Seneca un maestro contemporaneo, Lettera a Lucilio:” Come sono pazzi quelli che danno il via a progetti lontani nell’avvenire”

EDITORIALE – Quanti hanno trascorso anni sui banchi di scuola, tra versioni di Latino e di Greco, credendo che i grandi classici e i suoi maestri siano morti, passati, tramontati, obsoleti e non rappresentabili più nella vita contemporanea, con repulsione agiamo come se fosse una fatica da smaltire e da cestinare nei meandri dei ricordi. Un’irruenta progressione tecnica e poco morale ci sovrasta, alienandoci da ciò che siamo. La nostra intelligenza senziente divorata dalla completa apatia della modernità, plastica, fredda e fine a sé stessa, egoistica e competitiva.

Questo è l’effetto incessante e progressista della globalizzazione, che spinge il mondo verso il completo annullamento dello spirito e dell’innalzamento del desiderio e delle fantasie, un’entropia che non avrà molto probabilmente un fine positivo.

Abbiamo più piacere nel trovare soddisfazione in un futuro non esistente che in un presente reale e ci chiediamo perché i giovani si drogano e le malattie psichiche aumentino, una fuga dal presente per vivere dimensioni inconsistenti.

Eppure una lettera di circa 2000 anni fa sembra più attuale di qualunque email, stiamo parlando della lettera a Lucilio scritta da Seneca nel I secolo D.C. Una lettera facente parte di una raccolta di altre 123 in 20 libri, nell’opera “Epistulae morales ad Lucilium” redatta verso  la conclusione della sua vita. 

Assumendo un tono saggio e fraterno Seneca ci riporta all’equilibrio e alla dritta via da seguire attraverso il consiglio che vuole offrire a l’amico Lucilio, un giovane nato da umile famiglia in una città della Campania, che raggiunse il grado di cavaliere e ricoprì importanti cariche.

Nella lettera scrive – ” Come è insensato disporre della propria vita, se non siamo padroni neppure del domani! Come sono pazzi quelli che danno il via a progetti lontani nell’avvenire: comprerò, costruirò, darò denaro in prestito, ne riscuoterò, ricoprirò cariche, e alla fine passerò in ozio, stanco e soddisfatto, la vecchiaia.  Credimi: tutto è incerto, anche per gli uomini fortunati; nessuno deve ripromettersi niente per il futuro; anche quello che abbiamo fra le mani ci sfugge e il caso tronca l’ora stessa che stringiamo. Il tempo passa secondo una legge determinata, ma a noi sconosciuta: e che mi importa se per la natura è certo quello che per me è incerto?

Ci proponiamo lunghi viaggi per mare e un ritorno in patria lontano nel tempo, dopo aver vagato per lidi stranieri; imprese militari e tardive ricompense di fatiche guerresche, amministrazioni di province e avanzamenti di carriera, di carica in carica, mentre la morte ci sta accanto; e poiché non ci pensiamo mai, se non quando tocca agli altri, di tanto in tanto ci vengono messi davanti esempi della nostra mortalità, che, però, durano in noi solo quanto il nostro stupore. Ma niente è più sciocco che stupirsi che accada un giorno quanto può accadere ogni giorno.

Il termine della nostra vita sta dove l’ha fissato l’inesorabile ineluttabilità del destino; ma nessuno di noi sa quanto si trovi vicino alla fine; disponiamo, perciò la nostra anima come se fossimo arrivati al momento estremo. Non rinviamo niente; chiudiamo ogni giorno il bilancio con la vita. Il difetto maggiore dell’esistenza è di essere sempre incompiuta e che sempre se ne rimanda una parte. Chi dà ogni giorno l’ultima mano alla sua vita, non ha bisogno di tempo; da questo bisogno nascono la paura e la brama del futuro che rode l’anima.

Non c’è niente di più triste che chiedersi quale esito avranno gli eventi futuri; se uno si preoccupa di quanto gli resta da vivere o di come, è agitato da una paura inguaribile. Come sfuggire a questa inquietudine? In un solo modo: la nostra vita non deve protendersi all’avvenire, deve raccogliersi in se stessa; chi non è in grado di vivere il presente, è in balia del futuro. Ma quando ho pagato il debito che avevo con me stesso, quando ho ben chiaro in testa che non c’è differenza tra un giorno e un secolo, posso guardare con distacco il susseguirsi dei giorni e degli eventi futuri e pensare sorridendo al succedersi degli anni.

Se uno è saldo di fronte all’incerto, non può turbarlo la varietà e l’incostanza dei casi della vita. Affrettati, perciò a vivere, Lucilio mio, e i singoli giorni siano per te una vita. Chi si forma così e ogni giorno vive compiutamente la sua vita, è tranquillo: se uno vive nella speranza, si sente sfuggire anche il tempo più vicino e subentra in lui l’avidità della vita e l’infelicissima paura della morte che rende altrettanto infelice ogni cosa”.

Un pensiero di tale importanza non può non far suscitare riflessioni, oggi sempre più necessarie rispetto alla dissoluzione galoppante di una società sempre più cinica e materialista. Neanche in epoche scorse si era arrivato ad un limite cosi disastroso e apocalittico, quasi ad un punto di non ritorno, se non si cambia corso e atteggiamento. I grandi filosofi lo hanno sempre detto e oggi tutto questo si sta realizzando drammaticamente.

Quello che possiamo osservare, facendo il quadro generale, sociologico e antropologico è che gli individui sempre più ignoranti, manipolati e ubriacati dai mainstream, hanno perso il senso della misura interiore, non sanno quello che vogliono, sono costantemente infelici, con costante ricerca della vana e momentanea felicità, data dal sesso sbandierato ovunque in tutte le sue forme, dal libertinaggio confuso con la libertà, dal consumo irrefrenabile e spasmodico di oggetti che hanno lo scopo di allestire la propria folle e psicopatica personalità.

La ricerca del piacere e della soddisfazione dei propri desideri sono la stella polare da seguire, i punti cardini che tracciano la rotta verso la completa inconsapevolezza. Come dice Seneca nella lettera, non preoccupatevi del domani o del passato perché essi sono istanti temporali inesistenti e illusori, piuttosto preoccupatevi del presente vivendolo come se fosse sempre l’ultimo istante di vita.

Consideriamo la morte sempre come qualcosa che dovrà avvenire prima o poi non sapendo che ci può cogliere in fallo in qualsiasi momento e noi cosa facciamo? viviamo una vita dissoluta, volta alla soddisfazione degli istinti senza ragione, una serie di cause che avranno l’effetto di una completa anestesia della coscienza che ci riporta in dietro allo stato animale, come l’espressione latina di Plauto afferma ‘Homo, Homini, lupus’.

Anche Gesù nei vangeli riporta le stesse conclusioni – “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena”.

Sembra che una vita materialista, basata sul consumo, sul possesso irragionevole non porti alla felicità, tuttavia la semplicità, l’umiltà, il vivere l’attimo senza pensieri per la testa, il completo abbandono e rinuncia del proprio Ego è il passo verso la liberazione e l’eterna gioia.

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