Superbonus, disappunto del CNI per le modifiche senza fine al provvedimento

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri critica l’emendamento al decreto legge Superbonus che cambia le carte in tavola per l’ennesima volta.

ROMA – Nella notte fra venerdì e sabato scorsi è stato presentato in Commissione Finanze del Senato, l’emendamento del Governo al decreto legge Superbonus. Il testo contiene, tra le altre cose, la norma che prevede, relativamente alle spese legate al Superbonus sostenute nell’anno 2024, la ripartizione della detrazione in dieci quote annuali invece di quattro. La norma si applicherà anche al Sismabonus. La detraibilità in dieci anni delle spese per interventi col Superbonus riguarda un ammontare di detrazioni fruibili pari a quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025. La misura, la cui retroattività evidentemente è limitata al solo 2024, naturalmente avrà un certo impatto sui cittadini e sulle imprese che hanno effettuato e fatturato i lavori in Superbonus nel corso di quest’anno e che hanno maturato il diritto alla detrazione, facendo saltare le loro pianificazioni fiscali creando dunque delle difficoltà.

 

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri esprime il forte disappunto per l’ennesima modifica alla norma che genera totale disorientamento in tutti i cittadini e gli operatori interessati. Il Superbonus si è ormai configurato come il provvedimento soggetto in assoluto al maggior numero di modifiche, sin dal giorno in cui è stato varato. Ogni giorno c’è una novità e questo crea in tutti i soggetti coinvolti uno stato di agitazione permanente. Chiunque si trovi di fronte alla necessità di fare un investimento, che sia un proprietario di un immobile, un’impresa o un professionista, ha il diritto di poter usufruire di meccanismi certi e duraturi nel tempo, tali da consentire la programmazione delle spese. In questo senso, questa ennesima svolta è inaccettabile.

 

Inoltre, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri esprime una forte perplessità nei confronti delle cifre relative al Superbonus, sovente sbandierate al fine di giustificare gli interventi a tutela della finanza pubblica. Non si precisa mai abbastanza, ad esempio, che le citate altisonanti spese a carico dello Stato si riferiscono alla totalità dei Bonus e non al solo Superbonus. Inoltre, non si dice mai che si tratta di cifre lorde, alle quali andrebbero sottratte l’IVA e l’IRPEF versate su quegli importi da proprietari di immobili ed operatori interessati. In generale non vengono mai calcolati i ritorni, diretti e indiretti, che la spesa per Superbonus ha generato in termini di crescita del Pil, crescita dell’occupazione, crescita del gettito fiscale ed emersione di attività in nero.

 

Al di là di ogni valutazione di merito di quello che è stata l’esperienza del Superbonus, come CNI gradiremmo che il Governo riferisse dati precisi e certi su quella che è la reale spesa netta a carico dello Stato, perché soltanto basandosi su dati inconfutabili si potrà rendere concreta ogni possibile valutazione su come si potranno configurare eventuali futuri bonus, a nostro avviso necessari per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle recenti direttive europee.

 

 

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