“L’enigma della sfinge”, il romanzo poliziesco d’esordio di Luca Giacherio fra sparizioni, fantasmi e antichi segreti. Intervista all’autore

A Villa Cavalcanti, nel bel mezzo di un’incessante nevicata, il piacevole soggiorno di nove personaggi viene sconvolto da un evento inspiegabile: la proprietaria di casa viene trovata assassinata nella Camera Rossa, una stanza inaccessibile e chiusa dall’interno.
Chi ha ucciso Elena Cavalcanti? E come ha fatto l’assassino a commettere questo delitto impossibile?
A indagare sul caso si troveranno il colto ispettore Badalamenti, con la sua incrollabile fede nella razionalità, e il giovane Nemo, che al contrario sa molto bene che, a volte, è necessario uscire dalle strade più battute fino a immergersi nei deliri dell’oppio.
Mentre vanno alla ricerca di risposte, uno spettro mostruoso si aggira fra gli ospiti della villa, disturbandone il sonno. È lo spettro della sfinge, che porterà con sé una serie di enigmi tanto sinistri quanto misteriosi.
Sparizioni, fantasmi e antichi segreti guideranno il lettore in un viaggio sorprendente tra il mondo reale e quello metaletterario alla ricerca della soluzione del più grande enigma di tutti i tempi.

LUCA GIACHERIO nasce a Bergamo il 24 Giugno 1991. Cresce divorando libri, fumetti e film, senza disdegnare
il buon cibo in mezzo a questi. Frequenta il Liceo Scientifico Edoardo Amaldi di Alzano Lombardo (BG), indubbiamente il più bello del mondo, dove si diploma a pieni voti nel 2010. Lo stesso glorioso anno in cui José Mourinho conduce la sua amatissima Inter alla conquista del Triplete.
Nel 2015 si laurea con lode in Farmacia all’Università degli Studi di Pavia. Da allora lavora nella Farmacia Giacherio di Ranica (BG), il meraviglioso paese in cui vive dalla nascita. Suoi idoli assoluti, oltre al già citato José Mourinho, sono Clint Eastwood, Galileo Galilei, Maccio Capatonda e Paperon de’ Paperoni.
Grande appassionato di romanzi gialli, adora soprattutto gli enigmi della “camera chiusa”, in particolare
quelli scritti da John Dickson Carr, che tenta rispettosamente di emulare in questa sua opera prima L’enigma della sfinge.

Intervista all’autore

L’enigma della sfinge è il tuo romanzo d’esordio. Come è nata la passione per la scrittura e per il giallo?
“Fin dalla mia infanzia ho sempre letto molto e sono sempre stato appassionato di gialli classici deduttivi (quelli alla Agatha Christie, per intenderci). In particolar modo, nel corso del tempo, mi sono appassionato ad un sottogenere specifico: la camera chiusa. Trattasi di quel genere di romanzo poliziesco in cui la vittima viene trovata assassinata in circostanze apparentemente impossibili, come una stanza chiusa ermeticamente dall’interno e inaccessibile, ma in cui l’assassino è comunque riuscito ad entrare per commettere l’omicidio e ad uscirne senza lasciare alcuna traccia. La camera chiusa si può quindi definire il livello più complesso e stimolante del giallo classico, perché, prima ancora di indovinare l’identità dell’assassino, il lettore deve capire come è stato commesso quello che sembra a tutti gli effetti un delitto impossibile.

Il mio scrittore di enigmi della camera chiusa preferito è John Dickson Carr, un genio assoluto; e forse è soprattutto grazie ai suoi libri se ho deciso di scrivere L’enigma della sfinge, perché dopo aver letto tutti questi romanzi gialli, sono semplicemente arrivato ad un punto della mia vita in cui leggerli non mi bastava più. Mi sono accorto che ogni volta che leggevo un nuovo giallo, mi ritrovavo ad immaginare enigmi che non fossero ancora stati proposti, con soluzioni a cui, incredibilmente, non si era ancora arrivati. E così, per puro divertimento mio (ma, mi auguro, anche del lettore), ho voluto provare a scriverne uno di mio pungo e spero con un risultato soddisfacente.”

