ROMA – Si celebra oggi 25 novembre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. Iconico il messaggio lanciato dal primo cittadino di un comune abruzzese: Carsoli dove il sindaco Velia Nazzarro ha richiamato l‘esigenza per le istituzioni di doverci essere sempre, ogni giorno. Ed è lei stessa con lo sfondo del suo comune e con il tricolore indosso ad alzare la mano per fermare simbolicamente il disagio e l’orrore della violenza.
NEL 2021 AUMENTANO I FEMMINICIDI: 109 FINORA
Analizzando gli omicidi del periodo 1 gennaio – 21 novembre 2021 rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un lieve incremento (+2%) nell’andamento generale degli eventi (da 257 a 263), con le vittime di genere femminile che, invece, mostrano un aumento più consistente passando da 101 a 109 (+8%).
In crescita anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo (+5%) che passano da 130 a 136; le vittime di genere femminile, da 87 nel periodo 1° gennaio – 21 novembre 2020, raggiungono le 93 nell’analogo periodo dell’anno in corso (+7%). Nell’arco temporale dell’anno in corso, le donne vittime del partner o ex passano da 59 a 63 (+7%). Infine, nel periodo 15 – 21 novembre 2021 risultano essere stati registrati 11 omicidi, 9 dei quali commessi in ambito familiare/affettivo; 6 le vittime di genere femminile, 3 delle quali uccise da partner o ex.
NEL 2020 I FEMMINICIDI SONO STATI 106
Come per il 2019, l’Istat ha stimato il numero di femminicidi nel 2020 seguendo gli standard internazionali. Analizzando insieme la relazione tra la vittima e l’autore, il movente e l’ambito dell’omicidio, così come rilevati nel database dedicato agli omicidi del Ministero dell’Interno, risulta che nel 2020 i femminicidi, secondo questa definizione, sono stati 106 (quasi 9 al mese) su 116 rilevati in totale. Lo rileva l’Istat nel rapporto ‘L’effetto della pandemia sulla violenza di genere – Anni 2020-2021’. Dei 10 non considerati tra i femminicidi, 5 sono omicidi di donne imputabili a motivazioni economiche o a reati di rapina o all’ambito degli stupefacenti (3 da conoscente e 2 da sconosciuto) e 5 sono omicidi commessi da sconosciuti che non presentano un motivo riconducibile all’omicidio di genere né alla vulnerabilità della vittima.
Delle 116 vittime donne, il 34,5% è stata uccisa con un’arma da taglio, il 25,9% con un’arma da fuoco, ben il 12,9% con percosse e il solo uso delle mani, l’8,6% con arma impropria mentre il 18,1% è stata uccisa in altri modi, ad esempio per asfissia e strangolamento e in pochi casi per avvelenamento. La percentuale di donne uccise da armi da fuoco aumenta, però, se l’autore è il partner attuale o precedente (32,8%). Dati, questi, che sono stabili nel tempo. Al contrario gli uomini vengono uccisi nel 42,4% dei casi con armi da fuoco (72 casi su 170) e nel 33,5% con armi da taglio.
IL 77,6% DELLE DONNE UCCISE DA UN PARTNER O DA UN PARENTE
La maggior parte delle donne (77,6%) nel 2020 è stata uccisa da un partner o da un parente (dato stabile nel tempo), ma nei mesi di marzo e aprile 2020 questa percentuale ha raggiunto rispettivamente il 90,9% e l’85,7%. Lo rileva l’Istat nel rapporto ‘L’effetto della pandemia sulla violenza di genere – Anni 2020-2021’. Inoltre, sempre in questi mesi, la metà delle vittime è stata uccisa per mano di un parente, presentando analogie con i dati delle richieste di aiuto al 1522, in cui è emerso l’aumento delle violenze da parte dei familiari. Anche nel mese di novembre 2020, con l’acuirsi della pandemia, le donne uccise in ambito familiare da parenti sono state il 40%, quelle da partner il 60%.
NEL 2020 OLTRE 15MILA DONNE SI SONO RIVOLTE AI CAV
“Sono oltre 15 mila le donne che nel 2020 hanno iniziato il percorso personalizzato di uscita dalla violenza presso i Centri antiviolenza che aderiscono all’Intesa Stato Regioni. Più del 90% delle donne, circa 13.700, si è rivolta a un CAV per la prima volta proprio nel 2020”, spiega l’Istat. Il 5,6% di queste ha iniziato il percorso di uscita dalla violenza a marzo e il 15% lo ha fatto tra aprile e maggio, superando le restrizioni previste a causa dell’emergenza sanitaria. Gli interventi in emergenza sono stati infatti più frequenti in questi tre mesi. Considerando i casi in cui è presente l’informazione sulla durata della violenza (circa 10.400), emerge che per il 74,2% delle donne, circa 7.700, la violenza non è nata con la pandemia ma pre-esisteva: il 40,6% delle donne subisce violenza da più di 5 anni, il 33,6% da 1 a 5 anni. La risposta dei CAV è stata efficiente: al 12,6% delle donne è stato offerto il servizio di pronto intervento e messa in sicurezza, al 14,2% il percorso di allontanamento dalle situazioni della violenza e al 18% il sostegno per l’autonomia. Per rispondere ai bisogni delle donne, i servizi maggiormente offerti dai Centri nel 2020 sono stati l’ascolto (97,1%) e l’accoglienza (82,8%). (www.dire.it)