Milano, a Palazzo Pirelli la mostra di Meo Carbone

di Goffredo Palmerini 

 

MILANO – Continua l’infaticabile opera dell’eclettico artista Meo Carbone nel raccontare l’Emigrazione italiana con la mostra “Madre Cabrini, l’Angelo dei migranti. Ieri – Oggi – Domani”, dedicata a Madre Francesca Saverio Cabrini, allestita in Palazzo Pirelli di Regione Lombardia ed esposta dal 31 gennaio fino al 15 febbraio 2023. Questo prezioso contributo costituisce un’altra tappa del significativo percorso che l’Artista porta avanti da oltre 30 anni sul tema delle migrazioni e, con l’attuale esposizione, in particolare sulla straordinaria opera di Santa Francesca Cabrini, dopo le precedenti mostre a lei dedicate, dal 2016, a Roma, Genova, Milano, Chicago, Codogno, Sant’Angelo Lodigiano, in attesa di poter finalmente approdare a New York, nell’eccezionale contesto di Ellis Island.

 

L’arte è un medium straordinario per richiamare l’attenzione al tema dell’emigrazione italiana, la più grande diaspora della storia dell’umanità, se si considera che in un secolo o poco più, tra Ottocento e Novecento, quasi 30 milioni d’italiani lasciarono il Paese per le terre d’oltreoceano. Quello di Meo Carbone, è un progetto artistico di grande respiro, se si pensa che il processo di rimozione della memoria, presente il larga parte della classe dirigente, confina la storia dell’emigrazione ai margini della nostra storia nazionale. Un fenomeno negletto, eppure così cospicuo per il Paese se considerando i discendenti delle varie ondate migratorie ha generato 80 milioni di oriundi nel mondo, dunque un’altra Italia ben più grande di quella dentro i confini. Significativo è dunque che l’esposizione si tenga in una sede istituzionale, qual è Palazzo Pirelli della Regione Lombardia. E che soprattutto il Consiglio regionale abbia dato a questa mostra, dedicata a Madre Francesca Cabrini, la Santa protettrice degli emigrati, il convinto patrocinio e l’ospitalità nella sua sede istituzionale.

 

Con piacere ospitiamo a Palazzo Pirelli – scrive Alessandro Fermi, Presidente del Consiglio regionale lombardo – la mostra del bravo artista Meo Carbone dal titoloMadre Cabrini – L’Angelo dei migranti”. Il Consiglio regionale si associa con convinzione all’omaggio a questa lombarda illustre, nata a Sant’Angelo Lodigiano nel 1850, dichiarata santa da Pio XII nel 1946 e nel 1950 proclamata patrona di tutti gli emigranti. Quella di Francesca è una parabola di vita che lascia sbalorditi, che dimostra come la volontà animata da forti valori morali possa trasformare una orfanella di padre e di madre, di salute malferma, in un gigante dell’umanità, amata e riconosciuta da milioni di persone. Costantemente in movimento, ben ventotto volte attraversò l’Atlantico in nave per raggiungere le sue numerose missioni, una volta, addirittura, partendo da Panama percorse le Ande per raggiungere Buenos Aires, Francesca dedicò la sua esistenza ai bisogni materiali e soprattutto ai diritti degli emigranti italiani, lottò contro i pregiudizi più deteriori, pretese sempre che si tenesse conto dell’identità etnica, culturale e religiosa degli immigrati, fondando nei fatti il moderno approccio del servizio sociale.

 

Un legame particolare unisce ancora oggi Madre Cabrini ai discendenti degli italiani immigrati nelle Americhe.  Probabilmente più conosciuta Oltreoceano che in Italia, nel 2010 a Francesca è stata intitolata la Stazione Centrale di Milano, una scelta certamente opportuna. Le opere in mostra, coi loro colori accesi che illuminano volti emblematici dei milioni di italiani che furono costretti a migrare, ci richiamano un frammento della nostra storia, ci ricordano come questa donna con indefessa e perpetua attività sia riuscita a costruire una rete di opere (scuole, convitti, ospedali, centri di assistenza, orfanotrofi ecc.) che rappresenta ancora oggi un punto riferimento e di accoglienza per tante di persone. Con questa esposizione la nostra sede conferma la sua vocazione ad essere sempre di più punto di riferimento per eventi culturali ed artistici a cui i cittadini sono invitati a partecipare, nell’unione tra la mirabile architettura del grattacielo e opere d’arte di volta in volta diverse, ma sempre di livello. Siamo grati, dunque, alla sensibilità dell’artista che ha voluto condividere le sue opere celebrando Madre Cabrini, punto di orgoglio della nostra Lombardia, da sempre ricca di talenti umani e professionali.”

