Francesca è una dottoranda milanese tosta, tenace e innamorata della geopolitica che sogna in grande. Tenendo presente il suo motto, “la passione guida la ragione”, Francesca propone al professor Preziosi di svolgere l’esperienza di ricerca per la sua tesi nell’amato Iran. Qui Francesca affronterà, tra sogni sensazionali e desideri di concretezza, un duplice viaggio: uno introspettivo, che la condurrà alla verità e all’Amore, e uno accademico, che le farà compiere i passi necessari per realizzare i suoi sogni. Si troverà coinvolta in incontri interessanti, situazioni inedite, una misteriosa sparizione e conoscerà la persona che cambierà la sua vita per sempre, Marco.
Biografia di Elisa Sguaitamatti
“Sono Elisa Sguaitamatti, nata a Magenta (MI) il 21 dicembre 1991.
Nel 2013 mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Esperto Linguistico per le Relazioni Internazionali). Fin dal primo anno di università la geopolitica è stata la mia scoperta e la mia svolta da cui è nata una passione inattesa. A questo proposito, ho deciso di scrivere una tesi sulla prospettiva iraniana nell’Asia Centrale post-sovietica, analizzando il caso del Mar Caspio.
Nel 2015 ho conseguito la Laurea Magistrale in Lingue Straniere per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale presso lo stesso Ateneo. Dopo la laurea magistrale per diversi anni ho collaborato con alcuni centri di ricerca, redigendo analisi sulle dinamiche geopolitiche contemporanee che interessano l’Iran e l’Africa meridionale (Angola, Mozambico, Sudafrica).
Attualmente lavoro in un’università milanese nell’area ammissioni internazionali. Come credential evaluator mi occupo di valutare i titoli di studio conseguiti all’estero e di supportare gli studenti internazionali in ogni fase del loro percorso universitario. Grazie a questo lavoro dinamico sono costantemente circondata da persone, stimoli, culture e modi di pensare e di agire differenti dai nostri. Indubbiamente la bellezza della diversità è una grande fonte di ricchezza e mi ritengo fortunata di poter vivere questa realtà, di confrontarmi con gli studenti e di contribuire, seppur in minima parte, alla loro crescita e realizzazione accademica.
Da un paio d’anni ho iniziato a studiare la lingua farsi in parte da autodidatta e in parte grazie alla pazienza di amici iraniani che mi insegnano nuove parole, espressioni idiomatiche e colloquiali. Imparare una nuova lingua apre la mente ed è bellissimo: è come prendersi cura di qualcuno ogni giorno e consente di entrare in intima connessione con la cultura e le sfumature dell’anima di chi la parla.
Scrivere è sempre stata la costante della mia vita e la scrittura di un romanzo uno dei tanti sogni nel cassetto. I miei interessi più grandi sono lo studio delle lingue, la geopolitica, la lettura, la scrittura e i viaggi.”
Intervista all’autrice
Quale è stata la fonte di ispirazione che ti ha portato a scrivere Il primo passo?
L’idea di scrivere Il primo passo (Rossini Editore, 2022) ha preso forma in un giorno di primavera luminoso di tre anni fa. Con la sua pubblicazione si realizza il sogno di poter scrivere un libro che sia ambientato in due Paesi a me molto cari, l’Italia e l’Iran.
La motivazione principale che mi ha portato a scrivere è stata la volontà di immedesimarmi nella realtà di una dottoranda determinata e piena di sogni per sviluppare un’alternativa, una prospettiva e una visione differente dalla mia vita attuale, riflettendo su ciò che sarebbe potuto accadere se io avessi scelto di intraprendere un’altra strada e di proseguire i miei studi dopo la laurea magistrale.
La scelta degli argomenti affrontati riflette e si ispira alle mie grandi passioni: la geopolitica, la scrittura e le lingue straniere. Fin dal primo anno di università un professore molto competente ed entusiasta ha saputo trasmettere egregiamente la sua passione per la geopolitica e il suo profondo interesse per l’Iran. Inoltre, in questi anni ho avuto modo di confrontarmi con diversi giovani iraniani che mi hanno raccontato e mostrato l’Iran attraverso i loro occhi, le loro storie e le loro realtà, agevolando notevolmente il mio grado di immaginazione e creatività.
