Entrate tributarie + 10,9% nei primi due mesi del 2024

Gettito in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a trainare soprattutto le imposte dirette il cui ammontare registra un incremento pari a 8.152 milioni di euro

Roma – Nel periodo gennaio-febbraio 2024 le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica risultano pari a 86.672 milioni di euro, registrando un aumento di 8.511 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2023 (+10,9%).

A trainare, in primo luogo, le imposte dirette il cui ammontare guadagna, rispetto allo stesso bimestre del 2023, 8.152 milioni di euro. Positivo, ma più contenuto, anche l’aumento delle imposte indirette, con un incremento di 359 milioni di euro.

Il focus riservato al mese di febbraio mostra entrate tributarie pari a 39.398 milioni di euro, 3.005 milioni di euro in più rispetto a febbraio 2023 (+8,3%). Particolarmente positivo l’andamento delle imposte dirette che ammontano a 3.468 milioni di euro (+19,4%). Giù, invece, le indirette che hanno perso 463 milioni di euro (-2,6%).

Dai dati sintetici riportati dalla Nota tecnica, risulta che nel primo bimestre del 2024 le imposte dirette sono aumentate di 8.152 milioni di euro (+17,4%) per effetto, principalmente, della dinamica favorevole del gettito Irpef e dell’imposta sostitutiva sui redditi e delle ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale.

Nel dettaglio, l’Irpef ha registrato un aumento pari a 4.786 milioni di euro (+11,5%). Emergono tutte le tipologie di ritenute: le ritenute sui redditi dei dipendenti del settore privato (+1.914 milioni di euro, +9,8%), sui redditi dei dipendenti del settore pubblico (+2.218 milioni di euro, +12,0%) e le ritenute relative ai lavoratori autonomi (+170 milioni di euro, +7,3%).

Andamento positivo anche per i versamenti in autoliquidazione che hanno segnato un incremento di 489 milioni di euro (+83,0%).

In crescita anche il gettito dell’imposta sostitutiva sui redditi nonché ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale, che mostra un aumento pari a 2.486 milioni di euro (+236,8%). Il risultato positivo riflette, in particolare, l’incremento dei versamenti a saldo, effettuati nel mese di febbraio e relativi al 2023, delle ritenute su interessi e premi corrisposti da istituti di credito (+2.039 milioni di euro). In particolare, spiegano i tecnici del Mef, la tendenza del gettito è legata alla dinamica dei tassi di interesse “passivi” applicati dalle banche che, per tutto il 2023, risultano in rialzo soprattutto in relazione alla remunerazione della raccolta di nuovi capitali, mentre quella dei conti correnti resta sostanzialmente stabile nel primo semestre dell’anno registrando una lieve rimonta nei restanti sei mesi (come evidenziato dall’ABI nel bollettino mensile relativo a dicembre 2023).

Più entrate nelle casse dello Stato anche dall’Ires, che guadagna, rispetto allo stesso periodo del 2023, 604 milioni di euro (+56,7%), e dalle ritenute sugli utili distribuiti dalle persone giuridiche pari a 435 milioni di euro (+51,2%).

Risultato negativo, invece, per l’imposta sostitutiva sulla rivalutazione del Tfr versata dai sostituti d’imposta, il gettito diminuisce di 1.103 milioni di euro (-94,7%), il dato va osservato tenendo conto che il versamento a saldo, per l’anno di imposta 2023, è strettamente legato alle spinte inflattive del 2023. Il Mef precisa, al riguardo, che la rivalutazione del Tfr è infatti calcolata sulla base di un coefficiente determinato dall’Istat sull’aumento dei prezzi al consumo registrato nel corso dell’anno rispetto all’anno precedente. Il meccanismo prevede che la rivalutazione sia pari al 75% del tasso d’inflazione maggiorato di una componente fissa dell’1,5%. Il fatto che, su base annua, l’inflazione nello scorso anno si sia attestata al 5,7% (rispetto al 8,1% del 2022) spiega la contrazione delle entrate derivanti dall’imposta sostitutiva sul Tfr. In linea con queste dinamiche, spiega ancora la Nota tecnica, il coefficiente annuo di rivalutazione del Tfr si è ridotto dal 9,97% di fine 2022 all’1,94% di fine 2023.

L’analisi dei dati relativi alle imposte indirette mostra un gettito pari a 31.690 milioni di euro, con un incremento di 359 milioni di euro (+1,1%).

Lieve aumento per l’Iva, che porta all’Erario 86 milioni di euro (+0,4%). Il dato positivo si deve in gran parte alla componente relativa agli scambi interni che è cresciuta di 803 milioni di euro (+4,5%), viceversa l’Iva sulle importazioni scende di 717 milioni di euro (-20,1%).

Più nel dettaglio, l’andamento settoriale sugli scambi interni risulta in crescita del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’analisi settoriale depura il gettito dell’Iva da quello derivante dallo split payment, che rappresenta una componente indistinta dell’imposta sugli scambi interni e, quindi, non imputabile ai singoli settori di attività economica.

In crescita le entrate Iva provenienti da tutti i settori, in particolare, emergono i servizi privati (+7,5%), segue l’industria (+6,1%) e, in misura più contenuta, il settore del commercio (+0,1%).

Il focus sugli scambi interni per natura giuridica mostra che l’80,4% del gettito è versato dalle società di capitale e di questo il 44,6% dalle società a responsabilità limitata. Le persone fisiche versano invece il 6,5% e le società di persone il 6,3 per cento.

Gettito positivo anche per l’imposta di bollo (+2 milioni di euro, +0,2%), l’imposta di registro (+76 milioni di euro, +8,7%) e l’imposta sulle assicurazioni (+7 milioni di euro, +2,5%). In salita anche l’accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi (+297 milioni di euro, +11,0%).

Infine, le entrate tributarie erariali derivanti da attività di accertamento e controllo hanno registrato un aumento pari a 353 milioni di euro (+21,8%): 173 milioni di euro (+23,8%) sono imputabili alle imposte dirette e 180 milioni di euro (+20,2%) alle imposte indirette.

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