Umana sanità, la storia di Giulia al San Camillo Forlanini di Roma

Roma – I protagonisti di questa storia a lieto fine (che racconta Il San Camillo Forlanini di Roma)  sono Giulia, sua mamma Daniela, che non l’ha mai lasciata sola, e i medici e infermieri del San Camillo, che le hanno salvato la vita.
“Il 5 aprile scorso un incidente in auto, poco dopo l’uscita da scuola, ha ribaltato all’improvviso tutto il suo mondo.
Giulia, 18 anni compiuti da poco, era seduta davanti, con la cintura allacciata, quando la macchina dove viaggiava con due suoi amici ha slittato e si è scontrata con un’altra che procedeva in senso opposto. Un incidente avvenuto in pieno giorno, a bassa velocità, ma dagli esiti devastanti per la giovane.
Dopo essere stata trasportata in ambulanza all’ospedale di Anzio, Giulia a causa delle sue condizioni critiche viene trasferita d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini.
Giulia viene immediatamente portata a fare una TAC presso la Radiologia d’Emergenza-Urgenza, interna al Pronto Soccorso, ed è qui, davanti all’esito, che emerge la gravità e la complessità del caso. Nell’impatto Giulia è stata stritolata: ha il fegato spaccato a metà, il pancreas schiacciato e una vertebra (la L1, ovvero la prima vertebra lombare) letteralmente esplosa nell’impatto. Rischia di rimanere paraplegica. Anzi, in questo momento non camminare più sembra uno scenario ottimistico, la sua vita è a rischio. A Giulia serve un miracolo.
La ragazza viene immediatamente presa in carico dall’equipe multidisciplinare della UOSD Shock e Trauma, diretta dal dottor Emiliano Cingolani. Non c’è tempo da perdere: il dottor Manfroni, della UOC Chirurgia Generale e d’Urgenza, decide di operare immediatamente: attraverso una serie di delicati interventi chirurgici, scaglionati in più giorni, effettuati con la tecnica del “packing”, riesce a salvare il fegato e la vita di Giulia. Il dottor Faggiani, direttore della UOC Gastroenterologia, ricostruisce l’integrità delle vie biliari del fegato con una protesi. Alla ragazza viene indotto il coma: un lungo “sonno” che dura ben 25 giorni e che Giulia passa in terapia intensiva monitorata e seguita minuto per minuto dal dottor Cingolani e il suo team.
Dopo il risveglio – il 1 maggio – poche settimane fa il dottor Russo, della UOC Neurochirurgia, interviene sulla vertebra lombare, ricostruendola e fissandola con viti. Giulia dopo l’intervento prova a muovere le dita dei piedi e ci riesce: potrà tornare a camminare! Con il passare dei giorni Giulia prende coraggio e finalmente riesce ad alzarsi: “La prima volta che mi sono rimessa in piedi ho pianto!” ci ha confidato.
La mamma, Daniela, che è sempre stata accanto a lei in questi mesi, è commossa dell’efficienza, la competenza e soprattutto l’umanità dei medici e degli infermieri del San Camillo: “La terapia intensiva del dottor Cingolani è stata la mia seconda casa per quasi due mesi, non dimenticherò mai le attenzioni, le cure, la dedizione di tutto il personale nei confronti di Giulia. Anche l’attenzione per i piccoli dettagli: facevano a gara per cucinarci qualcosa di buono e far sentire Giulia sempre a suo agio, con dediche affettuose e una presenza costante. Devo ringraziare tutti gli infermieri e tutti i medici che in questi mesi hanno seguito Giulia. Ci voleva un miracolo: loro lo hanno fatto!”.
Oggi Giulia può camminare e fare ginnastica, è tornata a casa dai suoi cari e potrà ricominciare anche a cantare, la sua grande passione.
In questi giorni avrebbe dovuto affrontare gli esami di maturità, lo farà a settembre. Ma la prova che ha superato negli ultimi mesi è infinitamente più grande.
Tanti auguri Giulia, hai una vita bellissima davanti!”
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