“Somiglianze. Il sogno nel ricordo” di Noemi Mogliani: una storia indimenticabile che tocca le corde dell’emozione

L’autrice tratteggia una storia intricata familiare vessata dalle separazioni e dal rancore, da silenzi e da un vuoto riempito di dubbi e paranoie. Molti sono i risvolti psicologici, infatti, l’analisi è soprattutto ricamata sulle emozioni dei suoi personaggi, in particolare da quella di Veronica e di sua figlia Maria Luce, attorno alle quali si stringono i restanti componenti con altrettanti e ben definiti ruoli-cardine e compiti esistenziali. Colpi di scena e inaspettati risvolti tengono con il fiato sospeso… L’abbandono di una moglie e madre di famiglia scatena le sorti di un Universo che sembra voler ricucire le anime dilaniate proprio con lo stesso ago da sarto del papà Ernesto…

NOEMI MOGLIANI è nata e vive a Recanati, natio borgo selvaggio del poeta Giacomo Leopardi. Da questi luoghi, volgendo lo sguardo verso la torre del Passero Solitario e il Colle dell’Infinito che si apre al di là della siepe, corona il sogno di pubblicare un libro, sogno nel cassetto temporaneamente archiviato per darsi alla professione di avvocato, dopo il diploma conseguito presso il liceo classico Giacomo Leopardi di Recanati e la laurea in giurisprudenza, presso l’Università di Macerata.

Fonte di ispirazione del suo romanzo d’esordio Somiglianze – Il sogno nel ricordo (Gruppo Albatros Il Filo, 2022) è un’esperienza di vita vissuta, spunto iniziale che lascia spazio ad una storia nuova del tutto inventata. Quella di scrivere un romanzo è stata sempre una sua vocazione, anzi un sogno tenuto nel cassetto, che doveva essere realizzato prima o poi, ma tra le sue passioni l’autrice annovera anche i viaggi, il running e la cucina. E’ al suo primo libro ma sono già in elaborazione nuove pubblicazioni.

Cosa ti ha spinto a scrivere questa storia?

“Da quando ero bambina custodisco in un cassetto il sogno di scrivere un libro, un romanzo inventato con cui dare libero sfogo alla mia fantasia e creatività. Dopo molte occasioni in cui ho aperto un quadernone con l’intento di realizzare questo sogno e dopo molte volte in cui presa da altre distrazioni o da impegni di studio e di lavoro, ho rinviato, a fine del 2019 mi sono detta che era venuto il momento di realizzare il mio sogno.

La scrittura era ed è per me “potente”, è un modo per scrutare nel mio io più profondo, per rielaborare i miei sentimenti, i miei stati d’animo, le mie emozioni, per fissare idee e ideali, è volersi bene, prendersi cura di sé, un’esperienza che mi ha arricchito molto interiormente e fatto crescere; era stata una mia propensione e una mia passione da sempre, ma lo stimolo che mi ha spinto a dare vita alla mia creatura è stata una forza che mi sono sentita dentro, una voce che mia ha sussurrato all’orecchio che i desideri ed i sogni vanno sempre rincorsi e non si può mai rinunciare ad essi.

E la spinta a scrivere la storia è nata da uno spunto di vita vissuta per poi dare spazio alla libera fantasia, immaginando che cosa sarebbe potuto succedere se, anziché tornare a casa da quell’ospedale, mia mamma, incinta della mia sorellina, fosse sparita nel nulla.”

Parlaci della scelta del titolo, cosa suggerisce?

“Nel titolo è racchiusa tutta la storia, esso suggerisce che vi sono delle rassomiglianze evidenti e palpabili tra delle foto dell’infanzia di alcuni dei personaggi del romanzo, ma al di là dell’apparenza può esserci qualcos’altro, qualcosa di più profondo che sarà il motore di un viaggio verso la realizzazione del sogno del ritrovamento di una mamma di cui Veronica, la protagonista, serba dentro di sé il ricordo da quando era bambina.

Il titolo originario era “Le foto dell’infanzia” che poi è diventato il titolo di un capitolo centrale nel libro, sia per posizionamento a metà del libro, sia per l’importanza che riveste. Quel capitolo originariamente era intitolato “Somiglianze” e questo titolo, insieme al sottotitolo, è diventato poi il titolo del romanzo.”

Quanto pesa il passato e il rancore sulla vita della protagonista Veronica?