Parlaci dell’ambientazione e dell’atmosfera
“La vicenda è ambientata a Villa Cavalcanti, un’antica villa nobiliare adibita ad albergo, immersa tra boschi oscuri e monti innevati. Il contesto spazio-temporale ha dei confini poco definiti perché la villa sembra isolata dal tempo e dallo spazio, cristallizzata in un inverno freddo e nevoso, idealmente nei primi decenni del Novecento, ovvero nell’epoca d’oro del giallo classico. Naturalmente la scelta di un’ambientazione nebulosa è voluta, per motivi che si potranno intuire durante la lettura. E proprio in questa villa misteriosa, nel bel mezzo di un’incessante nevicata, il piacevole soggiorno di nove personaggi viene sconvolto da un evento inspiegabile: la proprietaria di casa viene trovata assassinata nella Camera Rossa, una stanza inaccessibile e chiusa dall’interno.

Da questo momento in poi, saranno gli stessi ospiti della villa a dover indagare sul delitto, accompagnando il lettore in un viaggio sorprendente tra il mondo reale e quello metaletterario alla ricerca della soluzione del più grande enigma di tutti i tempi. E durante questo viaggio, i protagonisti si addentreranno sempre più nei labirintici corridoi di Villa Cavalcanti, fra cui aleggiano misteri, fantasmi e antichi segreti da svelare.

Quale personaggio ti è riuscito meglio e trovi più affascinante?
“Uno degli elementi fondamentali del giallo deduttivo è la presenza di personaggi caratterialmente interessanti. Se poi questi personaggi sono costretti a trascorrere del tempo insieme, a stretto contatto tra loro in un ambiente chiuso, come avviene ne L’enigma della sfinge, acquisiscono una funzione fondamentale perché per vari motivi la trama dipende dalle loro azioni, che sono una conseguenza della loro caratterizzazione.

Quindi, nel mio caso, era fondamentale creare dei personaggi con un grande potenziale d’azione, in grado di compiere qualcosa di imprevedibile in qualsiasi momento della narrazione. Fra quelli a cui è stato delegato il ruolo di imprevedibilità, spicca sicuramente il dottor Giovan Battista Scaccabarozzi, che è un esperto medico ed entomologo, molto preparato in entrambi i campi. Il dottor Scaccabarozzi, che si presenta come un simpatico e timido ometto di bassa statura, ha però un problema: è sia dislessico che balbuziente. E il suo cognome è funzionale alla sua caratterizzazione, perché non lo riesce mai a pronunciare correttamente, storpiandolo in tutti i modi che si possono immaginare. Per vincere la sua timidezza e la sua difficoltà di comunicazione, soprattutto in situazioni socialmente impegnative, è solito sciogliere la sua claudicante parlantina con qualche bicchierino di vino, che però deve dosare con grande attenzione per non sabotare le sue già carenti doti di comunicazione.

Come potete immaginare, questo aspetto è un’autentica miccia, pronta costantemente a innescare un meccanismo tragicomico particolarmente esplosivo. Per queste sue caratteristiche, penso che sia il mio personaggio preferito.”

Come hai gestito il ritmo della narrazione e quali elementi caratterizzano la tua scrittura?
“Ho cercato di alternare momenti di tensione, in cui sviluppavo la trama del giallo, a momenti di distensione, in cui avveniva qualcosa di divertente. Per quanto riguarda i primi, ero chiaramente vincolato dall’intreccio poliziesco, che doveva essere ben delineato dall’inizio alla fine, per evitare buchi di trama e mantenere la coerenza complessiva della storia. Per quanto riguarda i momenti distensivi, invece, avevo maggiore libertà di azione.

Pertanto ho ritenuto che il modo migliore per far divertire me ed un potenziale pubblico fosse quello di far divertire, in primis, i miei personaggi. E per permettere questo, ho lasciato loro totale libertà d’azione, facendoli interagire fra loro sulla scena a seconda delle loro caratteristiche e trasformandomi quindi in un semplice cronista degli eventi. Possiamo quindi dire che buona parte della trama sia stata inventata dai personaggi stessi e non da me. Molte scene divertenti, fra cui anche alcune decisamente assurde, sono state scritte di getto, senza che avessi la benché minima idea di come si sarebbero sviluppate. E questo è stato possibile grazie all’imprevedibilità di alcuni personaggi, come ad esempio quella del dottor Scaccabarozzi, di cui abbiamo appena parlato. Quindi penso che, in generale, la mia scrittura sia proprio caratterizzata da questa alternanza di situazioni molto diverse fra loro.”

