“L’origami rosso”: il brillante thriller d’esordio di Mina Mares, fra intrighi, segreti e intrecci d’amore

"Sangue. Ovunque. Copioso, sul pavimento, sulle coperte inzuppate del letto al centro della stanza, persino a schizzi, sui muri. Sul letto, il cadavere sgozzato del paziente vip della settimana, il cavaliere Corrado Melli-Prunetti."

Il turno di notte della dottoressa Linda Vanin è sconvolto dal ritrovamento del corpo sgozzato del degente cavalier Melli-Prunetti. La morte del famoso imprenditore della ceramica è un mistero irresistibile per Linda, che non mancherà di cacciarsi in situazioni al limite del tragicomico pur di trovare la verità. A metà tra un’eroina e una comica, Linda travolgerà con le sue trovate gli strani personaggi che popolavano la vita del defunto Melli-Prunetti, ma la sua ricerca ostinata e a tratti goffa la porterà a scoprire un’altra verità, che ha poco a che fare con gli omicidi e molto con la tenera amicizia che nasce tra lei e il commissario Giulio Leoni.

MINA MARES, medico di Treviso, è specializzata in Chirurgia Generale, per il suo romanzo d’esordio L’origami rosso (Rossini Editore, 2023) ha raccolto il meglio e il peggio della sua esperienza professionale in ospedale, non meno che dalla sua passione per i gatti e i thriller.

Buongiorno Mina, raccontaci di te e della tua passione per la scrittura

“Scrivere mi è sempre piaciuto, non ricordo una fase della mia vita in cui non stessi scribacchiando un diario, un racconto, un tema a piacere oltre a quello che gli insegnanti ci obbligavano a fare a casa, il resoconto della vacanze al mare, un dossier particolareggiato di qualche opera d’arte che mi aveva colpito.

La scrittura creativa è sempre stata una sorta di valvola di sfogo in cui lasciare andare la fantasia, permettendomi di inventare nuovi personaggi con le loro storie, ma anche di analizzare quanto mi succedeva nella vita reale, magari rivedendo il tutto in chiave ironica. In effetti, possiamo dire che anche questo romanzo sia nato inizialmente come pretesto per sfuggire allo stress della pandemia COVID, aiutandomi ad evadere in un periodo che non è stato certamente facile per nessuno di noi. Quello che invece non avrei potuto immaginare è che grazie a questa storia si sarebbe avverato uno dei miei più grandi sogni nel cassetto, diventare autrice di un romanzo!”

Chi è la protagonista del romanzo e quali sono le sue caratteristiche?

“Linda Vanin è un medico trentenne, specialista in chirurgia generale, che potrei per certi versi definire il mio alter ego. E’ innegabile che in lei ci sia molto della sottoscritta, a partire dalla somiglianza fisica, al tipo di lavoro che svolgiamo, alle esperienze che sono descritte nella storia; omicidio a parte, le disavventure di Linda sono tutte davvero accadute!

Come me, Linda è una giovane donna che prova a vivere seguendo le proprie passioni, credendo nei propri progetti anche a costo di sacrificare qualcosa di importante, mantenendo sempre l’integrità, la gentilezza e il rispetto per i propri pazienti, che rappresentano il senso profondo del suo lavoro. Detto questo, Linda è sicuramente molto più curiosa ed impicciona di me, che mi limito a risolvere gli enigmi cartacei dei gialli, che sono la mia passione (nemmeno tanto) segreta.”

Sei riuscita a intrecciare il giallo con il romance: parlaci di questa scelta e di cosa potrà aspettarsi il lettore

“Purtroppo il commissario Leoni è l’unico personaggio del romanzo che non ha un qualche corrispettivo reale d’ispirazione, magari conoscessi un poliziotto così affascinante e tenebroso! L’idea era quella di alleggerire un po’ l’intreccio del romanzo, alternando le vicende del giallo a qualcosa di più spensierato, che potesse attirare l’attenzione di un pubblico più trasversale.

Dopotutto, credo che l’incontro di Linda e Giulio e il dipanarsi di questo loro rapporto, inizialmente forzato dalle indagini e poi sempre più complice, contruibuisca ad interessare il lettore, rendendolo partecipe di due enigmi: riusciranno quei due non solo a scoprire il colpevole, ma anche a capire qualcosa di quello che provano?”

Da medico, in che modo hai rappresentato e narrato il tuo ambiente lavorativo?

“Ho cercato di raccontare il mio ambiente lavorativo nel modo più onesto possibile. Negli ultimi anni, non si contano le serie tv a tema ospedaliero, che appassionano centinaia di spettatori, ma che purtroppo sono molto lontane dalla realtà delle nostre corsie.

