EDITORIALE – Sempre più possiamo assistere ad un’evoluzione e rivoluzione dei tempi e dei valori in quest’era tormentata, scissa tra il caos e l’ordine. In cui da una parte predominano sentimenti materialisti, tecnocratici e globalisti, dall’altra, sviluppo, metamorfosi, di una parte di una scienza, di un’umanità che ha aperto il suo cuore all’oltre, all’immensità e al mistero.
La quale si sta tuffando nel vasto oceano della conoscenza universale e unitaria, si sta per cosi dire spiritualizzando, ossia sta ritornando a quell’indagine fondamentale dei fenomeni della natura, il cui compito è di scoprire e svelare la causa una, come di fatto era in origine, quando filosofia e scienza erano la medesima cosa.
Possiamo affermare sulla base evidente di questa dicotomia dei tempi che un’era sta tramontando, la vecchia e una nuova sta sorgendo. Il sole sta dispiegando i suoi raggi ancora non perfettamente nitidi e l’imbrunire ancora vela il cielo, ma non dobbiamo temere, perché la rivoluzione è in atto e il mezzogiorno è solo una questione di tempo.
Sebbene tutte queste cose sono in corso, proiettiamoci nel presente delle scoperte, parliamo di biofisica, genetica, nello specifico, il focus ricade sull’importanza fondamentale e incredibile della Laminina, una glicoproteina o una famiglia di glicoproteine che si trovano nell’organismo e che hanno il compito, di connettersi, far fluire e sviluppare i processi biologici.
In particolare svolgono un ruolo decisivo durante lo sviluppo embrionale. Infatti, durante gli stadi embrionali a quattro e otto cellule, la laminina, insieme alle altre componenti, contribuisce all’adesione delle cellule in una struttura sferica. Inoltre, durante lo sviluppo del sistema nervoso, i neuroni migrano lungo i percorsi formati dalla matrice extracellulare, contenenti anche laminina.
Ne sono stati identificati 15 tipi e le sue molecole, mediante interazioni tra le estremità dei bracci della croce, si assemblano tra loro formando una trama simile al feltro.
Secondo alcuni studi recenti, sono stati scoperti i meccanismi molecolari che consentono di mantenere inalterate le cellule staminali dell’ippocampo, la regione encefalica deputata alla memoria ed implicata nella degenerazione cognitiva del morbo di Alzheimer.
La ricerca è stata coordinata dal “laboratorio di biologia della Scuola Normale Superiore, Bio@SNS”, diretto da Antonino Cattaneo, in collaborazione con “l’Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa” ed il “Centro per le tecnologie umane dell’Iit di Genova”, pubblicata sulla rivista “Development”.
La comprensione dei meccanismi che nell’ippocampo regolano il mantenimento delle cellule staminali neurali, ovvero di quelle cellule responsabili di generare nuove cellule nervose durante la vita adulta, si spiega, “riveste una particolare importanza sia nella ricerca di base sia nello studio delle malattie neurodegenerative e dell’invecchiamento.
Infatti queste cellule, al contrario della maggior parte di quelle nervose adulte, continuano a dividersi e produrre nuove cellule nervose e il loro decadimento correla con quello delle capacità cognitive”. Gli autori della ricerca, tra cui l’associato di fisiologia della Normale, Federico Cremisi, hanno scoperto che l’azione combinata del fattore di crescita Wnt e della proteina della matrice extracellulare laminina 511, “cruciale anche nel mantenimento delle cellule staminali embrionali e delle cellule staminali riprogrammate dalla pelle, è sufficiente a mantenere le cellule staminali ippocampali inalterate per oltre sei mesi in coltura cellulare.
Queste cellule, se trapiantate in ippocampo di topo, diventano cellule nervose e generano contatti sinaptici con le cellule nervose ospiti”. I ricercatori si sono avvalsi per i loro studi di cellule umane di pelle, riprogrammate a diventare cellule nervose (secondo la tecnica ideata dal premio Nobel per la medicina Shinya Yamanaka). La scoperta del ruolo della laminin 511 nel mantenimento della staminalità ippocampale rappresenta “un passo importante per la ricerca nel campo delle neuroscienze”.
