Welfare e produttività: i dati del ministero del Lavoro

Una fotografia particolareggiata dello stato dell’arte dei depositi dei contratti ai fini della detassazione dei premi di risultato e della partecipazione agli utili dei lavoratori del settore privato

Roma -E’ stato pubblicato sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali il report relativo al deposito telematico dei contratti aziendali e territoriali che dà indicazione del trend della detassazione dei premi di risultato e della partecipazione agli utili aziendali da parte dei lavoratori del settore privato e della loro diffusione territoriale e, nel contempo, fa il monitoraggio dei contratti “attivi”, quelli, cioè, il cui “periodo di validità” comprende anche il mese di gennaio 2022 (decreto interministeriale 25 marzo 2016).
Dal documento emerge che dal 2016 al 17 gennaio 2022 sono stati depositati 69.164 accordi di secondo livello idonei a regolamentare forme premiali; 6.379 sono contratti ancora “attivi” e di questi 5.572 sono di natura aziendale e 807 territoriale. Considerando i dati nella loro distribuzione mensile nel periodo di riferimento si rileva che le percentuali di adesione restano tendenzialmente stabili senza evidenziare una contrazione della contrattazione degli strumenti premiali (e della loro convertibilità in welfare) nonostante il perdurare della pandemia da Covid-19.
Analizzando i contenuti degli accordi, possiamo rilevare che 5.027 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 3.798 di redditività, 3.250 di qualità, 828 prevedono un piano di partecipazione e 3.889 misure di welfare aziendale.

Più contrattazione nelle imprese di servizi del Nord
Se andiamo più nel dettaglio, dall’analisi emerge che il numero di aziende che ha depositato più contratti è collocato al Nord (75%), nelle imprese con un numero di dipendenti inferiore a 50 (con una percentuale pari al 51%), del settore dei servizi (60%) rispetto all’industria che vede attestarsi il numero dei contratti depositati al 39% e all’agricoltura che partecipa con un apporto dell’1 per cento.

Quanto “vale” il premio
Continuando nella lettura del report si evince che per quanto riguarda i contratti tuttora attivi risultano coinvolti 2.027.766 lavoratori beneficiari, di cui 1.555.361 in contratti aziendali e 472.405 in contratti territoriali.
Il valore annuo medio del premio risulta pari a 1.495,06 euro, di cui 1.640,56 euro riferiti a contratti aziendali e 689,79 euro a contratti territoriali.

Decontribuzione e detassazione hanno più appeal
L’attenta analisi dei dati da parte del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali passa poi ad esaminare il quantum relativo alla decontribuzione e alla detassazione dei contratti in essere.
Il report fa presente che in seguito a quanto previsto dal decreto interministeriale del 12 settembre 2017 di concerto tra Mise e Mef, si può indicare al momento del deposito telematico dei contratti aziendali la decontribuzione per le misure di conciliazione dei tempi di vita e lavoro dei dipendenti. Al 17 gennaio 2022 sono stati depositati 5.011 contratti di cui 3.269 corrispondenti a depositi validi anche ai fini della detassazione e 1.742 corrispondenti a depositi validi solo ai fini della decontribuzione. 825 depositi si riferiscono a contratti tuttora “attivi”, di cui 394 corrispondenti a depositi validi anche ai fini della detassazione e 431 corrispondenti a depositi validi solo ai fini della decontribuzione.
In base al decreto interministeriale del 4 maggio 2018 Minlav e Mef, è possibile indicare al momento del deposito telematico dei contratti aziendali l’incentivo fiscale con procedura automatica introdotto, nella forma di credito d’imposta utilizzabile esclusivamente in compensazione, per alcune spese di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal “Piano Nazionale Industria 4.0”.
In tale ambito risultano depositati 4.305 contratti al 17 gennaio 2022; di questi dal punto di vista della distribuzione territoriale il 39% è concentrato al Nord, il 27% al Centro, il 34% al Sud dove emergono i dati della Campania che presenta il numero maggiore di contratti depositati su tutto il territorio nazionale mentre per quanto riguarda il settore di attività economica la parte del leone la fa ancora una volta il settore servizi con il 61%, seguito dall’industria con il 38% e dall’agricoltura con l’1% di contratti depositati.

Onnicomprensività e contrattazione di prossimità danno il loro apporto
Il report si sofferma anche sui dati riguardanti la onnicomprensività introdotta dall’articolo 3 del Dl n. 318/1996  che al 17 gennaio 2022 risultano essere inseriti in 1.295 contratti depositati.
Di questi la percentuale maggiore, pari al 84%, è concentrata al Nord con 390 contratti depositati in Veneto seguono Lombardia 273, Piemonte 227 e Toscana 125 mentre la misura è scarsamente applicata nel Centro e nel Sud del Paese.
Riguardo al settore di attività economica, il maggior numero dei contratti risultano depositati in aziende operanti nel settore industriale (73%), seguito dai servizi (26%) e agricoltura (1%).
Per quanto riguarda i contratti di prossimità introdotti dall’articolo 8 del Dl n. 138/2011 risultano depositati 1.228 contratti alla data del report, e in questo caso la maggiore concentrazione è al Sud (43%) seguito dal Nord (40%) e dal Centro (17%) con una distribuzione in base al settore di attività che vede la preponderanza di contrattiti depositati in ambito dei servizi (64%), poi nell’industria 35% e infine in agricoltura (1%).
L’ultimo dato preso in considerazione riguarda gli accordi collettivi aziendali stipulati in base all’articolo 14 del decreto “Agosto” che disciplina la proroga delle disposizioni in materia di licenziamenti collettivi e individuali per giustificato motivo oggettivo. In questo ambito sono stati depositati 792 contratti al 17 gennaio 2022 la maggior parte dei quali al Nord (63%) e nel settore dei servizi (53%).

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