Viaggi, racconti e luoghi pieni di fascino: “Giochi senza bandiere” il libro dello scrittore “a piedi nudi” Lorenzo Zucchi

"La vita è un viaggio. Un viaggio che ci si può inventare collezionando bandiere, ossia visitando i numerosi stati che la complessa storia della Terra ci ha lasciato in eredità".

Viaggiare, vedere cose nuove: questo è sempre stato il mio imperativo. E resta un’emozione anche solo percorrere per la prima volta una piccola via di periferia. Datemi ponti e viadotti e sarò felice. Datemi un percorso fisso, occhi al marciapiede e piangerò. 

LORENZO ZUCCHI è nato a Parma nel 1973, vive da anni a Milano. Scrive per passione sul sito Milano Città Stato ed è speaker radiofonico per il format Fizz in the Morning e per la web radio Radio 20158. Nel 2020 ha esordito pubblicando per Edizioni Underground? Quante bandiere hai?, raccolta di racconti di viaggio ambientati nei paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Nel 2021 è uscito per Edizioni Underground? Bandiere per Tutti, secondo tomo della Trilogia delle bandiere, raccolta di racconti di viaggio vissuti nei continenti extraeuropei. Nel 2023 ha concluso la sua Trilogia per Edizioni Underground? con Giochi senza Bandiere, raccolta di racconti a metà tra il viaggio e la storia con personaggi che hanno per sfondo le regioni europee. Nel giugno del 2023 pubblica con Amazon KDP il romanzo La stagione dei grandi amori, scritto a quattro mani con Gaia Valeria Patierno.

Da dove è nata l’ispirazione per scrivere Giochi senza bandiere?

“Il volume è nato nello stesso momento in cui stavo presentando il mio primo libro (Quante bandiere hai?) a un webinar, durante la pandemia. Era già previsto il secondo tomo (Bandiere per tutti, che è uscito nel 2021) e a quel punto mi sono detto: ‘perché non farne una trilogia?’. Giochi senza bandiere è stato quindi scritto durante l’estate del 2020. Nel 2021 poi, approfittando del fatto che ancora non si poteva viaggiare verso destinazioni lontane, il target delle vacanze sono stati posti che non erano ancora narrati nel libro, di modo da arricchirlo di destinazioni e di racconti ambientati di recente. In tutto sono 58 racconti per 460 pagine: insomma, c’è da leggere!”

Quale evoluzione c’è fra quest’ultimo libro della trilogia e i precedenti?

“I primi due libri erano abbastanza simili nello stile perché composti in contemporanea, per quanto l’esordio sia stato lasciato ‘com’era’, mentre nel secondo qualche aggiustamento per il pubblico è stato fatto. Con il terzo ho voluto staccare dallo stile flusso di coscienza dei primi due, lasciandolo solo in qualche racconto minore a sottolineare la provenienza del tomo e l’appartenenza alla Trilogia delle Bandiere. Anche i racconti di Giochi senza bandiere cominciano a staccarsi dal viaggio e a virare verso le storie, in questo caso per introdurre le tappe successive della mia carriera di scrittore”.

Il libro è un mosaico di stili diversi e racconti: parlaci di questa scelta narrativa

“Ti dirò: un po’ è stata una sfida, per confrontarmi con tematiche mai affrontate prima (la fiaba, il fantasy, il romance, la poesia, l’epistolare, …). E anche in previsione del voler esplorare in seguito le varie sfumature della narrativa in forma di romanzo. Ma credo anche che dopo due volumi tutto sommato simili e molto cerebrali, ci fosse la necessità di rendere il libro più vario e leggero per mantenere alto l’interesse. Oltretutto questa sua peculiarità lo rende adatto a un pubblico molto più vasto, che in alcuni casi apprezzerà i racconti in stile blogger o articolo di turismo mentre in altri casi potrà ritrovarsi nelle storie narrate in terza persona con personaggi, veri e propri embrioni di romanzo, come sono stati definiti”.

Che impatto hanno avuto sulla tua vita i viaggi che hai fatto?

“Un impatto enorme. In ogni mio giorno ho dei flash di episodi successi, dal bancone dove aspettavo di ordinare una vodka in Estonia al venditore di toppe per le strade del Cairo, dai finestrini dove scorreva la savana della Costa d’Avorio alle luci basse dei templi scintoisti del Giappone aperti di notte. La cultura che ti può trasmettere un viaggio non è solo quella nozionistica: raffrontarti con il mondo ti insegna il rispetto. E il desiderio di viaggiare si alterna alla vita quotidiana: io non potrei mai staccare e stare via per dei mesi, come fanno in tanti, perché l’entusiasmo è sempre nella ripartenza, mai nel prolungamento”.

Fra tutti i racconti contenuti in Giochi senza bandiere quale ti rappresenta di più e perché?

“Non so quale sia quello che mi rappresenta di più come scrittore, proprio perché cerco di mutare pelle e diventare più accessibile. Quello su Creta rappresenta bene la malinconia intrinseca legata alla brevità di un soggiorno in un posto amato. Quello sui Paesi Baschi è pieno di citazioni musicali di una band amata e quindi riflette bene parte del mio essere. Quello sulla Renania invece introduce lo switch, quello che mi ha reso viaggiatore e non semplice turista. In generale l’aspetto autobiografico è sempre presente e rimane una condizione di fondo con la quale le varie destinazioni vengono vissute e descritte”.

Ti sei definito uno scrittore “a piedi nudi”: ti va di parlarne?

“Certamente, ho scelto questo nickname per via del fatto che da anni cammino a piedi nudi per strada, con evidenti benefici per la mia creatività. Ho cominciato a farlo in vacanza, d’estate, in posti di mare, e poi gradualmente ho applicato la regola a sempre più posti e stagioni. La sensazione di libertà è impagabile e anche la connessione con la terra ti lascia qualcosa in più. Sono sorpreso ogni giorno nel vedere che questa scelta è ancora così di nicchia”.

Cosa vuoi trasmettere ai lettori attraverso la tua opera?

“Giochi senza bandiere prosegue il discorso degli altri tomi della Trilogia: il messaggio chiaro di fondo è che la Terra è un unico paese. Non se ne può rendere conto chi non viaggia abbastanza, ma in un periodo storico pieno di guerre e contrasti per confini, nazionalità e altre amenità inventate, mi sembrava essenziale sottolinearlo. Ma al di là delle mie convinzioni internazionaliste, lo scopo del terzo tomo è quello di avvicinare al viaggio chi non ci ha mai pensato attraverso la descrizione delle meraviglie presenti nelle destinazioni più vicine. E allo stesso tempo vuole ammonire i ‘cacciatori di bandiere’, cioè coloro che collezionano i paesi visitati (come il sottoscritto che è arrivato a 127 paesi) a non snobbare le mete più facilmente raggiungibili solo perché magari non hanno l’appeal di New York o Bangkok”.

Stai lavorando a altri progetti?

“Sì, uno in realtà ha già visto la luce. Si tratta di un romanzo di formazione mascherato da romance, pubblicato in self con Amazon, chiamato La stagione dei grandi amori. Riscritto a quattro mani con Gaia Valeria Patierno, che aveva pubblicato un concorso sui social per selezionare un manoscritto da rivedere per la pubblicazione estiva. A settembre, inoltre, uscirà con Milano Meravigliosa un mio romanzo breve, basato sulla biografia di nonno, che fu prigioniero nei lager in Germania, dal titolo Quel che resta della memoria. E altri libri sono già scritti e spero possano trovare la strada della pubblicazione. Grazie!”

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