“Basti dire – ha proseguito il presidente della Consulta – che il quesito è articolato in tre sotto-quesiti. Il primo relativo all’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, ma la cannabis è alla tabella 2, quelle includono il papavero la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo – ha spiegato Amato – è sufficiente per farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. E ci portano a constatare l’inidoneità dello scopo perseguito”.
CAPPATO: “COLPO MICIDIALE ALLA DEMOCRAZIA”
“La Corte costituzionale presieduta da Giuliano Amato ha completato il lavoro di eliminazione dei referendum popolari. Dopo eutanasia anche Cannabis. Hanno così assestato un ulteriore micidiale colpo alle istituzioni e alla democrazia”. Lo scrive su Twitter Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
MAGI: “CONSULTA HA CERCATO IL PELO NELL’UOVO, MOTIVAZIONI INCREDIBILI”
“È un colpo durissimo per la democrazia in Italia. Sicuramente la Corte ha fatto quello che il presidente Amato aveva detto che non avrebbe fatto: cercare il pelo. Alcune delle motivazioni che abbiamo ascoltato hanno dell’incredibile”. Così Riccardo Magi, deputato di +Europa e fra i promotori del referendum sulla cannabis, commenta a Radio Capital il giudizio di inammisibilità espresso dalla Consulta.
“Il presidente Amato ha detto che siamo intervenuti sul comma 1 dell’articolo 73 che non riguarderebbe solo la cannabis, ma il comma 4 riporta le stesse condotte del comma 1”, spiega Magi. “Il comma 1 dell’articolo 73 riguarda con una serie di condotte la tabella 1 e 3; il comma 4, che riguarda la tabella 2 e 4, quindi dove c’è la cannabis, dice che per le stesse condotte di cui al comma 1 si applica quest’altra pena. Non potevamo che intervenire sul comma 1, semplicemente perché il comma che riguarda la cannabis dice ‘per le stesse condotte di cui al comma 1′”.