Ucraina, la testimonianza: la storia di Inna

Da quando è iniziata l’invasione russa sono già quasi due milioni i rifugiati ucraini che abbandonano la loro terra ed i loro affetti per tentare di salvarsi la vita. Dietro un esodo di dimensioni bibliche ci sono storie di persone che affrontano viaggi interminabili, che durano giorni e giorni, con l’animo straziato e le immagini della devastazione ben impresse nella mente. “Mia mamma non sta bene, vorrebbe tornare a casa sua. In Ucraina ha lasciato mia sorella e due nipoti, è molto preoccupata. Mia sorella non è voluta partire perché uno dei due figli, di ventidue anni, sta combattendo”. Queste le parole di Inna, una giovane donna di origine ucraina, nata a Khmelnitsky nella zona nord-ovest del Paese, che vive in Italia da sei anni ed è qui che ha trovato l’amore. E’ riuscita a ricongiungersi con la sua mamma, fuggita a sue spese senza il supporto di alcuna associazione, dopo un viaggio di oltre tre giorni.

“In Ucraina i media non hanno detto nulla dell’aggravarsi della crisi, degli sforzi diplomatici per prevenire la guerra, le persone hanno avuto le informazioni solo quando guerra era ormai scoppiata, probabilmente perchè il governo temeva che gli uomini fuggissero. Così nessuno si aspettava nulla,  sono otto anni che c’è la guerra in Donbass ma nessuno immaginava degenerasse in un conflitto in tutti gli angoli del Paese”, racconta Inna con gli occhi da cui traspare rabbia e dolore e aggiunge, “Io che dall’Italia sentivo le notizie ho chiamato la mia famiglia, ho avvertito tutti di venire via, purtroppo non hanno fatto in tempo perchè in Ucraina nessuno si è reso conto della gravità della situazione finchè non ci sono finiti catapultati dentro”.

L’Ucraina resiste, resiste con forza e dignità, ma lo scotto della resistenza si paga in vite umane. “La guerra la Russia la pianificava da tempo, da quando è iniziata ci siamo resi conto che illuminati con  una luce particolare i muri hanno sulla superfice dei simboli, in questo modo i soldati sanno perfettamente dove mirare. Tuttavia, Putin immaginava che sarebbe stata una guerra lampo, che l’Ucraina dopo pochi giorni avrebbe ceduto e si sarebbe arresa. Condivido, invece, l’operato del presidente Zelensky che non si sta piegando. L’Urss è caduta e l’Ucraina ha diritto di rimanere un Paese a sè stante”, sottolinea Inna.

Intanto però la furia russa travolge tutto quanto le capiti a tiro, l’offensiva procede in tutte le direzioni, sta distruggendo le città e il numero di civili morti, di vite spezzate in tenera età, è drammaticamente ogni giorno in aumento. “Non ci sono solo persone che tentano di fuggire dal Paese. Molte persone, anche molte donne, hanno deciso di tornare in Ucraina per combattere o per stare vicino ai parenti al fronte. La situazione, però, si aggrava di ora in ora. Manca la luce, le persone sono al freddo, cercano riparo ammassate nei bunker in totale mancanza delle minime condizioni igienico sanitarie, i rifornimenti di cibo e medicine scarseggiano. Io ho provato ad inviare a mia sorella quante più cose possibili attraverso i volontari ma non sappiamo se effettivamente li riceveranno”, prosegue la giovane donna mentre le trema la voce pensando ai suoi cari, alla sua gente stretta in una morsa e che si ritrova a vivere nascosta e nel terrore per una guerra che non ha voluto.

“E’ difficile che si trovi una soluzione diplomatica, io ho paura che Putin riesca a conquistare l’Ucraina e ho paura per ciò che potrebbe accadere ai miei cari che, anche se sfuggissero alla guerra, potrebbero subire ritorsioni da parte di un nuovo governo. Anche in Italia i media non mostrano tutte le reali immagini della guerra che, invece, noi riceviamo dai militari tramite un canale telegram. Allo stesso tempo non smetto di sperare che l’Europa e gli Stati Uniti riescano ad aiutare il mio popolo e che finisca tutto presto e per il meglio”, conclude Inna con il cuore spaccato in due laddove la paura cede il passo alla speranza.

 

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