Editoriale – Probabilmente se le mature generazioni degli anni 60/70 avessero avuto i social media a disposizione per i loro vent’anni, per vivere le loro storie e le amicizie ci troveremmo a scrivere altre pagine di altri libri. I social ormai sono parte integrante di una società che trova nella rete il modo per esprimere tantissimi aspetti della vita quotidiana. La differenza nella vita reale in fondo non è che sia poi così rilevante, recitiamo una parte sforzandoci di piacere e compiacere. Passeggiamo per le vie e per le piazze, e i social sono lo specchio in chiaroscuro del nostro terzo millennio che ormai avanza da ben 17 anni. Quello che era adveniente sta passando, tutto sotto l’occhio del web, la finestra sul mondo. E Facebook, così come instagram ed altri social, tanto amati e tanto contestati, sono un po’ come il GrandeFratello o il Festival di Sanremo… nessuno lo vede ma gli ascolti poi salgono sempre alle stelle. Quindi la vita connessa ormai riguarda tutte le generazioni, indistintamente.
Facebook ad esempio è un grande strumento di comunicazione, riesce a mettere in contatto diverse classi sociali, consente ad ogni persona di esprimere sentimenti, emozioni, indignazioni, affermazioni, ma anche semplici considerazioni o divertimento. Siamo noi a decidere come utilizzare il nostro social che ci viene fornito tralaltro gratuitamente. Non che vogliano proprio regalarci qualcosa, dietro c’è un logico ed intelligente meccanismo di business. Ma pensiamo a quante persone si sentano meno sole, solo nel poter entrare sul social e comunicare, leggere, seguire le vite degli amici di facebook. E immaginiamo se durante il lockdown non avessimo avuto questi strmenti di comunicazione. Ovviamente ciò che vediamo non è la vita reale come quando passiamo in strada, non siamo quello che gli altri vedono, siamo altro. Siamo noi con i nostri segreti, con le passioni, le indignazioni, i rimorsi, e qualche gioia nel cassetto ammesso che ancora la si possa ricordare in età piuttosto mature.
Il chiaro del social è la solarità ed è la possibilità di interagire e di conoscere nuove persone, confrontarci e stringere anche amicizie reali dal virtuale al reale. La società del terzo millennio affrettata e corrucciata non è molto predisposta alle relazioni, come era invece un tempo. Per fare amicizie spensierate si deve andare al mare, sotto l’ombrellone stanno tutti più sereni, e quando si arriva si saluta il vicino di piazzola, e perfino quando si va via. Si commenta il fatto del giorno, ci si lamenta di tutto un po’, ma poi alla fine il mare, il sole, la vacanza fanno tutto il resto. I social del terzo millennio sostituiscono un po’ tali contesti, si è molto più disponibili all’ascolto quando si è on line di quando siamo presi dalle cose della vita. E per questo motivo ci piace essere online, nei nostri facebook nei nostri instagram che sono gli specchi in chiaroscuro delle nostre vite. Siamo quello che trasmettiamo agli altri. Siamo noi che scriviamo storie, quelle storie che in fondo vogliamo leggere.
Facebook come per altri social media, presenta rischi ed opportunità, dipende da come responsabilmente utilizziamo questo strumento. Anche a livello professionale può essere utile, ed oggi i like, i commenti, le amicizie rimosse o non accettate, sono entrare nel lessico della quotidianità. Il comportamento sul social ha effetti su cose importanti che poi accadono. Ad azione corrisponde reazione. Di qui, in questo mondo dove tutti vedono tutto, siamo legittimati ad essere noi stessi ed a scrivere ciò che riteniamo opportuno. Un luogo, un pensiero che talvolta ci ispira, ed il post è su facebook. Ebbene non facciamoci condizionare dalla negatività, ognuno utilizzi il suo specchio social in chiaroscuro come meglio ritiene opportuno, rispettando gli altri e ritenendosi libero di esprimersi come meglio crede.
Google invece, più che essere un social è diventato un servizio parte integrante e sostanziale. Dalla gmail che ci consente di salvare tutti i contatti del telefono ed averli sempre pronti ad ogni cambio spartphone, ai documenti con digitazione vocale, e per poi passare a youtube ed inoltre lo stesso profilo google è dotato di molte opportunità. Nel contempo anche qui c’è un chiaroscuro: con la localizzazione sempre attiva, le registrazioni sui luoghi, commenti etc, che sono gesti apparentemente normali, non fanno poi altro che tracciare, seguire. I luoghi comuni banali, tralaltro, spesso dicono che siamo controllati, ma poi da chi? A chi importa realmente della nostra vita, se essa viene condotta integra, normale e nel rispetto degli altri.
E poi tutto cerchiamo su Google, il motore di ricerca più amato e che “spulcia” nel web per noi fornendo una marea di risultato con effetto web reputation che avviene dalla produzione dei link, anche questo è un aspetto molto importante di cui tenere conto. Possiamo subire gli strumenti informatici, o esserne protagonisti, a noi la scelta.
A chi non piace tutto questo meccanismo può sempre avvalersi della facoltà di rimozione amicizia ed il problema è risolto. Talvolta il social evidenzia una sola parte di noi, forse molti trasmettono quel poco di positivo e di solare che riescono ancora a trovare in ragione di vicissitudini di vita non volute e non cercate, di disagi e di cose non volute o cercate. Almeno c’è facebook, dove in fondo tutti siamo un pò giornalisti di noi stessi, il resto è acqua in ebollizione sotto il coperchio di una pentola che contiene tutto il resto, ciò che non si vede. Ognuno si terrà il suo, ma non rinunciamo alla possibilità di poter costruire il nostro specchio chiaro o scuro che sia.