 

Oggi della storia dell’Emigrazione italiana si conosce, neanche poi tanto approfonditamente, la parte gloriosa: i successi e il prestigio che gli italiani delle generazioni successive alla prima emigrazione hanno conquistato in tutti i campi nel corso di questa vera e propria epopea. Molto meno si conosce la parte dolorosa. L’esercito di braccia che partì dall’Italia verso le terre d’emigrazione, infatti, si trovò a dover affrontare inimmaginabili e drammatiche vicende umane, a lottare ogni giorno contro sospetti e pregiudizi, a subire spesso angherie d’ogni sorta, a doversi confrontare in competizioni durissime con sistemi sociali sconosciuti e condizioni di lavoro altrettanto precarie. Solo da qualche anno, finalmente, studiosi e scrittori stanno illuminando con i loro lavori l’Emigrazione italiana, favorendo la conoscenza del fenomeno migratorio verso lettori e opinione pubblica. Sono testi che segnalano a costo di quali enormi sacrifici i nostri emigrati hanno raggiunto conquiste civili, economiche e sociali nei paesi d’emigrazione. Di quali terribili pregiudizi essi siano stati vittime, andati negli States a lavorare in Louisiana, in Arkansas, in Mississippi o in Alabama, a sostituire nelle piantagioni di cotone e canna da zucchero gli schiavi neri liberati, fino a dover subire veri e propri linciaggi, come accadde a New Orleans nel 1891. Terribili condizioni di lavoro patite e tragedie subite, come nelle miniere di carbone del West Virginia (Monongah, ma non solo), e disumani stigmi sofferti nelle grandi città americane. Pagine dolorose della nostra emigrazione, che vanno assolutamente conosciute.

 

Un ruolo rilevante, nel riscatto delle condizioni dei nostri emigrati, hanno avuto le opere promosse da uomini e donne di Chiesa, come Mons. Scalabrini, Mons. Bonomelli e appunto Madre Francesca Cabrini, diventata la prima Santa degli Stati Uniti. Ultima di undici figli di Agostino e Stella Cabrini, maestra elementare, maturò la vocazione religiosa e nel 1880 fondò la congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore. Avrebbe voluto andare in Cina, ma Leone XIII la mandò negli Stati Uniti per l’assistenza agli emigrati italiani. Donna ed evangelizzatrice straordinaria, dalla costa atlantica penetrò anche all’interno del continente nordamericano e poi scese anche in America Latina, fondando un’ottantina di istituti, scuole, orfanotrofi, ospedali. Grande la sua opera negli Stati Uniti (New York, Chicago, New Orleans e in altre città) dove nel 1909 diventò cittadina americana. Dovunque potesse arrivare arrivò la sua opera di assistenza agli emigrati e alle loro famiglie, ai poveri e agli ultimi. Lavorò tutta la vita per favorire l’inserimento degli emigrati nella società americana, facendone dei buoni cittadini. Ma nel contempo rafforzando in loro l’identità italiana. Madre Francesca, morta a Chicago il 22 dicembre 1917, fu canonizzata da Pio XII il 7 luglio 1946 e nel 1950 proclamata “Patrona di tutti gli Emigranti”.

 

Orbene, il viaggio pittorico di Meo Carbone sul tema delle migrazioni è ripreso alla grande, dopo le limitazioni imposte dalla pandemia, proprio con l’esposizione “Madre Francesca, l’Angelo dei migranti”. La sensibilità culturale, la forte confidenza di Meo Carbone con le tematiche migratorie, la profonda conoscenza che ha del fenomeno, anche per essere stato per diversi anni un emigrato negli Stati Uniti, rendono questa mostra un appuntamento rilevante per avvicinare il pubblico alla conoscenza di Madre Cabrini e in generale dell’emigrazione italiana, grazie agli spunti di riflessione che l’arte riesce ad evocare. Meo Carbone lo fa con i colori netti, decisi, suggestivi delle sue opere, attraverso i quali la storia di vita di Madre Francesca Cabrini traspare tra profili di emigrati. La sua produzione pittorica è fortemente evocativa, lo è stata sempre in tutti i campi tematici nei quali si egli è cimentato nel corso della sua feconda vita d’artista, con prestigiose esposizioni in Italia e all’estero.

 

Ci si augura che quanto prima possibile la mostra possa essere esposta nel più simbolico dei luoghi che richiamano l’epopea migratoria italiana, Ellis Island. Laddove tutta la varia umanità arrivata a New York nelle terze classi dei bastimenti veniva tenuta in quarantena, le persone visitate per accertarne le buone condizioni fisiche e indagate nelle motivazioni del loro sogno americano, fino al verdetto: essere accolti in terra americana o essere respinti per essere rimbarcati verso il luogo di partenza. Una vergogna, questa, che spesso si consumava in un suicidio.

 

 

INFO: https://fondazionethedream.jimdofree.com/eventi/

Orario di apertura Mostra: Lunedì – Giovedì 9,30 – 12,30 // 14,30 – 17,30 e Venerdì 9,30 – 12,30

 

 

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