Credo onestamente che la mia professione sia la migliore che potessi scegliere, ma questo non significa che non si tratti di un percorso lungo, fatto di sacrifici e rinunce, durante il quale spesso ci si trova ad affrontare eventi per cui non si è pronti, né in quanto a preparazione teorico-pratica, né a livello emotivo. Tutto concorre a determinare il medico che diventerai, sempre tenendo presente che si tratta di un lavoro speciale, in cui si viene a contatto con la sofferenza dell’essere umano e le sue fragilità, imparando ad approcciarsi al dolore e, nel proprio piccolo, a fare la differenza.

Detto questo, non mancano i momenti di ilarità e i siparietti comici, soprattutto perché vivendo tutto il giorno e spesso anche la notte insieme a colleghi e personale infermieristico, è inevitabile che si diventi una sorta di famiglia, dove ne capitano davvero di tutti i colori e nel romanzo credo si percepiscano tutte le sfumature di una mia giornata tipo.”

Nel corso della trama esplori a fondo anche le dinamiche e le relazioni familiari: cosa emerge dal testo?

“Da tipica italiana, personalmente sono molto legata alla famiglia, che rappresenta il nido a cui tornare sempre. Non esiste cosa che io non condivida con i miei genitori e mia sorella, era impensabile non inserirli nella storia, perché sono parte integrante della mia quotidianità, senza tralasciare la mia adorata gatta Emilia, la vera mascotte trionfatrice di questa storia, celeberrima per chiunque mi conosca.

Credo che l’amore di una famiglia rappresenti le fondamenta di ciascuno di noi e che ci dia la rassicurante certezza di non essere mai soli: qualsiasi successo non avrebbe lo stesso sapore se non potessi condividerlo con loro. Immagino che Linda concordi, dopotutto ha esattamente lo stesso amorevole genere di famiglia impiccio-apprensiva della sua autrice! ;)”

Il libro ha una trama molto articolata: avevi già tutta la storia in mente o qualcosa si è modificato strada facendo?

“In realtà la bozza della storia mi è venuta in mente il pomeriggio in cui ho iniziato a scrivere, più per divertimento che per reale programmazione, immaginando cosa sarebbe successo se una mattina avessi trovato un paziente sgozzato nel mio reparto. Quando i primi capitoli mi hanno convinta, ho capito che avrei potuto scrivere qualcosa di più complesso e quindi ho iniziato ad elaborare un intreccio più organizzato.

Ho sempre adorato i gialli e organizzare la costruzione del thriller è stata la cosa più impegnativa ma anche divertente dell’intero lavoro. Per quanto riguarda gli episodi personali della vita quotidiana di Linda, quelli sono invece venuti spontanei, proprio perché si tratta comunque in gran parte di fatti autobiografici che non è stato difficile trasporre.

Che sensazioni hai provato dopo aver scritto il tuo primo romanzo?

“Scrivendolo mi sono divertita tanto, a mano a mano che la storia si dipanava sentivo che la scrittura ancora una volta era qualcosa di terapeutico, che mi stava riconciliando con il mio lavoro, in quel periodo particolarmente complesso e denso di preoccupazioni per una malattia di cui ancora non si conosceva niente, ma di cui si vedeva già gli effetti devastanti.

Quando ho finito di scriverlo mi sono sentita più leggera, più serena, come se trascrivere le emozioni su carta le avesse rese meno dense e più facili da affrontare, oltre al fatto che la storia era simpatica e mi faceva sorridere. Ciò nonostante, ero pronta a lasciare il manoscritto in un cassetto. Se mia sorella non mi avesse incoraggiata a provarci, probabilmente “L’origami rosso” sarebbe rimasto in qualche scatola nel mio studio e Linda non sarebbe mai uscita allo scoperto; adesso posso proprio dire che sarebbe stato davvero un peccato.”

Il finale lascia intendere che ci sarà un seguito, è così?

“Si, la storia prevede un seguito. In realtà il secondo capitolo è già pronto e Linda, Giulio e tutti gli altri personaggi aspettano di continuare la loro storia, sperando di trovare posto in quanti più scaffali e mensole possibili.

Non so se riuscirò a continuare in questa mia passione parallela di scrittrice per caso, anche se me lo auguro tanto: posso intanto dire che la pubblicazione del primo romanzo è stata un’esperienza unica, non solo perché è un sogno diventato realtà, ma soprattutto perché mi ha fatto percepire un incredibile affetto e sostegno da parte di amici, familiari, colleghi e dallo staff della casa editrice, un supporto speciale che già da solo vale come inestimabile regalo. Se poi potrò continuare a pubblicare le mie storie e ad incontrare l’interesse dei lettori sarà ancora meglio, ma come diceva qualcuno di molto divertente e molto saggio, sono già una ragazza fortunata perché mi hanno davvero regalato un sogno.”

 

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