“Rocco il giostraio” di Marcello Loprencipe: una storia dimenticata, un intenso romanzo di formazione

Voci, come cantilene, risalgono dal fondo di vecchie barche… Quanti segreti vi sono nascosti? Sono anni votati alla velocità, alle ultime esplorazioni terrestri, ai primati dei transatlantici. Ma anche di lì a poco alla guerra. E durante quest’ultima, la vicenda di una grande nave si intreccia con quella dei protagonisti: un modo per raccontare una immane tragedia, affinché la sua memoria non cada definitivamente nell’oblio.
Una mattina del 1934, un bambino sulle spalle del padre osserva affascinato la splendida nave entrare nel porto. È Rocco, e già porta in sé l’amore per il mare. Ma non ci sarà solamente il mare nel suo destino, perché una vita senza sogni non è degna di essere vissuta. E non importa se alto è il prezzo da pagare. In quella striscia di Puglia che va dalla costa di Carovigno a Brindisi si può essere felici anche solo nel far girare una giostra, nel guardare i sorrisi sui volti dei bambini, nel ricevere un bacio soffiato dalla piccola Maria, nello scambiare un gesto d’intesa con un ragazzino di nome Nicola… Quando tutto sembrerà perduto, sarà forse il loro ricordo ad accompagnare Rocco nell’ultimo tratto del proprio cammino.

MARCELLO LOPRENCIPE ha conseguito il diploma di maturità classica e poi la laurea in lettere antiche con indirizzo archeologico, prendendo parte a numerose campagne di scavo e attività di ricerca dell’Università La Sapienza di Roma. Figura poliedrica e personaggio dello sport, è stato uno dei pionieri del football americano in Italia, ricoprendo nel tempo i ruoli di atleta, tecnico, dirigente e commentatore televisivo. Nel 2017, anno della sua istituzione, è stato inserito nella Hall of Fame Italy. Nel 2020 ha ottenuto il riconoscimento della Stella di bronzo CONI per meriti sportivi. Attualmente è Consigliere CONI Lazio. Partecipa attivamente alle iniziative di numerose istituzioni culturali e associazioni no profit.

Nel 2009 è stato uno dei vincitori del festival internazionale di poesia a Colmurano.

Marcello Loprencipe è autore di 7 romanzi:

Si era alzato il vento (Città del Sole Edizioni 2010), Il contanuvole (Campi di Carta 2012), L’ombra del carrubo (Campi di Carta 2017), Il venditore di ghiaccio (Campi di Carta 2019): Premio Città di Sarzana, Premio Equilibri Piazza Navona, Golden Books Awards, Premio Giovani Microeditoria, Premio Corona, Premio Speciale Lord Byron, Premio Giuria Critica Un libro amico per l’inverno. Il furto degli ori, ladri in azione a Villa Giulia (Campi di Carta 2020), Olmo (Campi di Carta, 2021): Premio Michelangelo Buonarroti, Premio Metropoli di Torino, Premio Città di Taranto, Premio Città di San Giuliano Milanese; Rocco il giostraio (Campi di Carta 2023).

Recensione del romanzo

Marcello Loprencipe con Rocco il giostraio regala ai lettori uno stupefacente  romanzo, per l’accurata cornice storica in cui lo ambienta, per l’umanità del personaggio principale e per la ricchezza dei temi narrati. Rocco il giostraio è il racconto di una tragedia realmente accaduta ma soprattutto è la storia di un bambino, divenuto uomo, con tanti sogni custoditi nel cuore: il naufragio del Transatlantico Conte Rosso nel maggio del 1941 segna drammaticamente la vita del protagonista, evento da cui prende il via questo romanzo di formazione. Quella nave gigantesca, che suscitava sogni e fascino, sarà la stessa che aprirà nel piccolo Rocco una ferita insanabile.

Marcello Loprencipe svolge un lavoro archeologico minuzioso, per riportare alla luce un evento da molti dimenticato. L’intento da parte dell’autore di salvare la memoria dell’accaduto assume la forma di una racconto ricercato, inedito e emozionante, tra storia e letteratura. La tragedia e le difficoltà dunque segnano il percorso esistenziale di Rocco e il suo cammino verso la maturità; costituiscono le basi di un racconto dove il dramma, gli affetti e il passato si fondono con la storia più ampia dell’Italia meridionale lungo il corso del ‘900.