Abbiamo detto all’inizio che la scienza si sta spiritualizzando, le estremità religione – scienza si stanno unendo in un corpus unicum, questo evidenzia che il pensiero è separato, non la realtà perché essa è, ed è simbolo ovvero( dal lat. symbŏlus e symbŏlum, gr. σύμβολον «accostamento», «segno di riconoscimento», «simbolo», der. di συμβάλλω «mettere insieme, far coincidere» (comp. di σύν «insieme» e βάλλω «gettare») tutto è unito e appare nella sua molteplice formazione.
Il significato esoterico dietro questa proteina vitale è racchiuso per l’appunto dal suo simbolo e dalla sua funzione, la croce, la cui origine non è solo paleocristiana, ma anche orientale, prima dell’avvento del Cristianesimo, come per esempio la svastica o croce gammata o polare che rappresenta, la mutevolezza, mobilità, trasformazione, passaggio.
La Croce, non solo è il simbolo del sacrificio, della redenzione, della salvezza, essa ha molteplici significati cosmici, geometrici e numerologici. Studiandone la sua composizione essa è realizzata grazie all’incrocio tra due rette, una verticale ed una orizzontale, la prima ricorda l’attività, maschile positiva, il sole, lo spirito, la seconda quella femminile, la terra, la materia.
La volontà da una parte, dall’altra l’intelligenza creativa ricettiva, al centro il figlio, il punto fisso, di equilibrio radiante, il due, il logos, Cristo. Il magnete che attrae, unisce, e forma, l’energia nucleare forte. La croce ha 4 braccia, il numero 4 è simbolo del quadrato e della terra, quindi solidità, le tre braccia superiori, rappresentano, il triangolo superiore, il numero 3, la triade spirituale, la trinità, la triplice forza creatrice onnipresente, i tre centri superiori, cuore, gola e testa, annessi alle tre ghiandole( timo, tiroidea, pineale), i tre raggi d’aspetto, volontà, amore, intelligenza dinamica. 4+3=7 che é perfezione e completezza, i sette centri d’energia, i sette pianeti sacri, le sette stelle, i sette raggi. I tre bracci inferiori, sono i tre raggi più uno d’attributo, centro base spina dorsale, sacrale, plesso solare, con annessi organi genitali, ghiandole surrenali, fegato, corrispondenti copro fisico, eterico, astrale. Due triangoli quindi uno superiore ed uno inferiore, uniti formano la stella di Davide, la stella a sei punte, rappresentanti i quattro elementi, il tetragrammaton, l’uomo in tutta la sua struttura e similmente il cosmo.
Astrologicamente parlando la croce è il simbolo dei segni zodiacali fissi(Toro, Leone, Scorpione, Acquario) che rappresentano il punto centrale dell’evoluzione umana e planetaria.
La croce è inscrivibile dentro un quadrato, un triangolo ed un cerchio la cui area misura il pi greco(π = 3,1415..) cioè dato dal rapporto del suo diametro e il suo raggio. Questi numeri il 3 e il 14 e l’intero numero ritornano come il tre origine e principio, il quattordici è la somma di due volte sette che sono doppia perfezione, Alfa e Omega e il numero 31415 sia se viene letto da destra che da sinistra sommando i numeri da 14 come risultato.
A sua volta il 14 formato dall’uno e dal quattro messi assieme danno valore 5, rappresentante la mente, la creazione, l’uomo, stella a cinque punte. Il cerchio è totalità e perfezione, con la stella a sei punte forma il fiore della vita.
Si potrebbero scrivere libri interi su questi significati ma ci fermiamo qui per dare un assaggio, che nella vita, in natura, nulla è casuale, ma è tutto causale. Come diceva Pitagora – ” Tutto è proporzione e numero” ogni cosa è unita attraverso interazioni energetiche, nulla è separato.