REGGIO EMILIA – Spesso dietro ai comportamenti violenti e prevaricatori alla base delle varie forme di bullismo c’è il tentativo più o meno consapevole di richiamare l’attenzione del mondo degli adulti, concepito come distante. È uno degli aspetti del fenomeno messo in luce ieri a Reggio Emilia, in prefettura, dai ragazzi degli istituti superiori Blaise Pascal e Canossa che hanno partecipato all’incontro presieduto dal prefetto Iolanda Rolli con i rappresentanti delle componenti del tavolo per il contrasto al disagio giovanile, operativo nello stesso ufficio territoriale del governo. Un incontro pensato e voluto dal prefetto, al termine di un percorso avviato a scuola a partire dalle riflessioni su un articolo di cronaca, per ascoltare e valorizzare il punto di vista dei ragazzi e conoscere da vicino il loro mondo, «al fine di immaginare interventi sempre più efficaci e di iniziare a far sentire gli studenti parte attiva della società».
É proprio il fare rete, sottolineato più volte nel corso dell’incontro, che caratterizza il lavoro del tavolo per il contrasto al disagio giovanile, che si riunirà di nuovo a marzo, ha annunciato il prefetto Rolli, per «una giornata all’università dove enti locali, Forze di polizia e mondo della scuola, a due anni dall’istituzione del tavolo, esporranno ai cittadini le iniziative intraprese per contrastare disagio e devianza giovanile, per diffonderle e renderle sempre più fruibili non solo ai ragazzi, ma anche ai loro principali punti di riferimento: genitori, insegnanti, allenatori».
Un approccio sistemico in una logica di comunità per tentare tutti insieme di superare un fenomeno emerso nitidamente nella sua pericolosità in particolare durante il lockdown, e che colpisce soprattutto nel periodo delle medie, come è emerso ancora durante l’incontro.
Caratterizzato dalla prevaricazione, amplificato dal web e dalle piattaforme social, spesso nasconde la fragilità del bullo, che non va mai supportato con un “like”, virtuale o reale che sia. Segnalare sempre i casi parlando con genitori, insegnanti e Forze dell’ordine, anche attraverso l’app YouPol della Polizia di Stato è la strada giusta per aiutare le vittime a uscire dalla spirale del bullismo, spezzando il loro isolamento, e offrendo al bullo di turno la possibilità di riflettere e lavorare per cambiare i propri comportamenti.
Il disagio giovanile, dunque, al quale sono collegati i fenomeni di bullismo, va considerato non solo dal punto di vista dell’ordine pubblico, ma anche e soprattutto da quello educativo, orientato al saper vivere in una comunità, ha evidenziato il questore Giuseppe Ferrari, presente all’incontro insieme con il vicecomandante provinciale dei Carabinieri, Aniello Mautone, i comandanti provinciali della Guardia di Finanza, Filippo Ivan Bixio, e dei Vigili del fuoco, Antonio Annecchini, la vicepresidente della provincia, Elena Carletti, il dirigente di “Officine educative” del comune di Reggio Emilia, Roberto Montagnani, il prorettore, Giovanni Verzellesi, il professore di psicologia sociale, Loris Vezzali, di UniMoRe, e la professoressa Cinzia Conti dell’ufficio scolastico provinciale.
A conclusione dell’incontro e in vista di quello annunciato dal prefetto per il mese di marzo presso UniMoRe – «che offre alle amministrazioni il sapere scientifico per metterle nelle condizioni di affrontare più efficacemente i problemi del territorio», come ha evidenziato il prorettore – gli studenti hanno suggerito iniziative ulteriori, come la realizzazione di un app per confrontarsi anonimamente sul tema, tra ragazzi e tra ragazzi e adulti, e di una campagna per diffondere le attività già in corso per affrontare i problemi legati al bullismo.