ROMA – Nel Rapporto 2022 dell’Istat sii legge che “Elementi di elevata vulnerabilità nel nostro Paese sono legati alle disuguaglianze nel mercato del lavoro, al disagio economico di alcuni sottogruppi di famiglie, alla diversa opportunità di accesso all’istruzione o alle competenze digitali. Donne, giovani, residenti nel Mezzogiorno e stranieri sono i soggetti più fragili, insieme alle persone con disabilità e ai loro familiari”.
“Lo studio delle disuguaglianze – spiega sempre l’Istat – è fondamentale per individuare gli strumenti più adeguati a colmare gli storici divari che caratterizzano la società italiana, divari già ampliati dalla crisi pandemica e che rischiano di aumentare ulteriormente a causa dell’accelerazione inflazionistica degli ultimi mesi. Tale rischio è legato sia alla diminuzione del potere di acquisto, particolarmente marcata tra le famiglie con forti vincoli di bilancio, sia all’effetto delle tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in settori con bassi livelli retributivi”.
Il numero di individui in povertà è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni, mentre le famiglie sono raddoppiate da 800mila a 1,96 milioni.
La povertà è tre volte più frequente tra i minori e quasi quattro volte tra i giovani di 18-24 anni. ‘Le misure di sostegno economico erogate nel 2020 – reddito di cittadinanza e di emergenza – hanno evitato a un milione di individui (circa 500mila famiglie) di trovarsi in condizione di povertà assoluta’, scrive l’Istat. Secondo il Rapporto, l’intensità della povertà, senza sussidi, nel 2020 sarebbe stata di 10 punti più elevata, raggiungendo il 28,8%.
Il numero di individui in povertà è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni, mentre le famiglie sono raddoppiate da 800mila a 1,96 milioni.
La povertà è tre volte più frequente tra i minori e quasi quattro volte tra i giovani di 18-24 anni. ‘Le misure di sostegno economico erogate nel 2020 – reddito di cittadinanza e di emergenza – hanno evitato a un milione di individui (circa 500mila famiglie) di trovarsi in condizione di povertà assoluta’, scrive l’Istat. Secondo il Rapporto, l’intensità della povertà, senza sussidi, nel 2020 sarebbe stata di 10 punti più elevata, raggiungendo il 28,8%.
Fattori collegati anche alla crisi dovuta alla pandemia, che ha provocato forti accelerazioni dei problemi sociali.
Con 16 milioni di contagi e oltre 160mila decessi associati all’infezione da SARS-CoV-2 tra marzo 2020 e aprile 2022, l’Italia è stata, insieme alla Spagna, fra i paesi Ue maggiormente colpiti dalla pandemia, soprattutto nella prima fase, con un netto miglioramento nel 2021 in concomitanza dell’avvio della campagna vaccinale.
Con 16 milioni di contagi e oltre 160mila decessi associati all’infezione da SARS-CoV-2 tra marzo 2020 e aprile 2022, l’Italia è stata, insieme alla Spagna, fra i paesi Ue maggiormente colpiti dalla pandemia, soprattutto nella prima fase, con un netto miglioramento nel 2021 in concomitanza dell’avvio della campagna vaccinale.
A quanto rileva l’Istat, il 48% dei decessi è avvenuto nel 2020, il 37% nel 2021 e il 15% tra gennaio e aprile 2022. Nel confronto con il quinquennio pre-pandemico 2015-2019, nel 2021 si continua a registrare un eccesso di mortalità totale (63mila unità in più), ma in calo rispetto al 2020 (-37mila), anche nei segmenti più colpiti dalla prima fase della pandemia.
Nell’Ue27 il totale dei decessi in eccesso ha superato i 500mila nel 2020 e i 650mila nel 2021, con un contributo dell’Italia che è passato dal 19% circa del primo anno di pandemia a meno del 10% nel 2021 e nei primi mesi del 2022.
La guerra in Ucraina riduce ora le possibilità di ripresa dell’economia, ma l’Italia nel 2021 ha mostrato una crescita del PIL particolarmente sostenuta (+6,6 per cento). Nonostante la decelerazione dell’attività economica, nel primo trimestre di quest’anno il Pil ha recuperato il livello del quarto trimestre 2019, precedente la pandemia: va segnalato che in quel momento l’attività economica nel nostro Paese era già in leggera contrazione rispetto ai trimestri precedenti. La Francia è stata l’unica grande economia dell’Uem a tornare già lo scorso anno sui livelli di attività pre-pandemia (+7,0 per cento il tasso di crescita annuo).