Due adolescenti, Dafne e Ferràn, si innamorano al liceo, senza però mai dichiararsi. Passano i pomeriggi a studiare, si cercano e si godono la compagnia dell’altro ma nulla di più, fino a perdersi di vista completamente. Diventati adulti, conducono due vite molto diverse: Ferràn vive su un’isola della costa spagnola, ha fondato una piccola casa editrice, pratica surf e ha solo relazioni disastrose destinate a finire. Dafne è un’affermata restauratrice a Milano, ma vive in una spirale autodistruttiva che la porta a scegliere sempre uomini sbagliati e violenti; l’ultimo dei quali, Etienne, la costringe a chiedere un’ordinanza restrittiva per le percosse subite. Ma il destino ora fa la sua mossa e, per puro caso, entrambi si ritrovano ricoverati nello stesso ospedale di Milano. Resisi conto dei sentimenti che nutrono fin da ragazzi e che non hanno mai represso, si concedono una prima vera possibilità iniziando una passionale e intensa storia a distanza, dividendosi tra l’Italia e la Spagna. Ma proprio quando decidono di andare incontro al loro lieto fine e finalmente viversi definitivamente e in modo totale, si scontreranno con un finale tragico e quanto mai inaspettato.
Intervista agli autori
Come è nata l’idea di questo libro e ci sono riferimenti autobiografici che hanno ispirato la storia?
Dolores: È stato naturale e facile, dal momento che la storia partiva dalla nostra realtà. Due ragazzini che si innamorano in quinta liceo e si perdono di vista per molti anni. Il ritrovarci era talmente surreale che doveva per forza essere raccontato, una storia da film per molti. Abbiamo iniziato senza regole fisse, scambiandoci ricordi ed emozioni, per poi vederli naturalmente fondersi insieme e il tutto ha preso forma. Molti capitoli sono scivolati velocissimi sulla tastiera perché per noi era come guardare il tutto proiettato su un grande schermo. È bastato raccontarlo.
Fabrizio: Il romanzo nasce dalla realtà. La parte dei due ragazzini è reale come lo era la timidezza e l’insicurezza tipici di quell’età e di quei tempi. La seconda possibilità che viene data ai due protagonisti nasce anch’essa da fatti reali. Questo è stato l’inizio, che ci ha dato l’idea di scrivere una storia. Poi, come tutte le storie, ha continuato a scriversi da sola, esattamente come un film. E sono reali le emozioni che fluiscono tra le pagine.
Presentate i vostri protagonisti Dafne e Ferran, che tipo di personaggi sono e quale evoluzione li attende?
Dolores: Sono – all’inizio di “tutto”, due ragazzini timidi e schivi, che non si ritrovano a loro agio con la maggior parte dei loro coetanei perché estranei a ciò che in quell’epoca storica fa moda, tendenza. Amano i libri, la poesia, e la solitudine, quella “dei numeri primi”. Questa è la scintilla che li lega, da subito, dal primo incontro fugace nei corridoi del loro Liceo. E capiscono, anemicamente, di esse così tanto vicini nel profondo da non poter fare a meno di trascorrere del tempo insieme. Perché insieme, si sentono capiti, accettati, senza maschere. A casa. Purtroppo, la loro “fragilità” e incompletezza interiore, li avvicina forzatamente ad un destino fatto di separazione e di crescita, per nulla facile, ma necessario. Per affrontare i propri demoni, guardandoli in faccia. Combattendoci, anche. Per imparare ad amare sé stessi. E quindi, poi, essere pronti a ritrovarsi. Ma in tutto questo travaglio, il loro legame non si spezza mai. Come un grillo parlante invisibile ma costante nelle loro menti, si parleranno magicamente persino a distanza di migliaia di chilometri, senza saper nulla l’uno dell’altra. Rimpiangendo, sempre, e soprattutto nei momenti bui, quegli attimi di pura serenità rubati, quando erano ragazzini innocenti e non avevano potuto capire la portata del loro sentimento.
