ROMA – “La ricerca ci ha senza dubbio permesso di compiere grandi progressi, basti pensare alle terapie combinate, introdotte a metà degli anni ‘90, che si sono dimostrate efficaci sul decorso dell’infezione da HIV, migliorando la qualità della vita e ritardando l’insorgenza dell’AIDS e le sue conseguenze più gravi nei soggetti con infezione da HIV. Ma è soprattutto sulla prevenzione che dobbiamo continuare ad investire in questo come in altri campi. In tale ottica ad aprile scorso, con il via libera di Aifa, la PrEP – la profilassi pre-esposizione per l’infezione da HIV – non è più a pagamento ma rimborsata dal Servizio sanitario nazionale”.
Queste le parole del Ministro della Salute Orazio Schillaci, nel discorso di apertura dell’evento tenutosi al Ministero il 1 dicembre 2023, in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’Aids. Il Ministro ha ringraziato innazitutto le associazioni, che da sempre svolgono un ruolo essenziale nell’impegno comune contro la diffusione dell’infezione da HIV e continueranno a trovare nel Ministero della Salute un valido interlocutore con cui proseguire la sinergia che negli anni si è rivelata sempre molto proficua. Ha quindi ringraziato il cantautore Alfa, che ha aderito a questa iniziativa e si è fatto portavoce di un messaggio forte, rivolto soprattutto ai giovani, sulla conoscenza dell’HIV e l’importanza della prevenzione.
“La gratuità della Prep – ha aggiunto il ministro – era una misura attesa e si tratta di un risultato rilevante perché rappresenta uno strumento aggiuntivo di prevenzione per le persone che hanno comportamenti sessuali a rischio elevato ed è una misura di notevole impatto sulla sanità pubblica. Dobbiamo ricordare comunque e comunicare ai cittadini che la profilassi va prescritta da un medico infettivologo e assunta all’interno di un piano di monitoraggio sullo stato di infezione da HIV e su eventuali effetti collaterali. E soprattutto che non protegge da altre malattie sessualmente trasmissibili per le quali occorre mantenere alta l’attenzione con prevenzione e controlli costanti”.
L’HIV continua a rappresentare un grave problema di salute pubblica globale e per questo l’Italia partecipa attivamente all’obiettivo comune di eradicare l’infezione, oltre a contribuire in modo significativo al Fondo globale per l’eradicazione dell’infezione dell’HIV, della malaria e della tubercolosi. Il nostro Paese è inoltre impegnato in attività di prevenzione, informazione, ricerca, assistenza, cura, sorveglianza epidemiologica e sostegno dell’attività del volontariato, in linea con quanto disposto dalla Legge 135/90 per la prevenzione e lotta all’AIDS.
Ogni anno, il Ministero della Salute pianifica campagne di comunicazione che affrontano, in maniera approfondita, la conoscenza della malattia, la prevenzione del contagio, la promozione dei test e la diagnosi tempestiva, la qualità di vita delle persone con HIV e la lotta allo stigma nei loro confronti. La recente campagna realizzata in collaborazione con l’Istituto di malattie infettive Spallanzani è stata rivolta in modo particolare ai giovani attraverso numerose iniziative culturali e musicali ed eventi nei punti di aggregazione giovanile durante i quali è stato possibile eseguire test per l’HIV. Nell’ambito della campagna, inoltre, sono stati finanziati progetti alle associazioni nell’ambito delle comunità di riferimento per la lotta allo stigma e per una maggiore conoscenza e consapevolezza sulla Prep.
Il ministro ha inoltre ricordato il supporto dell’Istituto superiore di Sanità che accanto alla Sorveglianza dell’infezione da HIV, svolge attività di ricerca, formazione e di consulenza telefonica attraverso il Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse che dal 1987 fornisce, in maniera personalizzata e scientificamente corretta, informazioni e consulenza anche in materia legale.
Secondo i dati ISS, dopo oltre un decennio di trend in costante discesa, si osserva un nuovo aumento dell’incidenza HIV nei due anni post-Covid: 1888 nuovi casi segnalati nel 2022, +32% rispetto al 2020. Tuttavia, l’incidenza in Italia è inferiore rispetto alla media osservata tra gli Stati dell’Unione Europea (3,2 vs 5,1 nuovi casi per 100.000). Diminuisce, inoltre, l’attitudine a fare il test HIV in seguito ad un contatto sessuale non protetto, mentre aumentano i test eseguiti perché già presenti sintomi legati all’HIV in persone che si sono pertanto infettate vari anni prima.