Il tuo è un viaggio investigativo fra la soluzione del delitto e le strutture narrative del giallo. Cosa può aspettarsi il lettore?
“Il lettore deve aspettarsi un duplice divertimento. Innanzitutto divertimento intrinseco al genere, perché quando si legge un giallo lo si fa per puro divertimento, in quanto è come giocare ad un gioco della Settimana Enigmistica, solo con gli enigmi distribuiti per tutto l’arco della narrazione. Nel classico giallo deduttivo, esiste una vera e propria sfida, che lo scrittore lancia al lettore e quest’ultimo deve riuscire a trovare una soluzione all’enigma prima della fine del romanzo. Il lettore ha due strategie per trovare tale soluzione. La prima si basa su un metodo classico, e se vogliamo più onesto, e consiste nel risolvere il mistero utilizzando gli indizi empirici forniti dallo scrittore (che sono poi gli stessi indizi che utilizza anche l’investigatore protagonista).

La seconda strategia si basa su un metodo alternativo, se vogliamo meno onesto, ovvero sulla risoluzione del delitto attraverso espedienti narrativi. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: se stiamo leggendo un giallo di 300 pagine e a pagina 30 viene presentato un probabile colpevole, possiamo ipotizzare che (mancando ancora ben 270 pagine alla fine del romanzo) questo non sia il vero assassino, ma sia solo uno “specchietto per le allodole”. E questa è una deduzione che nasce dalla nostra pregressa esperienza in materia, maturata dalla precedente lettura di altri gialli che ci ha istruito sul funzionamento del meccanismo narrativo del genere. Leggendo vari gialli, mi sono accorto che molto spesso il lettore medio utilizza la seconda strategia, quella basata sugli espedienti narrativi.

Quindi, oltre al viaggio investigativo verso la soluzione del delitto, ho voluto inserire nel mio romanzo anche una sottotrama metaletteraria per due motivi. Il primo è quello di fornire al lettore uno spunto di riflessione sulle strutture narrative del giallo e sull’onesta del metodo investigativo usato dal lettore (che può sfruttare gli indizi empirici o gli espedienti narrativi). Il secondo è quello di raddoppiare il divertimento del lettore, che potrà giocare sia a risolvere l’enigma, ma anche di scegliere se risolverlo in modo classico o metaletterario.”

Che tipo di scrittore sei o hai scoperto di essere?
“Penso di essere uno scrittore dalle molteplici sfaccettature. Da un lato ho scoperto di essere estremamente metodico nella pianificazione della trama principale. Dall’altro, invece, ho scoperto di essermi divertito molto a lasciarmi trasportare nelle scene collaterali, seguendo le mie ispirazioni, le mie passioni e soprattutto i miei personaggi. Talvolta alcune scene sono nate all’improvviso, dalle emozioni che sentivo nel momento in cui le ho scritte. Se però devo scegliere una sola caratteristica, direi che sono proprio scrittore per divertimento, per
gioco. D’altronde i bambini quando giocano non fanno altro che inventare delle storie ed è così che ci si diverte davvero: inventando o leggendo storie. Spero, quindi, di trasmettere questo divertimento anche al mio pubblico.”

Definisci L’enigma della sfinge con tre aggettivi
Onirico; misterioso; divertente.

Stai scrivendo altri libri?
“Per il momento non sto pensando ad un sequel e non sto scrivendo nulla, in generale. Però non mi pongo nessun limite, nel senso che questo libro l’ho scritto quasi per caso, quasi come se fosse un gioco. E siccome la voglia di giocare vien leggendo, non escludo che un domani mi possa nascere nuovamente la voglia di scrivere un altro romanzo, sempre per gioco. Potrei considerare la scrittura come una passione, perché di lavoro faccio il farmacista. Quindi potrebbe non essere semplice trovare il tempo per scrivere un nuovo libro. Però non fasciamoci la testa, potrebbe capitare in modo del tutto naturale. E non pongo limiti nemmeno al genere letterario. Potrebbe trattarsi anche di qualcosa di completamente diverso da un giallo. L’importante, come ho detto, è divertirsi e, spero, anche divertire.”

