Cosenza commemora il coraggio di Sergio Cosmai

COSENZA – Un impegno di tutti, “consapevole, vigile, attivo”, per “rifiutare a qualsiasi livello connivenze con le organizzazioni mafiose, ma anche riconoscere e combattere le convivenze tacite, gli equilibri imposti silenziosamente da queste organizzazioni criminali e che spesso trovano espressione nelle facili convenienze quotidiane”.

Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, è intervenuto a Cosenza per commemorare la figura di Sergio Cosmai, direttore del carcere cittadino ucciso 38 anni fa dalle cosche mafiose. E, ricordandone l’esempio, ha richiamato a un impegno “che come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di stimolare, ciascuno nel settore di propria competenza, ma soprattutto di richiedere a noi stessi nello svolgimento delle quotidiane attività a cui siamo chiamati”.

Per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, “Cosmai aveva capito che la permeabilità delle strutture carcerarie era un problema. La sua fermezza e la sua volontà di non scendere a compromessi gli sono valse la vita”. “Un esempio per tutti noi – ha concluso – di fronte al quale da uomo di Stato mi inginocchio perché lui non si è inginocchiato di fronte a un mafioso”.

E proprio per ricordare l’esempio e il coraggio di Cosmai, la comunità cosentina si è mobilitata oggi con due manifestazioni commemorative. La prima, organizzata dalla direttrice dell’istituto penitenziario, Maria Luisa Mendicino, si è svolta all’interno della Casa circondariale a lui intitolata, con la deposizione di una corona di alloro ai piedi del monumento eretto alla sua memoria.

Un secondo momento, solenne e pubblico, presso il Palazzo comunale, fortemente voluto dal sindaco Franz Caruso in segno di “tributo da parte di tutta la comunità al valore e alla figura del direttore Cosmai”. Un incontro al quale hanno partecipato la moglie, Tiziana Palazzo, e i due figli e nel corso del quale, insieme al capo del Dipartimento e al sottosegretario, sono intervenuti il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, il direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dap, Gianfranco De Gesu, e il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati.

 

Cosmai arrivò nel carcere di Cosenza nel settembre 1982 con un obiettivo: quello di riorganizzare la vita nell’istituto, sottraendola al potere esercitato dagli esponenti di spicco della criminalità locale che, da detenuti, gestivano i traffici interni di droga e armi. Ostacolò i privilegi di alcuni e ne fece trasferire altri, favorendo un clima di maggior legalità fra la popolazione detenuta. Infine si oppose con fermezza alle pretese di chi veniva considerato il capo indiscusso della criminalità locale e che, per lo ‘sgarbo’ subìto, ne ordinò la morte. L’esecuzione avvenne il 12 marzo 1985, per mano di alcuni killer delle cosche che barbaramente posero fine alla vita di Cosmai mentre, alla guida della propria autovettura, si dirigeva verso la scuola materna frequentata dalla figlia.

Alla sua memoria, il 2 dicembre 2016 veniva conferita la Medaglia d’oro al Merito Civile, per i “nobili ideali di legalità e di giustizia” e il senso del dovere profuso fino all’estremo sacrificio.

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