«Non troverai chi ha lasciato morire Veronica e Anna. Le conoscevo entrambe. Che male facevano? Nessuno. Stai cercando i colpevoli. Non farlo. Non puoi prendere un intero sistema. È un mostro con tante teste. Le puoi vedere ovunque».
È questo uno dei tanti momenti di alta tensione, brivido e suspense che animano il romanzo “La violinista”, il nuovo thriller di Gianluca Grillo, edito da Bibliotheka. Un storia avvincente e adrenalinica, ambientata in una Mosca fredda e impenetrabile, sospettosa e piena di contraddizioni, intrighi e crimini da insabbiare.
Gianluca, come è riuscito a ricostruire questa ambientazione così ricca di dettagli? È mai stato in Russia o si è ispirato ad altri libri, autori o film?
«Sono molto contento che il mio romanzo risulti adrenalinico, in quanto la difficoltà maggiore per me è stata proprio bilanciare le parti più concitate dove l’azione è predominante con quelle dove la tensione era assente o impercettibile. Del resto, questo è il compito dello scrittore: regalare emozioni che ben si accordino con una storia credibile. Non sono mai stato in Russia, il mio limite è stato la Polonia. Visitare la Russia di persona sarà come il mio viaggio della vita, ma lo farò al momento giusto: ovvero, quando avrò capito molto su ogni aspetto di questo affascinate paese per poi arrivare lì e rendermi conto di essermi fatto un idea sbagliata su ogni cosa. Naturalmente per scrivere il mio romanzo mi sono documentato e ispirato ad altre fonti, come film e libri di spionaggio. Due dei miei preferiti sono il film “Caccia a Ottobre Rosso” di John McTiernan e il libro “KGB gli occhi della Russia” di Harry Rositzke; ma anche documentari, guide geografiche e contenuti sul web mi hanno aiutato e ispirato molto. La difficoltà maggiore è riuscire a creare non solo una storia che possa appassionare ma anche riuscire ad essere il più originale possibile, a cominciare dalla scelta di scrivere una storia in prima persona, per vivere momento per momento le vicende del mio alter ego diplomatico: il protagonista, Gianluca».
Parliamo di Gianluca Roversi: un diplomatico italiano che, trovandosi in una città così chiusa e pericolosa, mostra freddezza e senso del dovere nel suo lavoro, ma al contempo non rinuncia al suo lato più umano e anche sentimentale. Quanto c’è di “russo” e quanto c’è di “italiano” in questo personaggio-alter ego così complesso e tridimensionale?
«Come ho anticipato, il diplomatico italiano Gianluca Roversi è il mio alter ego: sono io in un’ altra vita, con competenze diverse e capace di parlare correttamente la lingua russa. Per la natura del suo lavoro ho dovuto corredarlo di una discreta freddezza tipica dei russi e delle persone con delle responsabilità. Il senso del dovere, però, è anche una mia caratteristica, che ho cercato di trasmettere amalgamandola al mio modo di concepire i sentimenti, la passione, gli atteggiamenti e il modo di porsi con gli altri. Mi definirei così, un perfetto mix tra russo e italiano come il mio personaggio: “un duro romantico” in parole semplici».
A chi è ispirato il personaggio di Monica, la violinista? È a lei che si deve il titolo del romanzo, eppure sembra sfuggire al ruolo di co-protagonista. Qual è il suo valore aggiunto all’interno della storia?
«Il fatto di aver dato il titolo “La violinista” a questo romanzo è stato un’altra scelta sofferta, perché avrei potuto chiamarlo tranquillamente “Il diplomatico” o qualcosa del genere. Ho scelto invece di intitolarlo così, perché per me Monica è la vera protagonista; è il filo rosso su cui ruota tutto il romanzo ed è l’unica figura immutabile della storia. Monica resta coerente con il suo modo di fare, con le sue idee, al contrario delle vicende e degli altri personaggi che invece cambiano nel tempo, Gianluca compreso. Monica ha avuto un vita sofferta, è una giovane ragazza ma nel suo atteggiamento è già adulta, si destreggia con naturalezza fra militari, corrotti, diplomatici e non ha paura. È lei il fine ultimo del diplomatico italiano, di cui si innamora principalmente per la sua forza d’animo e il suo coraggio, non solo per il suo aspetto. Ho conosciuto qualche ragazza dell’est Europa e nessuna di loro ha avuto una vita semplice alcune con vicende famigliari molto pesanti. Monica potrebbe essere tranquillamente una di loro».
In questo romanzo compaiono anche molti temi sociali e problematiche legate alla cultura russa contro quella occidentale. C’è un messaggio di sottofondo che intende lanciare?
«La cultura Russa era già lontana da quella occidentale e la recente guerra in corso in Ucraina, non ha fatto altro che rimarcare ancora di più il divario fra due mentalità già molto diverse. Eppure, abbiamo molto da imparare da culture diverse dalla nostra, perché attraverso di esse capiamo i nostri limiti e aspetti che stiamo trascurando. In realtà, sono molti gli aspetti positivi della mentalità russa che noi occidentali snobbiamo o riteniamo non necessari: resilienza e adattabilità, di cui il popolo russo si è forgiato nel corso della storia con guerre e forti cambiamenti politici; ospitalità, profondità intellettuale e artistica (pensiamo ai grandi autori come Tolstoj e Dostoevskij, compositori come Čajkovskij, e artisti come Kandinskij sono esempi dell’immenso contributo russo alla letteratura, alla musica e alle arti visive); spirito di conunità: nelle comunità russe c’è un forte senso di solidarietà e supporto reciproco. Pensiamo all’ “obščina” (comunità), dove le persone lavorano insieme per il bene comune; determinazione e duro lavoro, tanto che il termine “stachanovista” è ormai diventato di uso comune; e non di minor importanza l’amore per la natura, l’orgoglio nazionale, un’anima spirituale e filosofica che caratterizza il popolo russo».
Una delle cose che rende questo romanzo affascinante è la consistenza dei personaggi secondari, sia nelle descrizioni fisiche che psicologiche. Qual è il personaggio che più le assomiglia?
«Senza dubbio il personaggio più vicino a me è Gianluca Roversi, il diplomatico, ma non perché avevo voglia di fare il protagonista ma semplicemente per renderlo più credibile possibile. Respirare le sue emozioni e sensazioni, vivere sul momento e in prima persona quello che percepiva il protagonista mentre scrivevo è stata una grande esperienza e avventura per me. Mettermi in gioco attraverso questo personaggio».
Il genere thriller sembra calzare a pennello in questo contesto storico-sociale che è riuscito a costruire. Quanto tempo dedica alla scrittura nella sua vita personale oltre il lavoro?
«Il genere thriller è molto più vario di quanto sembri, così come la fantascienza, altro vasto genere a cui mi sto dedicando. Nella mia vita privata ritaglio gran parte del mio tempo libero per dedicarmi alla scrittura. Il tempo dedicato può variare dalle due alle quattro ore al giorno, specie quando sono nel pieno della stesura di un libro, dopo la raccolta del materiale e la suddivisione delle scene».
Autore: Gianluca Grillo
Editore: Bibliotheka
Collana: Labirinti
Anno edizione: 2017
Pagine: 264
Prezzo: 15 Euro
“La violinista” (Bibliotheka Edizioni) è disponibile sul sito della casa editrice, su internet o preordinandolo in tutte le librerie.