Sarà inaugurata venerdì 31 maggio 2024 alle 17 la mostra d’arte contemporanea dal titolo “Connessioni” degli artisti Diego Ganci e Ornella Schirò presso Villa Niscemi, a Palermo. L’evento sarà presentato dalla dottoressa Antonella Galati. Interverranno: il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, il sindaco di San Giuseppe Jato, Giuseppe Siviglia, il presidente del Rotary Palermo Libertà Annalisa Guercio e il fotografo Zino Citelli. La mostra sarà allestita dal 31 maggio al 10 giugno 2024 e si potrà visitare dal lunedì al sabato dalle 10 alle 18.30 e la domenica dalle 10 alle 12.30. L’evento è patrocinato dal comune di Palermo, comune di San Giuseppe Jato e dal Rotary di Palermo Libertà.
Dopo l’esperienza maturata attraverso mostre collettive e personali, i due artisti si cimentano in questo nuovo progetto: due modi di “impressionare” l’arte, ma un punto di vista comune sul “sentire” l’arte: è da qui che nasce “Connessioni”. Ornella Schirò e Diego Ganci hanno selezionato in totale 28 lavori tra tele e collage che meglio rappresentano il loro modo di vivere l’arte.
La biografia dei due artisti
Diego Ganci è nato a Palermo il 10 ottobre 1996. Dopo il diploma in Arti figurative presso il Liceo Artistico Vincenzo Ragusa e Othama Kiyohara di Palermo, sempre nella sua città natale, ha conseguito il dottorato in Arte Sacra Contemporanea, presso l’Accademia di Belle Arti con la tesi “La Pop Art nell’opera di Claes Oldenburg, Tom Wesselmann, Paul McCarthy e Jeff Koons”. Adesso è laureando nella specialistica in Storia dell’Arte, presso l’Università degli Studi di Palermo. Ha partecipato a diverse mostre collettive, sia come artista che come Direttore Artistico. Nel 2019 ha esposto le sue opere in seno alla Biennale di Venezia, nel prestigioso sito di Palazzo Zenobio.
Ornella Schirò è nata il 25 luglio 1969 a San Giuseppe Jato (Palermo). L’artista ha un diploma di maestro d’Arte sezione Mosaico e successivamente ha conseguito la maturità artistica al liceo artistico Mario D’Aleo di Monreale. Ha realizzato nell’arco degli anni dal 1990 al 2020, mosaici, vetrate artistiche (incisioni sabbiate e/o decorate) dipinti su Legno e tela. L’integrazione di materiali riciclati, extra artistici su tela dipinta ad olio o a colori acrilici, sono il dialogo tra materia e colore. L’artista ha fatto in passato delle mostre collettive, ma anche due personali: una ad Aprile dello scorso anno alla ex Real Fonderia Oretea a Palermo ed un’altra a Settembre del 2023 a San Cipirello, in provincia di Palermo. E ancora, nel 2023, le è stato conferito il “Premio Teodorico” per l’Arte e la Cultura presso Ravenna Art Gallery &Venice Art Gallery con due opere: Audofleda e Guarigione.
L’arte di Diego Ganci e i suoi collage
“La mia arte è rivelazione poetica dell’invisibile. Immagini come specchio introspettivo del mondo e dell’uomo. Poesie visive come versi intimi della vita” spiega l’artista.
“Nel mio lavoro io parlo spesso usando la parola “poesia” ma, non intendo la poesia nel senso di versificazione, piuttosto come quel qualcosa che si cela dietro, la parte più nascosta. Le immagini per me sono strumento di ricerca per poter arrivare alla parte più intima dell’immagine stessa, cioè la parte più misteriosa, enigmatica, ignota.
Il Mistero, l’Ignoto sono tutte caratteristiche che mi interessano e che sono presenti nella vita così come anche nei miei lavori ma l’Enigma è ciò che tiene in piedi tutto. Per me un’opera d’arte che possiede un senso di enigma conserva un grande equilibrio e forza attrattiva che tale è capace di sorreggere tutto l’intero lavoro.
Ho definito l’Enigma come “il respiro lungo e sospeso che sorregge un’intera vita. È dove è il tempo del silenzio e il silenzio del tempo”.
Un’opera d’arte per me deve essere diretta, chiara ma nello stesso tempo non del tutto. Un’artista non deve dare risposte perché non deve risolvere dilemmi di qualche tipo, deve offrire nuove visioni e spunti di riflessioni da altre prospettive.