Parliamo di un romanzo dell’anima, introspettivo e di profonda sensibilità, in cui Marcello Loprencipe mette a fuoco sapientemente la maturazione del personaggio principale. Il lettore resta affascinato da un protagonista dai tratti incredibilmente umani, resiliente, positivo nei confronti della vita nonostante le mille difficoltà.  Rocco è l’esempio della bontà e della semplicità d’animo. Quella positività che ha dentro lo porta a scorgere orizzonti di realizzazione e creatività in ogni angolo di vita. L’autore riserva particolare attenzione ai ricordi del protagonista, ai suoi mutamenti interiori, ai sogni e alle speranze che lo sostengono nei momenti più bui. Ne emerge il racconto di una vita fondata sulla semplicità, sui sogni e sul sacrificio.

La scrittura di Marcello Loprencipe è espressiva, scorrevole, emozionante. Viaggia sulle ali della poesia e di potenti immagini che toccano il cuore e lasciano tanti spunti per riflettere. Un libro che parla il linguaggio del sentimento, della fiducia, dell’autenticità. Rocco il giostraio è questo e molto di più. Un romanzo di formazione portatore di profondi insegnamenti, in cui la tragedia storica si intreccia all’inesauribile luce interiore del protagonista.

Rocco il giostraio è un racconto sfaccettato capace di suscitare sentimenti diversi fra loro, dove il dolore si alterna alla gioia, la disperazione alla speranza, la tristezza alla felicità. Un romanzo stratificato che custodisce l’accuratezza della ricerca storica e un’incredibile sensibilità di fronte ai temi fondamentali della vita. Un libro in cui i personaggi, ognuno a suo modo, rappresentano lo spaccato della società italiana di metà ‘900, anni di grandi sconvolgimenti e cambiamenti. Anni segnati dalle grandi tragedie e da nuove speranze.

Marcello Loprencipe realizza con questa sua opera letteraria l’obiettivo di salvare dall’oblio il ricordo di una tragedia devastante, sulla quale intesse la vicenda personale di un protagonista che resta indelebile nel cuore. La storia di Rocco trasmette l’idea che la felicità, nonostante tutto, sia sotto ai propri occhi e dentro l’anima. La si può intravedere nonostante l’indigenza e le numerose difficoltà; la si può scorgere nel sorriso di un bambino o nel semplice gesto di far girare una giostra. I ricordi e le speranze che accompagnano Rocco fino agli ultimi giorni della sua vita lasciano nel lettore un agrodolce senso di malinconia.

Intervista all’autore

Buongiorno Marcello e grazie per voler condividere con noi alcune curiosità sul suo ultimo romanzo Rocco il giostraio (Campi di Carta 2023). Il libro narra un fatto realmente accaduto, la tragedia del transatlantico Conte Rosso. Perché ha scelto di raccontare questa storia?

“Tutto è nato per caso. Pensavo di scrivere un racconto da inserire nella raccolta che proprio in queste settimane sto concludendo. Volevo far conoscere la storia di Rocco, un personaggio cui accenno nel mio romanzo pubblicato nel 2017 “L’ombra del carrubo” e che aveva suscitato l’interesse dei lettori. Come il romanzo che lo ispira, il racconto è ambientato in terra di Puglia, più precisamente a Brindisi, e nel fare una ricerca topografica nella zona del porto su Google Maps casualmente mi sono imbattuto in una vecchia notizia del gennaio del 1934: l’arrivo del transatlantico Conte Rosso proveniente dalla Cina con a bordo un personaggio famoso. Subito  mi sono incuriosito al punto che avevo iniziato ad approfondire le notizie sul prestigioso transatlantico. Una vera e propria scoperta! Non solo per me, perché ancora oggi durante le presentazioni del romanzo, allorché chiedo ai presenti chi è a conoscenza della storia del Conte Rosso, non vedo mai mani che si alzano. Ho preso a cuore questa vicenda di cui si è persa memoria al punto che il mio racconto si è trasformato in un romanzo, collocando la storia di Rocco in un ambito più grande, quello della Storia.”

Come è riuscito a ricostruire il fatto per elaborare il romanzo?

“Esistono molte notizie legate alle vicende del Conte Rosso ma oggi sappiamo che bisogna avere la spinta iniziale per cercare nel mare magnum della rete. Come ho già detto questa spinta  mi è arrivata in maniera casuale poi, una volta compresa l’importanza di questa storia dimenticata, mi sono messo sulle tracce di chi quei fatti li aveva vissuti, devo dire con pochissime speranze iniziali. Tuttavia, e la cosa ha dell’incredibile, sono riuscito a rintracciare l’ultima persona vivente imbarcata su quella nave e da lui, perché si tratta di un uomo, mi sono fatto raccontare le sue vicende personali intrecciate con quelle della grande nave.”

