Siamo a San Francisco, più precisamente nel quartiere di Tenderloin uno dei luoghi più pericolosi al mondo. In queste poche miglia quadrate è come se l’intera città rifugiasse tutti i propri peccati, le perversioni, i vizi ed i crimini più efferati, guerre tra gang rapine e spaccio poi chiudono il cerchio su questo grande falò. Ed è proprio qui che le storie di Junk: uomo su di cui non si conosce praticamente nulla e che vive in strada insieme al suo cagnolino Doggy e Smitty suo amico. Carson un giovane poliziotto con un passato anche lui tutto da delineare, Ramirez suo collega sempre nei guai e moltissimi altri. Tra questi Evelin giovane ristoratrice che vive proprio sopra il suo piccolo locale e che presto incrocerà il suo destino con quello di Carson. Ma cosa lega tutte queste vite? Qualcosa accaduta tantissimi anni prima, qualcosa di drammatico ed inquietante, tutti i loro fili sono legati a doppio nodo…
Dopo il diploma di scuola superiore ha conseguito nel 2021 un master in storytelling e strategia pubblicitaria e ora vorrebbe tornare sui banchi per conseguire una laurea in Cinema e teatro.
Sposato dal 2017 con Sara, con la quale convive da circa vent’anni e insieme hanno avuto una bambina: Emily, che oggi ha due anni.
Parlaci del libro, della genesi dell’opera e sua pubblicazione
“Junk nasce da un viaggio fatto a San Francisco nel 2018. Quella volta alloggiammo sulla Valencia St, il confine tra Tenderloin e il resto del mondo. Tenderloin è famoso per essere uno dei cinque quartieri più pericolosi al mondo, un luogo davvero dimenticato da Dio, dove la città relega i suoi scheletri. Questo quartiere ha una storia lunga e articolata, nasce durante il grande terremoto come rifugio per gli sfollati, una volta rimessasi in moto la città questo luogo perse la sua motivazione d’essere e così divenne il più classico dei confini tra legalità e illegalità, ospitando nei periodi di proibizionismo locali a luci rosse e bordelli.
Venne poi nuovamente abbandonato dopo le continue retate ed i severi interventi della polizia che crearono non poche guerriglie urbane. Raggiungendo i tempi più moderni questo luogo venne destinato ad abitazioni a basso reddito, ghettizzando di fatto la popolazione meno abbiente. Da tutto questo e dal mio incontro con gli homeless, che sono praticamente presenti ovunque nasce l’idea del mio libro. Da li ho iniziato ad inviare la copia a varie case editrici e tra quelle, dalla quale ho avuto esito positivo, quella che più si avvicinava al mio modo d’essere è la famiglia Pav edizioni.”
Chi è Junk e perché hai scelto di raccontare la storia di un senzatetto?
“Chi è Junk? Junk è il prodotto della società, Junk è il pregiudizio, Junk è la paura di ciò che non conosciamo, Junk è il menefreghismo della gente, Junk è mancanza d’ascolto, di integrazione, di relazioni umane…Junk è tutto ciò che porta la gente a girarsi dall’altra parte mentre continua per la sua strada. Ho scelto un senza tetto come protagonista proprio per far riflettere sul fatto che non sapremo mai chi hai di fronte se manca la voglia di scoprirlo…”
Quali temi affronti nel tuo romanzo?
“I temi del mio romanzo variano e si intrecciano, annidandosi a volte nei punti più bui; Razzismo, perdita, amore, abbandono, tradimento e vendetta…questi forse i principali.”
Cosa hai voluto suscitare nel lettore attraverso la storia che hai narrato?
“Il mio obiettivo era di scioccare il lettore, portarlo a riflettere sognando il fatto che dopo aver letto il mio libro potessero guardare magari con un occhio diverso chi è meno fortunato di noi, chi non ha un tetto sulla testa: perché purtroppo non tutti finiscono in strada perché trascinati dagli inferi della droga o dal malaffare, ma spesso vengono ingoiati da eventi avversi.”
Che tipo di scrittore sei? Hai delle abitudini irrinunciabili quando scrivi?
“Non mi reputo ancora uno scrittore, ma uno che racconta storie e ama farlo nei modi più disparati. Quando scrivo amo isolarmi, a volte chiudermi in me stesso, cercando di provare le stesse emozioni che provano i protagonisti dei miei libri, sono una persona molto empatica che a volte purtroppo assorbe le emozioni altrui come una spugna, facendo fatica a lavarle via. Amo ascoltare della musica mentre scrivo, questa forse è la mia abitudine più ricorrente, è la cosa che più mi aiuta ad entrare in contatto con me stesso.”
A chi consiglieresti il tuo libro e chi è il suo lettore ideale?
“Io consiglierei il mio libro a chiunque, non solo perché di facile comprensione, ma proprio perché nasce dall’idea di far riflettere, di accendere una piccola luce sull’enorme voragine dell’indolenza che l’uomo ha nei confronti della diversità e dell’ignoto. Ovviamente per molte scene crude e violente non lo consiglio ad un pubblico giovanissimo, almeno fino a quando non avranno la giusta età.”
Stai scrivendo altro?
“Mi sto cimentando in qualcosa a più volumi, una storia molto particolare, un thriller a tinte dark e paranormali…Ho creato un luogo nel luogo dando vita ad una sorta di provincia che si colloca nel Nevada. Tutto avrà inizio a Jeloa una cittadina di poche anime, dove qualcosa di macabro e proveniente dal passato condizionerà la vita dei nostri protagonisti (ignari del fatto che ognuno di loro come su di una scacchiera fa parte di qualcosa più grande di loro).
Un serial Killer, forse due, forse nessuno…le carte in tavola continueranno a cambiare fino a scoprirsi del tutto, portandoli a dubitare addirittura di se stessi. In realtà contemporaneamente ne sto scrivendo anche un’altro, ma di questo è troppo presto per poterne parlare. Per quanto riguarda invece 13 Jeloa, questo è il titolo dell’opera; l’uscita è prevista a dicembre, dovrebbe essere presentato alla fiera di Roma più libri più liberi. Edito sempre Pav Edizioni, cioè da quella che ormai è la mia “Casa Famiglia” -passatemi il termine-. Quindi vi aspetto tutti a Roma a Dicembre allo stand della Pav, pronti a tuffarvi in 13 Jeloa.”