Un racconto “come promemoria di quello che non dovremmo mai scordare”: intervista a Matteo Passante sul libro No smoking No Poets

Questa è la storia di Giovanni Vergani, milanese, musicista per diletto ma dipendente di un call center per necessità, padre di un bimbo che la sua ex compagna ha portato via da Milano per tornare nella sua Catania. Così un bel giorno, quando si accorge che anche suo figlio sta diventando uno dei tanti figli “orfani di padri vivi” di questo paese, Giovanni si trasferisce in Sicilia. Iniziano così i suoi personali “vespri” e, con essi, anche la sua nuova vita, che piano piano si riempirà di personaggi densi, unici, talvolta bizzarri: c’è Gianluca, che divide le donne tra quelle che conoscono già la poetessa Wisława Szymborska e quelle a cui la farà conoscere a breve; c’è Anna, che sostiene che “gli appuntamenti con orari prestabiliti siano una indicazione di massima su quando vale la pena aspettarti: alba, prima di pranzo, controra, tardo pomeriggio, sera, o notte” e il resto sia un’esasperazione moderna dell’utilizzo dell’orologio; c’è Viola, che vive sulla via Etnea e dall’alto vede le cose prima di chiunque altro.

Ingegnere in orario da ufficio e cantautore serale e nei week-end”, così si definisce MATTEO PASSANTE. Nasce sotto il segno dei pesci, a Brindisi, il 14 Marzo del 1978. Trascorre molte ore della sua infanzia in una fumosa sezione di partito d’altri tempi. La sua casa, racconta, è piena di libri, dove Marx Engels è accanto al Vangelo, dove l’uomo in prima fila de Il quarto Stato chiacchiera spesso con il crocifisso di nonna. Nel 2023 il nome di Matteo Passante compare nella ciclopica opera del giornalista Michele Neri dal titolo “Cantautori e cantautrici del nuovo millennio”.

Intervista all’autore

Ciao Matteo, come ti sei avvicinato alla scrittura e come nasce No smoking No Poets?
“A 14,15 anni. Per amore, credo. Per amore delle ragazze che avrei voluto corteggiare e conquistare, così non avendo un motorino da sfoggiare, un machismo da esibire, ma qualche brufolo adolescenziale di troppo e un romanticismo di nicchia (coltivato in camera mia, leggendo e consumando grandi classici e scrittori sudamericani), decisi che era arrivato il momento di mettere giù i miei pensieri, a qualunque costo.  Il Giovane Holden mi insegnò che potevo eludere le convenzioni del “saper scrivere secondo canoni prestabiliti”, e così cominciai a scrivere ovunque mi capitasse.  Spesso mi ritrovavo ad appuntare idee, parole, intuizioni, su foglietti, post-it, scontrini della spesa, fogli a quadretti, ovunque l’inchiostro sapesse cristallizzare l’istante del pensiero. Poco dopo cominciai a scrivere canzoni. NO SMOKING NO POETS è una parentesi in prosa, un respiro tra le tante canzoni scritte e ancora da scrivere. NO SMOKING NO POETS nasce per esorcizzare certe
paure e per condividerle con quanta più gente possibile.”

Quali temi possiamo aspettarci?
“Più che temi, sono postacci reali o della mente nei quali, meno ci metti il naso e meglio stai. Per esempio le RSA e gli ospizi che sembrano posti meravigliosi solo in certi film, e invece sono luoghi malinconici, anticamera della morte. Per esempio i Conservatori dimenticati dai Governi di Destra e di Sinistra in un Paese che tratta le orchestre come lavoratori di serie B, sfruttati e spesso malpagati.

Per esempio i risvolti sui figli delle separazioni complicate, che a volte diventano loro malgrado, “figli orfani di genitori vivi”. Questo succede quando la coppia genitoriale non sopravvive a quella sentimentale e i figli diventano oggetti da brandire contro il padre o la madre additato/a come “carnefice”. Nella fattispecie Giovanni Vergani è un padre che trasferisce la propria vita da Nord a Sud per avere un posto in quelli che saranno i ricordi futuri di suo figlio, anche se ha la consapevolezza che presto quel bambino smetterà di chiamarlo “papà” e lo chiamerà per nome. Per esempio i libri amati e odiati, i film che mi hanno segnato di più.”

Nel corso della storia emergono diverse prospettive dell’amore: quale idea permea il libro?
“Credo che l’amore, come qualunque cosa sulla Terra da quando la Terra esiste, muti per preservarsi, e anche nello stesso istante il “suono dell’amore” può cambiare in base a come ci si pone a cospetto dell’amore stesso. C’è un capitolo del libro che dedico alle regole del Theremin, lo strumento che si suona muovendo le mani tra due antenne e che sfrutta il fenomeno dell’elettromagnetismo. Ogni regola di quello strumento è riconducibile all’amore, compresa quella fondamentale che prevede che nessuno interferisca all’interno del raggio d’azione delle antenne. Ognuno può viversi una storia d’amore con il proprio punto di vista e in casi estremi, quella che uno chiama “storia d’amore”, per l’altro è solo una bellissima storia di amicizia, complicità e poco altro.”

Un posto speciale è dedicato anche alla musica. Ti va di dirci qualcosa di più a riguardo?
“Prima di essere scrittore (e anche durante) sono stato un cantautore, uno strimpellatore di strumenti, ed è inevitabile che la musica fosse colonna portante di questo primo lavoro. Sono cresciuto ascoltando i cantautori, la musica del mondo, la musica classica. Un giorno ho così scoperto che le cose che appuntavo sugli scontrini della spesa, se sistemate metricamente e accompagnate da qualche bella melodia, potevano diventare canzoni. È nata così una carriera fatta di festival, di palchi condivisi con artisti amati da sempre. Tuttavia ho conosciuto il marcio del mondo della musica, i concorsi veicolati da etichette discografiche, l’assenza totale di meritocrazia, la necessità di tanti musicisti di doversi reinventare nella vita per poter sopravvivere. Il call center è per Giovanni Vergani l’unica vera forma di sussistenza, nonostante il talento e l’amore per la sua chitarra.”

Cosa hai voluto trasmettere ai lettori?
“Post-it. Post-it da attaccare ovunque, sulle caffettiere, sugli specchi, sulle abat-jour come promemoria di quello che non dovremmo mai scordare: che dobbiamo stringere di più quando possiamo, che dobbiamo riflettere di più prima di perdersi, che se c’è qualcuno che ci illumina la vita serve dirglielo più spesso.”

Definisci il tuo libro con tre aggettivi e a chi lo consiglieresti
“Denso / stimolante / malinconico. Se me ne chiedessi altri tre, direi sensuale / cinematografico /
realistico.”

Stai lavorando a altri progetti letterari?
“Se intendi scrittura di un nuovo libro, ho una idea che svilupperò prima o poi, ma per il 2024 prevedo tante belle presentazioni in giro per l’Italia di NO SMOKING NO POETS, e un ritorno necessario alle canzoni. Lo devo alla mia chitarra, ai miei musicisti, alla mia mano sinistra che per l’intera scrittura del libro ha partecipato come spettatrice. Tornerò a scrivere quando l’idea sarà così forte da pretendere il mio tempo, le mie notti, quando i tre minuti e mezzo di canzone mi sembreranno troppo brevi per contenere una lunga storia d’amore e di sciocchezze.”

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