Parlaci della protagonista Francesca
Dottoranda milanese, tosta e tenace, Francesca esprime l’intenzione di svolgere il suo progetto di ricerca sul campo in Iran, focalizzandosi sulle dinamiche geopolitiche e di sicurezza delle isole del Golfo Persico per realizzare una tesi originale che includa un complesso lavoro di indagine e di interviste. È una donna forte, determinata e sicura di sé: non si arrende mai di fronte agli ostacoli, ma trasforma le sfide della vita in opportunità di crescita. La sua quotidianità si divide tra il lavoro di coordinamento al master e il dottorato e attraverso le sue parole rivela pensieri, desideri, ma anche paure, fragilità e preoccupazioni.
Francesca vive intensamente l’Amore e l’Amicizia e crede fermamente nei suoi sogni, impegnandosi al massimo affinché si possano realizzare al più presto. Nel corso del romanzo matura la consapevolezza di dover compiere tanti primi passi per poter diventare la persona che ha sempre voluto essere.
Credo sia importante sottolineare che una delle peculiarità del romanzo è rappresentata dal duplice viaggio che la protagonista si trova ad affrontare: uno introspettivo che la condurrà alla verità e all’Amore e uno accademico che le consentirà di conseguire il titolo, scrivendo del Paese che le sta più a cuore.
Il libro è ambientato principalmente in Iran, cosa rappresenta per te questa terra e quale atmosfera permea la storia?
L’Iran è un Paese che ho studiato con molto interesse, curiosità e passione all’università. Negli ultimi dieci anni ho letto moltissimi romanzi di autori iraniani e ho collaborato con alcuni centri di ricerca per analizzare le dinamiche geopolitiche, soffermandomi sulle molteplici crisi e sulle contraddizioni politiche e sociali. Successivamente, ho imparato ad apprezzare la musicalità della lingua farsi, le tradizioni culturali e culinarie, la storia della musica pop iraniana grazie a immagini suggestive, storie affascinanti, episodi e aneddoti appresi in momenti di condivisione con diversi giovani iraniani che ho avuto la fortuna di conoscere. I loro contributi sono stati preziosi poiché hanno saputo ampliare i miei orizzonti, nutrire la mia curiosità e sorprendermi, solleticando la mia immaginazione e fantasia.
In questo romanzo sono presenti diverse anime dell’Iran, in buona parte ereditate dalla sua storia millenaria. Si percepisce l’importanza delle tradizioni come Nowruz (il capodanno persiano che coincide con l’inizio della primavera) e di Shab-e Yalda (la notte più lunga dell’anno che celebra il solstizio d’inverno). È evidente l’attenzione al rito del tè, al culto dei martiri e delle rose, la sacralità delle moschee, la cura dei giardini persiani e la meraviglia dei colori e dei profumi delle spezie del Grand Bazar. Emerge anche un divario crescente tra stato e società che si manifesta nella vita quotidiana in una serie di contraddizioni che si traducono in regole imposte dal regime, spesso disattese: la trasgressione ai divieti diventa una forma di libertà e di espressione del proprio essere. Infine, sono citate rivalità regionali e annose competizioni relative alle questioni di sicurezza e di militarizzazione del Golfo Persico.
Il primo passo è un libro autobiografico: quale è stata la parte più difficile e quella più emozionante nel raccontare la tua vicenda personale?
Il primo passo è frutto del mio amore per l’Iran e della mia immaginazione e rispecchia i miei interessi per la geopolitica, per la scrittura e per le lingue, ma non corrisponde alla mia storia personale. Tuttavia, è doveroso precisare che vi sono esperienze, come quella del viaggio in Iran e del lavoro di analisi geopolitica, che riflettono alcuni miei desideri. Non nascondo anche la mia speranza che qualche altra circostanza descritta possa essere un’anticipazione di ciò che potrebbe accadere in futuro, un segno premonitore che diventi motore di cambiamento tra qualche tempo, come una profezia che si autoavvera.
È stato emozionante descrivere i viaggi in Iran perché sono stata molte volte in quei luoghi con il pensiero e con la mente ed è stato altrettanto entusiasmante poter scrivere in prima persona della vita di Francesca. In questo contesto ricco di stimoli e di sfide, vi sono delle certezze. Il Professor Riccardo Preziosi è una figura fondamentale: un uomo affascinante e colto che sa ascoltare, insegnare, far riflettere e trasmettere fiducia negli sviluppi di carriera, consolidando una straordinaria relazione professionale all’altezza dei sogni di Francesca. Analogamente, le amicizie con Reza, Seyyed e Shirin sono punti fermi che aprono una serie di scenari familiari e confidenze intime che rappresentano diversi aspetti e punti di vista dei giovani iraniani di oggi.
