Orrore a Palermo, cane bruciato vivo in pieno centro

Palermo – Gli agenti del commissariato Libertà sono intervenuti in piazza Francesco Crispi dove un cittadino aveva segnalato l’episodio. Giunti sul posto, in pieno centro città, i poliziotti hanno individuato l’uomo che, alla vista degli agenti, ha tentato di allontanarsi facendo cadere dalle mani una bottiglietta. Il tentativo di fuggire, però, è stato inutile e la polizia lo ha bloccato. A quel punto ha ammesso le proprie responsabilità provando a giustificare il gesto con l’eccessiva aggressività del cane.

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“Terribile la scena che si è presentata agli agenti”, riferisce una nota della questura. Il cane era immobilizzato a un palo della segnaletica stradale, quasi interamente ustionato e agonizzante. L’animale è stato subito trasportato in una clinica veterinaria. L’uomo, una volta giunto negli uffici del commissariato, ha dato in escandescenze scagliandosi contro gli agenti e danneggiando l’auto di servizio.

ENPA: RICONOSCERE LA PERICOLOSITÀ SOCIALE E PENE PIÙ SEVERE

“È chiaro – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Protezione Animali – che in questa terribile storia di atrocità e degrado riemerge più urgente che mai la necessità di riconoscere la pericolosità sociale per chi compie questi reati contro gli animali. Lo chiediamo insieme a Link Italia da anni e non c’è più tempo da perdere”. L’Ente Nazionale Protezione Animali ha attivato immediatamente il suo ufficio legale attraverso l’avvocato Claudia Ricci, per presentare denuncia contro l’uomo.

“La stretta correlazione – continua Carla Rocchi – esistente tra maltrattamento o uccisione di animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante, antisociale e criminale, definita ‘Link’, è stata ampiamente dimostrata dalla letteratura nazionale e internazionale. Il maltrattamento e l’uccisione di animali sono scientificamente ritenuti specifici indicatori di pericolosità sociale, ossia fenomeni predittivi di contemporanee o successive altre condotte devianti, antisociali o criminali. Per questo chiediamo pene severe e che venga anche riconosciuta la pericolosità sociale di questi soggetti”.  (www.dire.it)

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