Fabrizio: Dafne è una ragazzina insicura e timida oltre che ribelle e testarda. Per quanto sia forte e capace di superare ogni avversità, è fragile internamente e desiderosa di essere amata. Trova brutte persone nella sua vita che la portano a una sorta di disillusione nei confronti di tutto. Con Ferràn finalmente riuscirà a lasciarsi andare senza paura. Ferràn è un ragazzino imbranato che non è capace di dichiararsi a Dafne, cosa che rimpiangerà sempre. Cresce come un uomo sicuro e forte, ma una grande inquietudine lo accompagnerà sempre nella sua vita, una sorta di incompletezza che lo porterà a cambiare spesso la sua situazione. Ritrovare Dafne ed avere di nuovo questa possibilità, stavolta con l’esperienza e un carattere più temprato, gli ridarà fiducia in sé stesso oltre che stabilità.
Quali tematiche avete affrontato in questo romanzo così denso emotivamente?
Dolores: l’abbandono, la fragilità dettata dall’eccessiva sensibilità, che poi è forza al cospetto della fatica che si fa a gestirla per il mondo, fra la gente. La violenza, quella psicologica e fisica. L’abuso psicologico, il narcisismo. La rassegnazione ad una vita apparentemente fantastica ma che ti scava giorno dopo giorno il vuoto lasciato da qualcosa di più prezioso di tutto… ma che credi non ritroverai mai più. La rabbia, il tradimento. L’orgoglio. L’Amore quello vero, incontaminato, disinteressato, puro. E la rivincita. Sul destino, sugli anni persi. E – nonostante il finale, poetico e da interpretare – l’infinito legame tra anime che nessuno può separare. Contro Ogni Probabilità.
Fabrizio: Le tematiche sono molteplici, si parla di rimpianti, di occasioni perdute. Di tempo che passa e di ricordi che non sopiscono mai. Si parla di violenza sulle donne, di possesso, di mascolinità tossica. Si parla di lottare per sé stessi e per chi si ama. Ma si parla anche di viaggi, di amore, di arte e di mare. Dell’esperienza meravigliosa che è sempre e comunque la vita. Comunque vada.
L’amore permea la trama e lo avete descritto sotto diverse sfaccettature: quale rappresentazione emerge di questo sentimento?
Dolores: Il romanzo parla dalla prima riga di una sintonia immediata, per nulla scontata soprattutto quando si parla di giovani adolescenti ancora senza consapevolezza di sé.
Incontri fugaci che li legano per sempre in quel modo imperscrutabile, e spesso contorto, che il destino sceglie per compiersi. Così, dopo tantissimi anni li ritroviamo. Cogliamo istantanee fugaci delle loro vite, che ricostruiamo in un turbinio di flashback che si susseguono in modo perfetto come in una danza che a tratti procede a tempo, altri completamente asincrona.
Li vediamo crescere e trasformarsi da ragazzi pieni di sogni ad adulti più pragmatici, a tratti cinici e quasi irriconoscibili; ne cogliamo i momenti di gioia e disperazione, presi da legami con altre persone che non sono mai quelle giuste; e ancora li vediamo sbagliare, cadere, rialzarsi, cercarsi con la mente e il cuore, senza mai veramente trovarsi.
Un rincorrersi incessante, quello di Dafne e Ferràn. A tratti volutamente esasperante. Presi dalle loro vite, lontani, eppure completi solo quando sono insieme. Un amore che si nutre di incomprensioni, di assenze, almeno quanto lo fa di momenti speciali da ricordare, di una sintonia rara e preziosa che attende solo il momento giusto per realizzare la sua magia.
Una storia romantica, quella di Dafne e Ferràn. Ma non solo. C’è tutta la forza e la bellezza della vita in queste pagine. Ma anche la sua imprevedibile crudeltà.