Quale idea di Amore emerge dal romanzo?
Credo che l’Amore sia declinato in molte forme e in vari e differenti momenti della vita di Francesca: è una presenza costante in tutte le vicende raccontate.
Quando Francesca rincontra Giorgio dopo quindici anni a Roma, mentre gli parla, sembra ritrovare l’entusiasmo e la complicità di un tempo: qui riaffiorano alla mente ricordi indimenticabili del primo amore adolescenziale.
Successivamente viene citato più volte Nicola, studente modello maledettamente attraente, forte e coraggioso che rappresenta l’amore totalizzante che crede nella realizzazione personale dopo gli studi universitari, nella libertà di scelta e nei grandi progetti di lavoro e di vita. Un idillio magico che lascia un segno indelebile, proprio come il sogno della protagonista che riguarda il momento della proposta di matrimonio.
Con Marco, invece, Francesca conosce l’Amore vero, caratterizzato da nuovi mondi e nuovi orizzonti a cui tendere, da una ferma consapevolezza e una irresistibile voglia di vivere ogni istante della favola insieme. Come ogni grande Amore che si rispetti, rimane sempre vivo ed è per tutta la vita. Per Francesca è un sentimento autentico che abbatte ogni difesa, fa superare la diffidenza e la disillusione verso gli uomini, facendole dimenticare le delusioni amorose precedenti.
Da ultimo, ma non per importanza, possiamo riconoscere anche altre forme di questo sentimento universale: l’amore per la geopolitica, per l’Italia e per l’Iran, per la propria vocazione accademica nonché la profonda amicizia che lega Francesca agli amici italiani (Fabrizio, Paolo e Silvia) e a quelli iraniani (Reza, Seyyed e Shirin) che incontra nel suo cammino.
Quale messaggio hai voluto trasmettere ai lettori?
Un messaggio riguarda la forza dei nostri sogni: una volta che abbiamo individuato ciò che vogliamo essere e fare realmente, dobbiamo impegnarci con tutte le fibre del nostro essere, dobbiamo essere disposti a tutto, essere preparati alle sfide, alle difficoltà e alle opportunità. Se ci crediamo veramente i nostri sogni si realizzeranno. Non importa quando o quanto dovremo aspettare prima che questo accada, ma dovremo sempre essere pronti al segnale, a quel momento cruciale dove il sogno è a un passo da noi e può diventare realtà: sembra sempre impossibile finché non accade.
Questa storia insegna tante cose, ma soprattutto a sopportare ogni imprevisto con pazienza, ad accettare la sfida e a vivere serenamente. Scegliendo il tempo, il modo, le parole giuste, sapendo aspettare, osservando e parlando con misura per accettare le cose che non riusciamo a cambiare e avere il coraggio di cambiare quelle che possiamo.
Inoltre, avevo una storia da raccontare e ho deciso di condividerla: ho voluto prendere per mano i lettori e accompagnarli in una dimensione nuova, ma non così lontana dalla realtà. Un viaggio alla scoperta dei sentimenti di Amore e di Amicizia, con la speranza e l’augurio che in molti possano riconoscersi nelle stesse emozioni e in alcune situazioni oppure che abbiano desiderio di vivere esperienze come quella di ammirare il cielo stellato dal deserto o esplorare le città principali e poi le isole del Golfo.
In questo modo sono riuscita a parlare delle terre che amo, provando a trasmettere tutta la bellezza e la complessità di questi contesti. Spero che i lettori si sentano curiosi, ammaliati da tanto splendore e che abbiano l’impressione di camminare fra le strade dell’Iran, lasciandosi conquistare da suoni, profumi e sapori.
Progetti narrativi futuri?
È nei miei progetti continuare a scrivere perché scrivere fa parte di me. Sono certa che tornerò a scrivere su un foglio bianco ogniqualvolta sentirò l’esigenza e il desiderio di raccontare una nuova storia.
Dopo la pubblicazione de Il Primo Passo, il mio romanzo d’esordio, mi è capitato di confrontarmi con alcuni lettori che mi hanno chiesto spiegazioni su personaggi che fino a tre anni fa esistevano solo nella mia mente. In quel momento ho percepito una sensazione strana e bellissima: parlavamo di qualcosa che avevo creato e curato personalmente dall’inizio alla fine. La soddisfazione per aver realizzato questo progetto sognato a lungo mi ricorda che dobbiamo sempre avere cura dei nostri sogni.