“Come è scritto nel romanzo “Tutto scorre ma il trauma resta e si annida nelle segrete dell’animo…”, una verità inscalfibile che rappresenta il messaggio forte e deciso che promana dal mio romanzo. Ognuno di noi resta segnato da episodi più o meno tristi e dolorosi che ci capitano durante l’infanzia e durante l’adolescenza, ed essi non si dimenticano, diventano parte di noi, del nostro essere, spesso condizionandoci per tutta la vita, e spesso negativamente.

La ferita infantile dell’abbandono che si porta dietro Veronica, come le altre anime traviate dal trauma del distacco infantile, è una ferita che non guarisce, non si rimargina se non viene curata. In questo senso il passato pesa molto sulla vita di Veronica e il rancore che da quella ferita si sprigiona è insuperabile, o meglio sarebbe insuperabile se qualcuno non venisse in aiuto di Veronica e non le aprisse gli occhi ed il cuore, un qualcuno che la ama ed è disposto ed intento ad aiutarla a tutti i costi, per farle recuperare una magia e un’armonia che sembra essere perduta, per far sì che Veronica si possa lasciar meravigliare ancora dalla vita sino alla fine.

La forza dell’amore è potente ed è capace di farla ritornare sui suoi passi e di farla rinsavire, di liberarla dalle catene in cui lei stessa si è imprigionata e da cui rischierebbe di restare prigioniera all’infinito se rifiutasse di farsi prendere per mano da chi la ama e la venera, e sto parlando non solo dell’amore tra un uomo e una donna, tra Veronica e Giulio, ma anche tra componenti della proprio famiglia, bene imperdibile ed occasione irripetibile che non bisogna mai lasciarsi sfuggire per essere felici e per cercare di realizzare i propri sogni ed i propri desideri.

Del passato e del rancore ci si può liberare, e così dei ricordi spiacevoli ed angoscianti, ma sta a noi volerlo fare, sta a noi sublimare i ricordi, anche quelli più negativi che sembrano essere solo fonte di dolore, e con l’aiuto di chi ci è vicino tutto è possibile e più facile. ”

Hai affrontato il tema della maternità da diversi punti di vista. Quale prospettiva emerge dal tuo romanzo?

“La maternità è un’esperienza unica ed esclusiva che io non ho avuto la fortuna di vivere, un po’ per scelta, un po’ per sorte, ma ne ho percepito l’emozione quasi intangibile essendo zia, e vivendo un rapporto con i miei nipoti come se fossero i miei figli, i bambini, i giovani possono insegnarci molto, anche a liberarci dai lacci e lacciuoli da cui siamo imbrigliati noi adulti, perché non hanno infrastrutture e retropensieri.

Il dono della vita è il più grosso dono che possiamo ricevere e e dare, maternità significa anche spirito di sacrificio e un grosso impegno, ma i legami di sangue non si spezzano, durano per sempre, e i nostri cari, i nostri figli, saranno sempre lì, a soccorrerci, a volerci bene, a proteggerci, come noi con loro, o almeno ci auguriamo che sia così.

L’amore tra figli e genitori è, ancora di più dell’amore tra un uomo e una donna, amore incondizionato che non si traduce in compiacimento, non significa assecondare, giustificare, ma sì perdonare, lasciar da parte l’orgoglio, il rancore, il desiderio di rivincita, tra genitori e figli ci si può dire qualsiasi cosa ma ci si dimentica presto delle cattive parole a volte dette in un momento di rabbia, perché l’amore è potente, è fonte di energia per la vita, è esaltazione e sublimazione dei propri pregi e delle proprie qualità e attenuazione dei propri difetti, per loro si è disposti a qualsiasi sacrificio senza sentirsi affaticati, o meglio è una fatica che ti riempie, ti tiene vivo, ti appaga.”

In che modo viene delineato il profilo psicologico e emotivo dei protagonisti e cosa hai voluto suscitare nel lettore attraverso i personaggi?

“Il romanzo è stato definito corale perché ognuno dei personaggi ha compiti e ruoli ben definiti e in questo senso non vi è soltanto una protagonista ma più protagonisti, che con le loro emozioni, i loro sentimenti, le loro personalità ed i loro caratteri compongono un mosaico e un universo variegato di anime travagliate dal trauma infantile del distacco, dell’abbandono di una madre. Attraverso l’emotività delle mie creature vorrei trasmettere il messaggio che ad ognuno di noi è attribuito un ruolo, un compito, sta a noi individuarlo e metterlo a frutto ed a vantaggio di chi amiamo.