È vero che il collage è un’arte dell’assemblaggio ma io spoglio l’immagine per arrivare alla sua parte poetica e all’immagine più profonda che si nasconde dentro se stessa. Una volta che arrivo alla sua rivelazione poetica (la parte più pura) entro in un dialogo conoscitivo in cui la stessa immagine (spogliata) in seguito mi rivela il suo messaggio nuovo che io modello come fossi uno “scultore dell’invisibile”.
Io sono un testimone. L’immagine mi parla, mi suggerisce, è uno strumento che mi permette di leggere la poesia, mi permette di osservare, conoscere e vivere nel mistero silenzioso della vita, l’essenza e la sospensione dell’anima. La mia visione la rendo arte, fruibile a tutti. I miei lavori sono specchio, sono introspezione, sono riflessioni, è una voce, sono autoritratti e ritratti dell’uomo e della vita, sono le mie ferite, sono il mio sguardo interiore, sono lettere che ho scritto e conservate nei miei cassetti, sono gli intervalli tra un battito del mio cuore e l’altro. Io spoglio l’immagine, spoglio il mondo, spoglio me stesso interamente.
Desidero raggiungere il “silenzio del mondo”. Forse in quel momento lì potrò finire di fare arte, forse è lì che la vera arte e la vera vita può avere nuovi suoni e nuove immagini; dove tutto è sospeso come in un silenzio teatrale che, nella sua drammaticità, si rivela l’ignoto e la parte invisibile finalmente diventa visibile.
Le mie creazioni sono le mie testimonianze all’interno di questa poesia che vivo e cerco di conoscere e infine tirarla fuori. È talmente preziosa che è dietro ogni cosa e con delicatezza la devo conoscere prima di mostrarla. È un lavoro di pazienza e amore. Io sono artista perché vedo. Questa mia arte è ricerca disperata e silenziosa verso un qualcosa che mi trasporta ma che non so dove mi porterà, forse a scoprire l’ignoto o forse il viaggio stesso è l’ignoto. Sono in visita in un nuovo mondo, mi sento in dovere di rappresentarlo e mostrarlo come lo vedo e sento. La mia arte è un libro aperto. È verbo senza alcun tempo”.
L’arte di Ornella Schirò e le sue tele
“Aver esposto a Milano, Parigi, Ravenna e Roma mi ha fatto portare “fuori” i colori della mia Terra in una chiave del tutto inusuale. E soprattutto ogni esperienza è una nuova partenza” spiega l’artista.
Ornella Schirò parla della sua arte: “Nel mio lavoro confluiscono tutte le mie esperienze artistiche: pittura, mosaico e decorazione su legno e vetro si intrecciano spesso. Sono sempre in continua e costante ricerca tecnica, perché attraverso di essa “scavo” quello che io definisco l’interiore, ciò che non riesco a vedere usando solo i miei sensi. Mi prendo cura dei dettagli ed è una cura reciproca. Il materiale da riciclo che utilizzo mi comunica sempre qualcosa, ancor prima della sua trasformazione, prima che lo ritagli e lo colori, sento che ha una nuova vita. Poi “scrivo” attraverso il valore simbolico delle forme e dei colori sulla tela.
I sentimenti cerco di rappresentarli con la medesima intenzione: osservare, riflettere, scavare senza mai essere aggressiva, senza mai dimenticare il tatto che si deve avere verso i sentimenti (propri e/o altrui). Il tatto diventa uso “chirurgico” dei materiali, convergenza tecnica, cromatica e materica, senza mai scompaginare la disposizione armonica spaziale.
La geometria è sempre in armonia con le altre forme: astratte, floreali, sinuose o figurative sono forme ideate per dar vita ai sentimenti umani e agli elementi della natura. L’idea di dare una “forma” ai quattro elementi per me è fondamentale. La ricerca della “forma dell’Anima umana” è stata un elemento essenziale nella mia prima personale pittorica D.N.A. “Dialogo Natura Arte” ricerca sia artistico/pittorica che emotiva. Ho creato delle “Imbarcazioni” perché è così che immagino la mia Anima, un natante, un poco gondola, un poco luna/canoa. Un’anima forte, che ha avuto meravigliosi incontri e subito dolorosissimi scontri. Ricerca continua e costante, che prosegue attraverso la scoperta dell’andare “oltre la pelle”.
L’andare oltre, connettersi con la parte che non è “esterna” ma interna, quella sotto la pelle, che arriva proprio all’animo umano. CONNESSIONI rappresenta per me un incontro con un Arte che ammiro e con un’artista che stimo. Rappresenta la connessione di due generazioni, due mondi distinti ma che danno una unica energia grazie alle loro differenti peculiarità. I nostri mondi artistici si confrontano e si ispirano a vicenda”.