Chi è il protagonista Rocco e quali aspetti lo caratterizzano?

“Possiamo affermare che “Rocco il giostraio” è un romanzo di formazione nel senso classico del termine. Il protagonista nasce alla fine degli anni ’20 e in qualche modo attraversa la storia del nostro Paese fino alla soglia del nuovo millennio. In questo arco di tempo anche quel triangolo compreso fra le terre di Carovigno, San Vito dei Normanni e Brindisi subisce i grandi cambiamenti della Storia. Tuttavia Rocco cerca in qualche modo di tenere vivi i suoi principi legati a una vita semplice che ancora agli inizi degli anni ’60 è lontana dal progresso. Cè tutto un mondo che in Puglia va ancora avanti a forza di braccia, come la sua barca a remi e soprattutto la piccola giostra in legno che realizza con le sue mani per far girare i sorrisi dei bambini.”

Nel libro hanno particolare importanza le relazioni, i sentimenti e i legami affettivi. Le va di dirci qualcosa di più rispetto a questo aspetto?

“Sono curioso delle storie degli altri, tuttavia a interessarmi maggiormente sono quegli aspetti che rendono ogni vita davvero unica, non tanto per ciò che quelle persone hanno fatto, ma per quello che hanno rappresentato, quello che hanno lasciato. Per questo mi interessano i loro amori, i loro sogni, molto meno il fatto che siano stati avvocati, contadini, manager o pescatori. Quando una persona non c’è più a parlarci ancora di lei restano elementi impalpabili come il permanere in un ambiente del profumo che le è appartenuto.”

In un passaggio molto poetico scrive che le navi hanno un’anima, accolgono paure e sogni. Cosa ha voluto trasmettere?

“In gioventù ho compiuto studi archeologici e per questo attribuisco grande considerazione ai resti materiali dell’uomo. Tuttavia senza chiederci a cosa servivano quei frammenti, il perché un dato oggetto sia stato costruito, quale la ragione che lo pone in relazione con altri oggetti e con l’ambiente che lo circonda, quei frammenti restano muti. Quando invece arriviamo a comprendere quali siano stati gli amori e le passioni di una persona possiamo affermare di averla veramente conosciuta. Non riesco a pensare che i sogni di ognuno di noi verranno a cessare quando non ci saremo più. Bisogna che qualcuno sappia, conosca ciò che abbiamo desiderato e sognato, trasmettendolo a sua volta ad altri.

Raccontare i sogni…

Ecco il significato di quelle barche che nel fondo della loro anima in legno mantengono traccia delle gioie, i pensieri e le paure di chi ci è stato sopra.”

Rocco ha trascorso una vita fatta di sacrifici, tanto lavoro e sofferenze, ma non ha mai perso la voglia di sognare: quale messaggio emerge dal libro?

“Affermo spesso di avere avuto la fortuna di trascorrere da bambino le vacanze estive in casa dei nonni paterni in Puglia, erano gli anni ’60. La vita in questa regione non era diversa da quella condotta da siciliani, calabresi o lucani. Ho avuto però il privilegio di assistere proprio in quegli anni al passaggio della civiltà contadina pugliese alla modernità, qui più violento e rapido che altrove. Questo spiega anche le tante nefandezze accadute, una su tutte l’ex Ilva di Taranto.

Oggi possiamo affermare che la Puglia è la regione più “avanzata” del nostro meridione.”

Ha scritto numerosi romanzi che tipo di evoluzione c’è stata nella sua narrativa? Scriverà altro?

“Ho scritto 7 romanzi. Il primo a due mani, il secondo molto onirico, sempre in bilico fra sogno e realtà. Nel 2017 la svolta con L’ombra del carrubo, al quale è seguito quello che finora resta il mio romanzo di maggior successo: Il venditore di ghiaccio. Poi ho fatto un’incursione nel territorio dei miei studi archeologici con Il furto degli ori. Ladri in azione a Villa giulia, un romanzo inchiesta. Con il 6° romanzo “Olmo” ho voluto cimentarmi in un campo nuovo e complicato: raccontare alcuni aspetti dell’universo femminile calandomi completamente nei panni della protagonista.  Giurie e critica hanno accolto molto favorevolmente questo manzo. Infine Rocco il giostraio.

Se scriverò altro?

Io non posso fare a meno di scrivere, quando sono in procinto di chiudere un lavoro devo già essere all’opera sul successivo, nel caso specifico sulla raccolta di racconti che sto ultimando. E ho già buttato giù qualche traccia del romanzo che verrà poi…”

 

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