Ho tenuto molto a tracciare la psicologia dei personaggi nella prima parte del romanzo, ad inquadrarla in tutte le sue poliedriche sfaccettature, perché l’animo umano è multiforme, tante sensazioni, tanti sentimenti che concorrono a formare una personalità unica ed irripetibile ma poliedrica. E’ così che il lettore instaura con i personaggi dei fili sottilissimi, dei legami stretti che glieli fanno sentire amici, confidenti, vicini come non mai. Se li immagina mentre si muovono e si dipanano davanti a lui, un po’ come io sento le anime cui ho dato voce come mie creature, così entrando con loro in sintonia, anche con quelli con i quali sarebbe portato ad avere meno empatia, li comprende senza giustificarli, viene a contatto con il loro vissuto e decifra i loro comportamenti, che sono frutto di un vissuto.

Come detto sopra, poi c’è spazio per un’evoluzione, che si ha soprattutto nella seconda parte ove il romanzo è meno psicologico, e per così dire, si apre, grazie anche alle figlie di Veronica e in specie Maria Luce che sarà il motore di un viaggio alla ricerca della verità e per la realizzazione del sogno del ritrovamento, sino ad un finale inaspettato e tinteggiato di giallo, dove i messaggi che intendo veicolare, vengono trasmessi in maniera emotivamente forte. E così, come dice Barbara Alberti nella prefazione, in questo modo il lettore leggendo vive tante vite quanti sono i libri che legge o meglio quanti son i personaggi che incontra nei libri che legge.”

A chi consiglieresti questo libro?

“Senza peccare di presunzione a tutti, perché esso raggiunge ogni età e ogni sesso senza limiti, mi hanno letto giovani e vecchi, donne e uomini e persone più impensabili che mi hanno apprezzato ed espresso il loro coinvolgimento emotivo. Credo che a tutti debba essere concesso di non sentirsi mai soli nella vita, non possiamo pensarci slegati dai nostri affetti, e ci sarà sempre qualcuno anche quando meno te lo aspetti e quando la vita sembra averti già dato tutto quello che da essa potevi aspettarti, a riservarti nuove opportunità di crescita, di gioia, di felicità, ma per far sì che ciò accada occorre una buona dose di entusiasmo e di passione, non arrendersi e non mollare mai neppure quando tutto sembra spacciato; è così che sorti che sembrano ormai segnate possono essere ribaltate.

Questo il messaggio che vorrei far trapelare, oltre a quello che i sogni ed i desideri non si deve mai rinunciare e se c’è un modo per realizzarli, è cogliendo le occasioni che la vita ci offre e non rifiutare mai l’amore dei nostri cari. Un messaggio di apertura al mondo, un messaggio forte, di speranza, di non rassegnazione, di coraggio, di rivincita, di riscatto, e tutto questo a chi non può giovare ed da chi non può essere condiviso?”

Come è nata la passione per la scrittura e che tipo di scrittrice sei?

“Come ho detto sopra la passione per la scrittura è nata con me, ho scritto lettere e poesie a chi amo ed a chi non avevo il coraggio di esternare a parole i miei sentimenti, mi sono aperta attraverso la scrittura, ma attraverso essa ho sfogato anche la mia rabbia, il mio pianto, e mi sono sentita meglio dopo averlo fatto. La scrittura è volersi bene, è prendersi cura di sé, è fare un dono e regalarsi un privilegio prima  di tutto a se stessi.

Ho sempre più amato scrivere che parlare, e di me poi non sono mai riuscita a parlare se non ora, nelle presentazioni della mia creatura, a cui debbo anche questo tributo, la possibilità di scoprire un lato di me che non conoscevo, una passione nuova, quella appunto di raccontare di me e del mio romanzo, di soddisfare una sete di dialogo che tenevo servata dentro di me, e che grazie al mio primo romanzo posso ora rivelare al mondo”

Hai altri progetti letterari nel cassetto?

“Certamente, qualche mese fa ho fatto un sogno da cui ho tratto lo spunto per il nuovo libro…sta nel cantiere ed ora sono troppo presa dalla promozione del primo romanzo ma presto ci sarà l’incipit che mi darà la spinta per ricominciare, per scrivere una seconda storia del tutto nuova e inventata, ma arricchita di piccole pillole di me stessa e della mia straordinaria esperienza di vita, senza dimenticare che a rendere straordinaria ogni esistenza, in prima battuta possiamo essere noi, poi fortuna, incontri e voglia di farcela sono ingrediente”.

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