Roma – La Commissione europea ha pubblicato un insieme di proposte contenenti misure per modernizzare il sistema dell’Imposta sul valore aggiunto. Il pacchetto, chiamato complessivamente Vat in the digital age (Iva nell’era digitale) ha una duplice finalità: da una parte contrastare le frodi Iva e i fenomeni evasivi ed elusivi, e dall’altra rendere più semplici e meno costosi gli adempimenti Iva per le aziende impegnate nelle vendite intracomunitarie. Per raggiungere entrambi gli scopi, secondo la proposta la digitalizzazione del tributo agirà su tre ambiti: il passaggio alla comunicazione digitale in tempo reale attraverso l’introduzione della fatturazione elettronica per le imprese che operano a livello transfrontaliero nell’Ue; un aggiornamento delle norme Iva per le piattaforme di trasporto passeggeri e di servizi ricettivi a breve termine ed infine l’introduzione di un’unica registrazione Iva in tutta l’Ue.
Come nasce il pacchetto dell’Iva digitale
Il punto di partenza per la realizzazione degli interventi è la constatazione che la disciplina comunitaria dell’Iva, risalente oramai a più di 30 anni fa e rimasta per lo più immutata, non risulta adeguata alle nuove tecnologie ed ai relativi impatti sull’economia e sulla società (si pensi alla sharing e gig economy).
Come rilevato dal Rapporto 2022 sul VAT gap europeo (la differenza tra le entrate Iva previste e quelle effettivamente riscosse) presentato proprio in concomitanza con il pacchetto di proposte, nel 2020 l’Unione europea e gli Stati membri hanno “perso” circa 93 miliardi di euro di imposta, di cui buona parte derivano da comportamenti illeciti e da sistemi di riscossione inadeguati. Stime prudenti suggeriscono che un quarto delle entrate mancanti è attribuibile direttamente alle frodi Iva legate agli scambi transfrontalieri (missing trader intra-Community, c.d. MTIC fraud).
In aggiunta l’attuale regime degli scambi intracomunitari risulta essere ancora molto oneroso per le imprese che si confrontano con mercati esteri, soprattutto se di piccole e medie dimensioni.
La strategia proposta
La Commissione europea lo scorso 20 gennaio ha aperto una consultazione pubblica, conclusa il successivo 5 maggio 2022, con l’intento di ricevere un feedback sulla strategia da adottare al fine di ammodernare le regole e rendere il tributo più “digitale”. Il questionario proposto comprendeva 71 domande, suddivise in quattro sezioni, che vertevano sull’adeguamento delle norme nell’era digitale, sull’uso della tecnologia per combattere la frode e sulla semplificazione degli adempimenti per le imprese . Il riscontro è stato positivo poiché sono pervenute complessivamente 193 risposte, provenienti da 22 Stati membri e 5 Paesi terzi.
A distanza di alcuni mesi, le linee d’intervento elaborate dalla Commissione e presentate lo scorso 8 dicembre prevedono concretamente di modificare tre atti normativi: la direttiva n. 2006/112/CE, il regolamento n. 2010/904/UE e il regolamento n. 2011/282/UE, tramite rispettivamente le comunicazioni n. 701, 703 e 704/2022.
Il piano d’azione, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2024 e a regime dal 2028, si articola su tre macrocategorie: il passaggio alla comunicazione digitale in tempo reale, che si baserà sulla fatturazione elettronica per le imprese che operano a livello transfrontaliero nell’Ue, nuove norme per il trasporto passeggeri e le piattaforme dei servizi ricettivi a breve termine ed infine l’introduzione di un’unica registrazione Iva in tutta l’Ue.
Prima proposta, la fatturazione elettronica comunitaria
Ad oggi le imprese trasmettono periodicamente appositi elenchi riepilogativi per le operazioni relative a beni e servizi venduti a soggetti passivi in altri Stati membri. Queste segnalazioni, tuttavia, non consentono alle Autorità fiscali di intercettare tempestivamente le transazioni sospette o fraudolente. Al contempo alcuni Paesi, in primis l’Italia, hanno applicato la fatturazione elettronica real time alle transazioni domestiche con risultati considerevoli in chiave antifrode. D’altro canto, la frammentazione delle diverse tecnologie utilizzate negli Stati membri comporta un onere medio stimato in 4,1 miliardi di euro all’anno a carico delle imprese ed un’inefficienza nei controlli transfrontalieri.
Per queste ragioni, la Commissione europea ha proposto di adottare la fatturazione elettronica obbligatoria alle operazioni transfrontaliere in ambito B2B, ossia tra operatori economici (business to business). In seguito le informazioni derivanti dalle efatture saranno inviate automaticamente alla rispettiva Amministrazione fiscale secondo uno standard europeo. I dati comunicati verranno condivisi attraverso un nuovo sistema informatico che supporterà anche un’analisi congiunta. Di conseguenza non sarà più necessario l’obbligo dell’invio degli elenchi riepilogativi.
La Commissione prevede che la fatturazione elettronica intracomunitaria possa agevolare gli Stati membri nel contrasto alle frodi Iva tanto da garantire un recupero aggiuntivo di 11 miliardi di euro all’anno.
Inoltre, il quadro aggiornato consentirà a tutti gli Stati membri di introdurre la fatturazione elettronica obbligatoria per le transazioni nazionali tra imprese, se lo desiderano, a condizione che la stessa norma europea sia messa a disposizione delle imprese. Attualmente, invece, come effettuato anche dall’Italia, gli Stati membri devono chiedere e ottenere una deroga all’attuale direttiva Iva per consentirlo. Per gli Stati membri che hanno già attuato un sistema nazionale di fatturazione elettronica, la proposta prevede che gli obblighi di comunicazione convergano con il nuovo standard di comunicazione pan-UE entro il 2028, con conseguenti ulteriori risparmi per le imprese.
Secondo intervento: novità sul fronte delle piattaforme digitali
L’economia delle piattaforme digitali è stata in costante ascesa negli ultimi anni con un’attività di intermediazione tra i fornitori di determinati servizi ed i consumatori finali. Al contempo si è riscontrata la possibilità che i prestatori effettivi non corrispondano l’Iva dovuta, in particolare nei settori della locazione immobiliare e del trasporto dei passeggeri.
Le nuove norme impongono alle piattaforme/intermediari, nei settori delle locazioni a breve termine e del trasporto passeggeri, di garantire la riscossione ed il versamento dell’Iva sulle operazioni che facilitano quando il fornitore effettivo non lo fa. Contestualmente anche le piattaforme potranno utilizzare le misure di semplificazione esistenti (ad esempio, il Sistema OSS, One stop shop, e l’inversione contabile).
Da questa misura si stima un recupero fino a 6,6 miliardi di euro all’anno di entrate Iva aggiuntive per gli Stati membri nei prossimi dieci anni.
Terza misura, la Registrazione unica ai fini Iva a livello comunitario
Dal 1° luglio 2021 l’e-commerce transfrontaliero B2C (cioè verso i clienti finali) può essere regolato con l’utilizzo del One Stop Shop, che consente agli operatori che desiderano vendere ai consumatori in più di uno Stato membro di registrarsi una sola volta e di adempiere gli obblighi Iva attraverso un unico portale online. In altre ipotesi, invece, è ancora necessario registrarsi ai fini dell’Iva in altri Stati membri. La proposta della Commissione prevede di ampliare l’accesso al regime dello sportello unico ed introduce altre novità finalizzate a semplificare gli adempimenti per le imprese nelle operazioni transfrontaliere.
Le proposte legislative saranno trasmesse al Consiglio per raggiungere l’accordo e al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale in consultazione.