“Interpretò a pieno il ruolo di servizio del Ministero della Giustizia nei confronti degli uffici giudiziari, che si concretizzò anche nella costruzione dell’aula bunker di Palermo, perché si potesse celebrare lì il maxiprocesso. In quel momento e secondo questo spirito, Liliana Ferraro non si sottrasse a nessun compito, anche i più oscuri. L’allora Guardasigilli, Mino Martinazzoli, ricordò che non esitò neanche ad andare ogni giorno a comprare il cibo per Tommaso Buscetta, nel timore di un avvelenamento durante la sua deposizione in aula. Ferraro incarnò alti ideali e concretezza delle azioni, necessari allora come oggi nel contrasto ad ogni mafia e ad ogni malaffare”.