Milena è una giovane donna appena uscita da una dolorosa esperienza e trascorre le sue giornate apatica a letto. Le sue amiche vanno a trovarla per aiutarla a superare il brutto momento e, accomodate nell’ampia terrazza, iniziano a dispensare consigli, come fossero istruzioni per l’uso. Milena, più silenziosa che mai, allontana la sua mente e, partendo da un piccolo particolare di un avvenimento realmente accaduto, inizia a fantasticare su storie di donne, ispirate al vissuto delle sue amiche. Milena ci racconta complessi rapporti di coppia, veri e propri disagi psicologici e fatti curiosi, surreali o misteriosi, comprendendo che l’antidoto al suo dolore è la scrittura.
Qual è stata la tua fonte d’ispirazione per scrivere Le ragazze della terrazza?
Tutto è iniziato a seguito di un Laboratorio di scrittura creativa che ha trasformato la mia attitudine a scrivere poesie in capacità narrativa. Gli spunti per i racconti non sono omogenei ma vari e hanno tratto origine da:
- Fatti reali su cui io ho romanzato
- Frasi colte durante una conversazione sulle quali ho intessuto una trama
- Un sogno (Daniela)
- Un’immagine apparsa alla mia mente a seguito di un’emozione o una musica, come già mi accadeva con la poesia. (il racconto Erika è nato proprio da un’immagine e ho condotto la narrazione veramente come una mia inchiesta)
- Da brevi frasi scritte durante il corso che essendo molto d’impatto ho usato come incipit e sprone per la mia fantasia
Il prologo e l’epilogo sono nati successivamente, come mia esigenza d’introdurre una voce narrante e una sorta di motivazione ai racconti. L’ispirazione mi è stata offerta proprio dalla mia ampia terrazza, da sempre luogo d’incontro, nella buona stagione, con parenti e amici più cari e da un avvenimento realmente accaduto in un periodo doloroso della mia vita.
Quali temi fondamentali emergono nelle storie scritte da Milena, che si rifanno alle esperienze delle sue amiche?
- Il tradimento in senso lato, non solo limitato a quello di coppia ma anche come tradimento verso se stessi e i propri sogni, il tradimento della vita, inteso come destino avverso, il tradimento lavorativo e quello più grave della negazione d’amore di un padre verso una figlia
- Problemi di coppia
- Problemi psicologici (disturbi psicosomatici, idee suicidarie, dissociazione, bulimia)
- Drammi di vita
- L’amicizia
- La scrittura come forma di terapia
In che modo credi che il processo di scrittura possa agire come strumento di elaborazione e superamento di esperienze dolorose?
Già in epoche molto lontane la scrittura, attraverso lettere e diari, ha permesso l’espressione di sentimenti e riflessioni su se stessi e solo in epoca più recente ha assunto il ruolo di pratica terapeutica. Ciò perché attraverso la scrittura è possibile elaborare emozioni e pensieri complessi più difficili da esprimersi a parole; nello stesso tempo buttare fuori di sé qualcosa che tormenta offre un senso di liberazione emotiva. C’è chi lo fa con la pittura, chi con la musica e chi con lo scrivere. Rimanendo nel campo della scrittura, i metodi possono essere i più svariati come il tenere un diario, scrivere poesie o anche scrivere lettere a qualcuno senza inviarle.
Infine la scrittura, più specificatamente creativa, con la narrazione di altre storie sia pure frutto di fantasia, fa immergere in esse e nei personaggi che le abitano, rivelandosi un esercizio alla comprensione della vita altrui e quindi a sviluppare empatia nella realtà.
Termino con una frase di Isabel Allende “Scrivere mi consente di rimanere integra e di non perdere e di non perdere pezzi lungo il cammino.” Nell’introduzione del mio libro, io stessa affermo che aver abbandonato la scrittura “mi aveva fatto perdere pezzi di me.”
Qual è il messaggio principale che desideravi comunicare ai lettori attraverso il tuo libro?
Il messaggio principale che intendevo lanciare è la speranza e la possibilità di rinascita. Anche nei momenti più dolorosi e bui della vita non ci si deve mai abbandonare allo sconforto più totale, mantenere viva la speranza per poter, come recita la poesia all’inizio del libro, “dal dolore rinascere e volare nei cieli azzurri a dipingere sogni”. Implicito in questo messaggio di speranza e rinascita, nei racconti emerge l’esortazione a farsi aiutare dalla scrittura come forma di terapia del dolore, dagli amici e anche, se il problema è molto serio da uno psicoterapeuta.
Se qualcuno dei lettori avesse attraversato anche in parte uno dei problemi affrontati nei racconti, spero che, leggendoli, si sentirà meno solo o diverso.
Descrivi la tua opera con tre aggettivi e a quale tipo di lettore la consiglieresti?
Scorrevole, poliedrica, toccante.
Consiglierei la lettura a tutte le donne, ma anche a quegli uomini che vogliono comprendere di più la psiche femminile.
Hai altri progetti letterari in cantiere su cui stai lavorando?
Ho da poco firmato un contratto con una Casa Editrice per la pubblicazione di una silloge composta da circa ottanta poesie. Altre due poesie saranno invece inserite in un’antologia essendo risultata fra i poeti segnalati nel concorso “Premio Letterario Regionale – Pagine Marchigiane 2024 Sezione B (Poesia inedita italiana).
Sto scrivendo altri racconti di cui spero a breve di farne un’altra raccolta.
Cosa caratterizza il tuo stile narrativo rispetto ad altri autori o opere simili?
Il mio stile narrativo è semplice, sintetico e nello stesso tempo profondo cosicché i messaggi e i temi possano arrivare anche ai lettori più pigri e meno eruditi. Lo affermo perché ne ho avuto constatazione. Uno stile narrativo capace di portare all’attenzione del lettore, attraverso brevi storie, tematiche che avrebbero richiesto ben più spazio: una narrazione di storie brevi ma accattivanti e che lasciano il lettore con qualcosa su cui riflettere.
Mi è stato fatto osservare da qualche lettore, durante la presentazione del libro, che alcune storie fossero troppo compresse e per qualcuna me lo sono chiesta anch’io. Meritavano più spazio, sarebbe stato veramente necessario o avrei corso il rischio della ridondanza provocando noia?
Io stessa, poi ritengo di riuscire a dare il meglio di me nelle short stories.
Il mio intento era lanciare un sasso in un lago, mare che sia per provocare quei centri concentrici che da bambini rimanevamo a guardare quasi affascinati.
Ci sono riuscita? Leggendo le recensioni fin qui ottenute, sembrerebbe di sì.