 

Recensione

L’enigma della sfinge è il libro d’esordio di Luca Giacherio, un romanzo dalla trama irresistibile che con ingegno combina la suspense tipica del giallo con un’ambientazione suggestiva che cattura subito l’attenzione.

L’impatto con le prime pagine di questo libro ha il potere di catapultare nell’atmosfera misteriosa e piena di segreti di Villa Cavalcanti. Il luogo in cui si svolgono i fatti è più di un semplice scenario di un delitto: funge piuttosto da vero e proprio personaggio dall’oscuro fascino. In questo romanzo l’antica villa nobiliare della famiglia Cavalcanti è un elemento narrativo di spicco, che amplifica la tensione e accresce nel lettore la sensazione di pericolo.

Lo spazio dai toni claustrofobici è un elemento chiave attraverso il quale Luca Giacherio ha saputo plasmare con arte un’atmosfera avvolgente e inquietante. La sensazione di turbamento è costante e crescente. Le descrizioni dettagliate degli ambienti trasmettono un velo di angoscia per quel luogo isolato, senza via di uscita e circondato dalla neve. Un senso di leggera claustrofobia accompagna il lettore nel corso delle indagini mentre i nove personaggi sono impegnati nella ricerca dell’assassino della signora Cavalcanti, che ha sconvolto il loro piacevole soggiorno.

Luca Giacherio, d’altra parte, ha saputo coniugare questo senso di “chiusura” con una vena comica e ironica inaspettata. Lo stile dell’autore traspare attraverso un linguaggio vivace e umoristico che piace; un aspetto interessante del romanzo che alterna la suspense a una dimensione di leggerezza capace di smorzare i toni.

I dialoghi sono affilati, coerenti e lineari, intrisi di battute che fanno sorridere anche nei momenti più tesi. La trama è brillante e arricchita da una prospettiva giocosa che piace e richiama gli elementi tipici del giallo comico. Così l’umorismo diventa un alleato dell’indagine tale da rendere la lettura de L’enigma della sfinge un’esperienza divertente e coinvolgente. Luca Giacherio ha saputo muoversi magistralmente in questo suo romanzo d’esordio, restituendo una storia godibile e avvincente.

L’enigma della sfinge ha il potere di catturare l’attenzione fin dalle prime pagine, attraverso il labirinto di indizi inseriti dall’autore con arguzia e al momento giusto. La trama si sviluppa a partire da un intricato quesito che i personaggi tenteranno di risolvere: la sfinge incombe con il suo enigma lungo lo svolgimento delle indagini. Riusciranno gli ospiti di Villa Cavalcanti a risalire al folle e misterioso omicida?

Luca Giacherio sa affascinare il lettore con una trama poliziesca intrigante, dove si mantiene il giusto equilibrio fra suspense e rivelazioni. Le soluzioni del delitto sono innumerevoli, e in un turbinio infinito di ipotesi il lettore prova un piacevole senso di disorientamento, che spinge a andare avanti nella lettura e trovare la tessera mancante del puzzle.

L’aspetto caratterizzante e geniale de L’enigma della sfinge è la presenza di un doppio viaggio che il lettore è chiamato a svolgere. Da una parte c’è l’indagine sull’omicidio della signora Cavalcanti, dall’altra un’affascinante riflessione meta letteraria sul giallo come genere, sulle sue strutture, sugli espedienti narrativi, sulla costruzione di personaggi e gli indizi. Il risultato è un intreccio sorprendente e coerente fra realtà e finzione, capace di lasciare il lettore sorpreso e divertito allo stesso tempo.

Ogni pagina di questo libro è una sorpresa. Luca Giacherio si muove con abilità fra le strutture narrative del giallo, creando un connubio affascinante fra tradizione e freschezza. La prosa è vivace, sa catturare con un ritmo descrittivo e incisivo. La scena del crimine è trasformata in un palcoscenico dove avvengono situazioni tragicomiche. Lo stile dell’autore è una ventata d’aria fresca nel panorama del giallo poliziesco.

L’enigma della sfinge in definitiva è un libro originale e stravagante consigliato agli amanti del giallo deduttivo e umoristico che vogliano intraprendere un viaggio inedito. È un romanzo consigliato ai lettori di ogni età in virtù di un linguaggio scorrevole e limpido che rende la lettura piacevole e adrenalinica. Leggere L’enigma della sfinge significa immergersi in un’avventura travolgente e memorabile.

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