Un romanzo intimo e emozionale: “La casa degli orologi” dell’eclettica autrice Cristina Fabbrini Serravalle

"La verità è che credo di essere sempre rimasta sulla superficie dei sentimenti e probabilmente anche delle emozioni; come una libellula che si posa sull'acqua".

Luna Rossa è bellissima, ha un nome impegnativo e un cognome che la inchioda alla scomoda eredità dei cantieri nautici Caetani, l’impresa di famiglia. Ha un amante deludente e noioso, un lavoro che la costringe a una vita nevrotica, e due genitori materialisti che hanno puntato su di lei come su un cavallo di razza. Esasperata, decide di prendersi con le buone o con le cattive un’intera estate a Tenerife per praticare la vela, la sua unica passione ma, giunta sull’isola, pensa insistentemente a uno stratagemma che le consenta di defilarsi.

Gioia Morandi, produttrice cinematografica, la vede per caso e ne rimane folgorata. A suo avviso, solo Luna potrebbe essere Ilka Shulz ne La casa degli orologi, un film che sta per essere girato a Candelaria e che rischia di saltare perché l’attrice protagonista è rimasta vittima di una grave aggressione. Luna non ha mai recitato, ma decide d’impulso di affidarsi alla fantasia della vita, invece di continuare a forzarsi in una direzione che la fa stare malissimo. Se il suo debutto sul set è disastroso, a complicarlo c’è la presenza di Cross, un colosso norvegese addetto alle manutenzioni che la attrae da subito e le suscita emozioni tanto forti quanto inquietanti. L’uomo, schivo e carismatico, ricambia la sua attrazione e la trascina in un labirinto sentimentale ed erotico irresistibile, quando l’agente Florindo Bustamante, un impacciato ex eroe per caso, invaghito senza speranze di lei e geloso di Cross, scopre qualcosa di terribile. Qualcosa che potrebbe mettere in serio pericolo la vita di Luna.

CRISTINA FABBRINI SERRAVALLE è nata a Bergamo. Per anni ha lavorato come pubblicista per la carta stampata per poi tornare al suo primo amore: il romanzo. Intrecciare trame, svelare misteri ed emozionare il lettore è sempre stata la sua grande passione. Per lei, indagare l’animo umano e raccontare la reazione dei personaggi calati in contesti psicologici estremi è come sfidare i limiti della tenuta mentale guidando su tornanti di montagna privi di guard-rail. La serie di romanzi Tinerfeñi ha segnato la svolta che l’ha fatta conoscere al suo pubblico: La ragazza delle onde (2019) e La casa degli Orologi (2022). Polvere è il suo quinto romanzo.

Dal 2020 vive a Tenerife con la famiglia.

La casa degli orologi è il secondo libro della serie Canaria, ti va di dirci qualcosa di più e come si è sviluppata l’idea?

“L’idea nasce nel 2018, quando Cinzia Panzettini, fondatrice della neonata casa editrice Vulcano di Parole mi chiede se mi andasse di partecipare al suo progetto: far leggere le signore italiane sotto l’ombrellone. L’idea era che trovassero qui, sull’isola, dei romanzi freschi e avvincenti con i quali trascorrere piacevolmente il tempo in spiaggia. Nacque così La ragazza delle onde. Il romanzo piacque molto, seppure a un ristretto numero di lettori (anche uomini, ci tengo a sottolinearlo 🙂 ) e decidemmo di ideare subito un altro “capitolo”, La casa degli orologi, appunto. Purtroppo l’avventura di Vulcano di Parole si interruppe a causa della pandemia, ma io avevo già scritto anche il secondo romanzo, La casa degli orologi, che a quel punto prese una strada diversa.”

A quale genere fa riferimento il romanzo e quale atmosfera si può aspettare il lettore?

“Purtroppo non mi è facile incasellare i romanzi della serie Canaria in un unico genere, perché ne toccano diversi: mistery, avventura, amore. Tanta suspance, questo sì. Nel tempo mi sono resa conto di avere uno stile di scrittura che difficilmente può essere associato ad altri romanzi, o allo stile di qualche altro collega. Credo che questo dipenda soprattutto dal fatto che, come mi è stato detto più volte, il mio tratto narrativo è più maschile. Ma essendo una donna vado a toccare anche aspetti più propriamente intimistici ed emozionali tipici dell’animo femminile.”

