ebbe come fondamentale riferimento il “personalismo” cristiano in politica, pensiero filosofico del francese Emmanuel Mounier che in quegli anni aveva epigoni nel mondo politico italiano in Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati – i cosiddetti “professorini” – davvero giganti del pensiero cattolico democratico con profonda connessione alla dottrina sociale della Chiesa.
Dunque Achille Accili sapeva bene da dove veniva e soprattutto dove doveva andare, testimoniandolo con il pensiero e l’azione. Questa osservazione, che potrebbe apparire pedante anche per la citazione di tante personalità del mondo cattolico democratico, non è per nulla casuale. In una società dove tutto è “liquido”, come osservava il filosofo e sociologo Zygmunt Baumann, nella quale sono venute a mancare le radici del pensiero che dovrebbero orientare l’uomo del nostro tempo, la testimonianza di persone come il Senatore Accili, che hanno dedicato la loro vita al Bene comune e al servizio verso i cittadini, specialmente i più bisognosi, è l’unica speranza che resta per un domani diverso e migliore, reso con limpide testimonianze di vita. E questo è il merito del Senatore Accili, avendo reso testimonianza con le sue opere, verso la comunità aquilana, quella abruzzese e dell’intera Italia, cui è stato al servizio.
La sua testimonianza di uomo delle Istituzioni, la sua lucida visione di futuro per L’Aquila, l’Abruzzo e l’Italia, restano un modello per questa nostra comunità, per le nuove generazioni che possono nutrirsi appunto solo di buoni esempi più che di parole. Resta l’esempio dei valori ancorati alla sapienza e alla cultura d’un pensiero politico e sociale maturo, consapevole. A differenza della futilità estetica e di talune pochezze intellettuali e politiche del tempo attuale, dove tutto è riferito all’effimero, alla ricerca del consenso immediato, alla propaganda di ogni giorno. Proprio il contrario della buona politica, quella che si preoccupa delle generazioni future.
Lo affermava un grande statista qual è stato Alcide De Gasperi, riprendendo una citazione di James Freeman Clarke: “Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione. Un politico pensa al successo del suo partito; lo statista a quello del suo paese”. Questo, in fondo, è un tratto dell’eredità morale e politica che Achille Accili ci ha lasciato. Questa la testimonianza del ben operare che Egli lascia alla nostra comunità e alla sua classe dirigente. Di tutto questo siamo grati ad Achille Accili per aver Egli servito con dignità e onore le Istituzioni, lasciando tracce duratore della sua opera.
Del suo esempio e della sua opera possono andare fieri i suoi figli Maria Assunta, Domenico, Giulio e Bernadette, oggi qui presenti a questa commemorazione, e chiunque l’abbia conosciuto. L’Aquila e l’Abruzzo non dimenticheranno Achille Accili.
Grazie, Senatore Accili, per sempre!