ROMA – Molta attenzione dedica Anania Costruzioni Generali srl di Roma al tema della prevenzione infortuni sul lavoro. “Si tratta – spiega l’ing. Sergio Anania – di un argomento di scottante interesse sociale e conoscere tutte le normative, adeguandosi alla attuazione degli standard costituisce un dovere oltrechè una tutela per quanti lavorano nell’edilizia uno dei settori che comporta maggiori rischi in questo settore. Nulla può essere lasciato al caso. A volte anche norme basilari evitano incidenti ed è giusto essere sempre informati anche sull’evoluzione normativa”.
Il comparto edilizio infatti, è seguito con attenzione anche dall’Inail per la complessità ed eterogeneità delle lavorazioni svolte e per la gravità degli infortuni registrati. Lo è a maggior ragione oggi, in cui l’introduzione di incentivi fiscali come il superbonus 110% e le opportunità da cogliere con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) stanno dando un forte impulso al mondo delle costruzioni dopo la flessione registrata nei mesi della pandemia. Appare utile allora leggere la scheda pubblicata dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail e online sul sito dell’Istituto, dedicata retrospettivamente agli infortuni in edilizia nel quinquennio 2014-2018, con indicazioni valide anche per il contesto attuale.
Con l’accuratezza di una radiografia, il report è stato condotto analizzando le dinamiche infortunistiche presenti nell’archivio del sistema di sorveglianza Infor.Mo, sviluppato dalle Regioni e dall’Istituto e alimentato dalle informazioni delle indagini sugli incidenti condotte dai Servizi di prevenzione delle Asl negli ambienti di lavoro. Un patrimonio conoscitivo che consente di descrivere le caratteristiche principali ed i fattori causali degli infortuni, nonché alcune delle misure di prevenzione e protezione da adottare.
L’area calabrese e quella ionica fra i distretti a maggior rischio. La scheda Inail individua inoltre caratterizzazioni locali e contestuali degli infortuni, con l’assenza di tendenze geografiche marcate e l’emersione di zone più a rischio come l’area calabrese e quella ionica, alcune parti della Sicilia, la provincia di Bolzano e la dorsale dell’Appennino centrale. Nelle quattro principali città metropolitane (Roma, Napoli, Milano e Torino), non si riscontrano invece livelli di rischio alti.
La caduta dei lavoratori dall’alto l’infortunio più frequente. Sempre con riferimento al periodo considerato, la pubblicazione riporta le caratteristiche principali degli addetti coinvolti e le modalità di accadimento dei 607 infortuni selezionati, distinti in 292 mortali e 315 gravi. Dalla distribuzione per dimensione dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente emerge la frammentazione delle imprese italiane in edilizia, con forme ricorrenti di appalti e subappalti, in cui il 64% degli infortuni è avvenuto in microimprese da 9 addetti. A infortunarsi di più sono i manovali italiani, seguiti da quelli albanesi e rumeni. Nelle tipologie degli incidenti risultano più frequenti le cadute di lavoratori dall’alto (54%), le cadute di carichi sui lavoratori (12%), la perdita di controllo di mezzi (7%), che insieme rappresentano i 3/4 del campione esaminato.
La disamina dei fattori di rischio. Passando ai fattori di rischio, sono stati 1173 quelli riscontrati. Viene qui rilevata la forte presenza di problematiche legate alle modalità operative degli infortunati, non necessariamente riconducibili a loro responsabilità quanto a carenze di tipo gestionale (formazione, informazione, pratiche tollerate, ecc.) che non hanno permesso al lavoratore di operare in sicurezza. Si evidenzia, anche nei confronti degli altri comparti, una quota elevata di assenza di dispositivi di protezione collettivi come parapetti, armature e barriere. Infine, oltre a deficit riscontrati sulle protezioni necessarie, si rilevano problemi relativi anche alla non idoneità delle attrezzature messe a disposizione dei lavoratori.
Misure preventive e protettive, generali e specifiche. Da ultimo, il report si sofferma sulle misure di prevenzione e di protezione. Riprendendo le prescrizioni del decreto legislativo 81/2008, esse sono suddivise in generali e specifiche, correlate alle diverse casistiche di possibili eventi infortunistici. Mentre alle seconde si può risalire attraverso i riferimenti normativi forniti in bibliografia, tra le prime si evidenziano la necessità di un cantiere ben organizzato, la predisposizione di azioni di formazione, informazione e addestramento, un coordinamento accurato delle attività cantieristiche, con ruoli di supervisione e sorveglianza affidati a preposti esperti. Sottolineate anche la cooperazione e la partecipazione dei lavoratori e l’adozione di modelli organizzativi efficienti e testati positivamente.
“Consultiamo i report – conclude l’ing. Anania – proprio per avere un quadro sempre chiaro della situazione ed intendiamo esserci apportando il nostro concreto contributo. Nella nostra azienda, organizziamo infatti veri e propri briefing progettuali sulla prevenzione infortuni che ormai fanno parte integrante e sostanziale di ogni lavoro. Sicuro è meglio”.