ROMA – Parla chiaro l’ultimo rapporto del ministero della Salute datato fine 2021 e che riporta le rilevazioni 2020: nei servizi psichiatrici le prestazioni erogate nel 2020 dai servizi territoriali sono state 8.299.120 con una media di 12,3 prestazioni per utente. Complessivamente il 79,6% degli interventi è effettuato in sede, l’8,9% a domicilio e il resto in una sede esterna.
E gli operatori prevalenti sono rappresentati da infermieri (42,7%,) e medici (34,7%).
Il 33,0% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica a domicilio e nel territorio, il 22,8% da attività psichiatrica, l’11,4% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,6% da attività di coordinamento e il 6,3% da attività di supporto alla vita quotidiana, il 6,2% da attività psicologica-psicoterapica; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto.
Il personale infermieristico risulta la figura professionale maggiormente rappresentata (44,8% di 28.807 unità all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche) seguita da medici (18,4%, psichiatri e con altra specializzazione), OTA/OSS (11,2%), educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica (7,5%) psicologi (6,7%), assistenti sociali (4,0%).
Nel 2020 la consistenza numerica degli operatori impegnati nei servizi di salute mentale risulta pari a 40.983 unità di cui il 70,3% nei servizi pubblici. Complessivamente, a livello nazionale, i rapporti tra infermieri e medici e tra medici e psicologi risultano pari, rispettivamente, a 2,5 e a 2,3.
il 6,6% da attività di coordinamento e il 6,3% da attività di supporto alla vita quotidiana, il 6,2% da attività psicologica-psicoterapica; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto.
Per i trattamenti relativi a pazienti con diagnosi di depressione le prestazioni più frequenti sono l’attività psichiatrica (31,6%), l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio (28,0%), l’attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale (8,6%), l’attività psicologica e psicoterapica (8,4%). Per la diagnosi di mania e disturbi affettivi bipolari le prestazioni maggiormente erogate sono l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio (35,7%), l’attività psichiatrica (23,4%), l’attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale (9,7%).
Per la diagnosi di disturbi della personalità e del comportamento le prestazioni più frequenti sono l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio (30,7%), l’attività psichiatrica (22,3%), l’attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale (11,4%).
Per la diagnosi di sindromi nevrotiche e somatoformi le prestazioni maggiormente erogate sono l’attività psichiatrica (31,9%), l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio (21,5%), l’attività psicologica e psicoterapica (13,9%), e infine l’attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale (8,1%).
Per le restanti diagnosi (alcolismo e tossicomanie, altri disturbi psichici, demenze e disturbi mentali organici, disturbi della personalità e del comportamento, ritardo mentale) si osservano in genere frequenze maggiori per l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio e per l’attività psichiatrica.
Il Rapporto evidenza anche la consistente quota di prestazioni di attività psicologica e psicoterapica per gli “altri disturbi psichici” (20,7%) e di attività infermieristica al domicilio e nel territorio per il “ritardo mentale” (34,9%) e per i “disturbi della personalità e del comportamento” (30,7%). (Fonte:fnopi)