Gli obiettivi dell’Osservatorio vanno dal monitoraggio su tutti i livelli di sicurezza degli operatori sanitari alla proposta di misure concrete che li mettano in sicurezza negli ambiti di rischio, dagli interventi sugli aspetti organizzativi delle singole aziende a un’azione coordinata e corale per ridare prestigio e dignità alle professioni sanitarie, proteggendo e valorizzando il loro lavoro quotidiano e assicurando maggiore sicurezza anche ai cittadini assistiti.
“Quella infermieristica – ha spiegato Mangiacavalli – è una delle professioni più coinvolte e a rischio: le aggressioni non si limitano all’atto in sé, ma hanno ripercussioni se non fisiche, sicuramente psicologiche sulla vita lavorativa dei professionisti , di conseguenza, sulla compliance dei pazienti. Delle aggressioni denunciate secondo l’Inail (ma molte sono quelle non denunciate, almeno 6-8 volte tanto) il 46% sono a infermieri (sono i primi a intercettare i malati al triage, a domicilio ecc. e quindi i più soggetti). Quindi le aggressioni agli infermieri sono almeno 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali non si vedono e non le denuncia nessuno), 13-14 al giorno in media, ma si tratta sicuramente di numeri sottostimati”.
“Tutto questo però non basta – conclude Mangiacavalli -: è necessario rivedere anche i corsi di laurea per dare maggiore attenzione in termini di formazione a questo tema, agendo sia sugli ordinamenti didattici che sul sistema Ecm (educazione medica continua). E l’Osservatorio per tutto questo è una pedina importantissima, ma ora è necessario che sia attivato il più rapidamente possibile. La FNOPI ha già comunicato i suoi rappresentanti e fornirà tutti i dati necessari per comprendere la vera entità dell’emergenza-violenza e le proposte per contrastarla”. (fonte FNOPI)
in foto: il sindaco di Carsoli (L’Aquila) Velia Nazzarro durante le celebrazioni dedicate alla giornata contro la violenza sulle donne.