Healthware International: “La sanità sarà digitale entro otto anni”

Intervista a Fulvio Fortini, managing director della società, alla vigilia dell'evento 'Frontiers Health Italia 2022 - La sanità digitale al servizio della salute pubblica' del 10 maggio a Roma

ROMA – “Il Pnrr non sarà risolutivo, ma avrà il grosso merito di funzionare da acceleratore di un processo di cambiamento e dall’altra parte di gettarne le fondamenta. Quello che ci si aspetta è che tra 5-8 anni questo processo di cambiamento sia completato. Sicuramente centrale è l’utilizzo delle risorse nella giusta direzione e in maniera condivisa da tutti gli attori coinvolti”. Così Fulvio Fortini, managing director di Healthware International, intervistato dalla Dire in vista del ‘Frontiers Health Italia 2022 – La Sanità Digitale al servizio della Salute Pubblica‘, l’evento organizzato da Healthware Group che si svolgerà il prossimo 10 maggio nella Capitale, presso l’Acquario Romano.

La giornata di studio, a cui sarà possibile partecipare sia in presenza sia da remoto, sarà l’occasione per discutere di temi istituzionali tra cui la trasformazione digitale del sistema sanitario nazionale e il Pnrr, ma non solo. Durante una sessione pomeridiana verranno infatti presentate anche una serie di case story e progetti per favorire l’incontro tra investitori e start up, tra cui ‘Paginemediche’.

– ‘Frontiers Health Italia’ quest’anno è incentrata sul fenomeno del PNRR e sulla promessa di un cambiamento radicale del sistema sanitario italiano. Ritiene che l’impatto del PNRR sarà realmente così profondo e risolutivo?

“Frontiers Health Italia quest’anno è incentrata sul Pnrr perché è un importante tema che ha ancora bisogno di essere dibattuto e condiviso. Non c’è una risposta secca alla domanda, ma sicuramente è fondamentale continuare a far discutere i diversi stakeholder del mondo della salute affinché il risultato finale di questo intervento legato al Pnrr effettivamente sia quello atteso”.

– Il cambiamento richiederà del tempo, quindi, un periodo medio-lungo per consolidarsi e produrre degli effetti. Ma dopo questo ‘boost’ iniziale, lei vede il rischio che il cambiamento possa arrestarsi o non realizzare i risultati sperati?

“Il cambiamento richiederà del tempo, però è importante dire da subito che non è che non produrrà degli effetti positivi immediati. Certo, ci vorrà del tempo affinché tutte queste attività possano diventare sistema, ma personalmente non mi aspetto che il cambiamento possa arrestarsi dopo un avvio iniziale. Una delle poche cose positive che il Covid ci ha lasciato è l’accelerazione di un processo di cambiamento già esistente, che ha impattato su tutti i consumatori o utilizzatori dei servizi, dai cittadini/pazienti a chi eroga tali servizi fino a chi li organizza e progetta. Cosa mi aspetto ora? Che i diversi attori del mondo della salute evolvano in tempi diversi, con un’accelerazione molto più spinta da parte del cittadino e con un po’ più di sofferenza da parte del professionista, in particolare da chi deve erogare i servizi della salute. Questo perché la nostra medicina è sempre stata di contatto e non ha utilizzato tanti tulle per mediare il rapporto tra il paziente e medico. Il challange più importante, allora, sarà cambiare questo approccio storico non perdendo però quello che c’è di buono e utilizzando strumenti che consentiranno di essere più rapidi e vicini al paziente”.

– Sicuramente ci sarà tanta attività di change management da fare, ma sarà sufficiente?

“Non da sola, nel senso che sicuramente ci saranno attività importanti di change management ma ci sarà anche la necessità di avere un sistema che sia iperflessibile. Le esperienze fatte durante il Covid ci hanno offerto delle indicazioni molto significative che verranno implementate, quindi quello che mi aspetto è che in futuro ci saranno alcune cose che funzioneranno bene fin dall’inizio, altre che dovranno essere riadattate oppure perfezionate, mentre in altri casi ancora bisognerà fare delle piccole esperienze che ci disegneranno la strada. Ecco, la duttilità del sistema, la flessibilità e la capacità di crescere sulle cose che non funzionano saranno veramente la ricchezza di questo cambiamento”.

– Lei rappresenta un importante Gruppo che opera nell’area dell’innovazione e digitalizzazione del settore salute, Healthware International. Come vede il ruolo che questi player possono giocare nel prossimo futuro?

“Credo che i player come il Gruppo che rappresento abbiano un ruolo importante perché impattano il mondo della salute a più livelli. Quello che ci troveremo a vivere nel prossimo futuro sarà una richiesta della salute molto spinta da parte del cittadino e del paziente, con consapevolezza, perché se hanno un’esperienza molto fluida e semplice nell’acquistare un brano musicale oppure per accedere al proprio conto corrente, cercheranno qualcosa di simile, anzi di molto più strutturato, organizzato ed efficace anche per il mondo della salute. Il centro di questo cambiamento o comunque dell’adozione di questi vari strumenti sarà l’esperienza complessiva che principalmente il paziente e chi eroga i servizi della salute dovranno avere. Gruppi come il nostro hanno la capacità di disegnare queste esperienze, di calarle nei processi e di implementare i tulle che poi dovranno essere utilizzati giorno dopo giorno. Questo è un altro importante elemento di valore che disegnerà il successo o l’insuccesso di alcune cose che sperimenteremo nel corso dei prossimi anni”. (www.dire.it)

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