Luna e Cross sono i personaggi attorno ai quali ruota un caleidoscopio di figure, emozioni, ricordi, paure. Cosa rappresentano questi due protagonisti e quale evoluzione li aspetta nel corso della vicenda?

“Sono due figure alle prese con la ricerca di se stessi, anche se partono da spinte differenti. Sono persone non risolte, che vagano nella loro esistenza seguendo un percorso che hanno – consapevolmente o meno – contribuito a tracciare ma che li fa vivere in una pelle differente da quella che vorrebbero. La vicenda li porta a prendere decisioni che mai avrebbero pensato possibili e che imprimerà un senso finalmente compiuto alle loro esistenze. L’evoluzione e la maturazione dei personaggi è sempre un aspetto a cui tengo moltissimo e che cerco di trasmettere nei miei romanzi, perché la maturazione, il raggiungimento della consapevolezza è uno stato che – già di per sé – rappresenta un traguardo importante nella vita di ognuno.”

Il set cinematografico, in cui hai deciso di ambientare la narrazione, sembra avere sui personaggi un potere epifanico capace di svelare sentimenti, inquietudini, far cadere le maschere. È così?

“Una domanda bellissima, grazie. Assolutamente sì, e mi emoziona sapere di essere riuscita a trasmetterlo. Il set cinematografico, infatti, diventa paradossalmente il vero palcoscenico della vita dei protagonisti. La finzione scenica assolve al compito di mettere a nudo la vera essenza di ciascuno di loro, raccontandoci aspetti del loro carattere (pregi difetti, ma anche forza e fragilità) che, come succede nella realtà, spesso non basterebbe una vita per raccontare. Quando metti un gruppo eterogeneo di soggetti forzatamente insieme, in un ambiente circoscritto, ne viene fuori la vera essenza. Esattamente come capita su una barca a vela.”

Nel romanzo è molto presente il mare e il mondo nautico, che oltre ad essere una passione per i personaggi è anche una potente metafora…

“Un’altra domanda potente! Sì, esatto, e ti ringrazio perché non tutti lo capiscono. La metafora nascosta tra le onde, nel veleggiare, nel vivere nella carne quel tipo di passione, vuole ricondurre alla realtà che ciascuno di noi vive quotidianamente, anche se in modo diverso. Siamo veramente noi stessi solo quando ci caliamo nella nostra realtà più intima e profonda ed è lì che troviamo le risposte alle sfide della vita della vita. Saper prendere delle decisioni importanti, saper governare in una tempesta, mantenere il timone a dritta. Non è mai facile, e la vita ci insegna che a volte si vince e a volte si perde.”

Quale messaggio hai voluto trasmettere con La casa degli orologi ?

“Che il rischio fa parte della vita, e che perdiamo davvero solo quando ci arrendiamo, se pensiamo di non potercela fare, se non cerchiamo di oltrepassare i nostri limiti, che spesso ci autoimponiamo sulla base di esperienze passate nelle quali abbiamo fallito. Che c’è sempre una seconda opportunità. Che spesso c’è un modo diverso di intendere l’amore. Che abbiamo riserve di coraggio ed energia che nemmeno sospettavamo di avere. Che la creatività, in qualunque modo ci sentiamo di esprimerla, è il modo migliore per sfuggire alla mediocrità.

E anche che spesso, quando crediamo di aver inquadrato una persona e ci lanciamo a esprimere giudizi lapidari… a volte sbagliamo.”

Che tipo di scrittrice sei o hai scoperto di essere?

“Eclettica sicuramente, nel senso che, come abbiamo detto prima, non riesco a collocarmi in una casella e la definizione di un genere narrativo mi sta stretta. Mi piace che la mia scrittura e i miei romanzi vengano percepiti da ognuno per quella che è la sua sensibilità.”

A quali altri progetti stai lavorando?

“Il prossimo anno la casa editrice PAV pubblicherà il mio prossimo romanza, dal titolo Polvere. Non appartiene alla serie Canaria ed è stato definito un thriller letterario, ma senza le tinte urgenti di un vero thriller. È un romanzo a cui tengo molto e nel quale presento personaggi che hanno delle storie molto profonde da raccontare… con molta suspance.

Nel frattempo sto scrivendo un altro thriller, ambientato sul Lago Maggiore, e quando ne avrò terminato la stesura mi rimetterò al lavoro sulla serie Canaria. Ho già tre titoli pronti e ne ho buttato giù le trame.”

 

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