Fabrizio: Ci sono molti aspetti dell’amore in questa storia. C’è l’amore adolescenziale, acerbo, sconosciuto, improvviso e incomprensibile. C’è l’amore dei rimpianti, quello di “avrei dovuto” o “avrei voluto”. Poi c’è la tristezza e la disillusione di chi nell’amore non ci crede più. E c’è la rinascita, la riscoperta di un amore più maturo e consapevole, un amore che non fa più paura, ma che diventa desiderio insopprimibile. E c’è l’amore al di là di tutto, oltre le vite vissute, una sorta di legame animistico che nel mondo odierno non siamo più capaci di riconoscere.
C’è un messaggio in particolare che sperate possa rimanere nel cuore del lettore?
Dolores: I lettori verranno trasportati in questa storia loro malgrado. È scorrevole e intensa e accadono molte cose. Molti si ritroveranno nei panni dei vari personaggi in diverse situazioni e si riconosceranno nelle loro reazioni, poiché i protagonisti sono molto reali e umani. Vorremmo che il lettore si commuovesse, si arrabbiasse e sorridesse di alcune situazioni. Vorremmo che si rattristasse e che ricordasse com’era sentire le farfalle nello stomaco davanti a una persona a cui non potevi resistere, ma che non eri in grado di corteggiare perché troppo timido. Vorremmo anche che combattesse con i protagonisti e trattenesse il fiato per loro, perché sì, ci sono molti momenti in cui succederà.
E vorremmo con tutto il cuore, che chiudesse il libro, dopo l’ultima pagina e sentisse un senso di vuoto e, perché no, un filo di tristezza perché la storia è finita.
La realtà e i tempi difficili, ti farebbero fossilizzare sulla convinzione che l’Amore non basti o, peggio ancora, non possa esistere. Che sia tutto transitorio ed effimero. Poi succede che nonostante gli anni e le tribolazioni (e la distanza e il silenzio), ti ritrovi di nuovo in quinta liceo, innamorata dello stesso “ragazzino”, e per miracolo capisci che quel sentimento intangibile e incorruttibile che lega inesorabilmente due esseri, accada quel che accada, non è merce soltanto per scrittori romantici e non ristagna soltanto nei tuoi tanto amati classici della letteratura.
Fabrizio: Il messaggio è che non bisogna mai smettere di credere e di tenere duro, anche nei momenti peggiori. Perché nessuno può sapere che cosa la vita ha in serbo per noi, per citare “Cast Away”, nessuno può sapere cosa ci porterà la marea.
E bisogna vivere con trasporto e con intensità totale tutto quello che arriva, perché non sappiamo quanto tempo rimarrà con noi.
Quali sono state le difficoltà di scrivere un libro “a quattro mani” e come le avete superate?
Dolores: io e Fabrizio scrivevamo già ai tempi del liceo, che fossero poesie o racconti o anche solo i pensieri che sgorgavano dal cuore, quelli che potevamo raccontare solo al nostro quaderno. E abbiamo continuato a farlo, anche durante i lunghi anni di assenza. La cosa meravigliosa e stupefacente, è che in quel lunghissimo periodo entrambi abbiamo scritto di noi, di quei ragazzini, lì dal punto esatto in cui li avevamo salutati. E con lo stesso rimpianto condiviso. Quando ci siamo ritrovati, abbiamo avuto un periodo di scambio di queste lettere, alcune molto vecchie, in cui si parlava di ciò che stavamo provando, dei pensieri che cercavano i nostri nomi, quasi come fossero preghiere. E tante di quelle lettere, riviste ed editate per poter diventare funzionali al romanzo, sono finite in quei capitoli. Pagine intere del libro sono prese dalle nostre lettere mai spedite. Per questo ci siamo subito detti “dobbiamo scrivere un romanzo!”, e quando abbiamo iniziato a fondere i nostri pensieri, è diventata una cosa sola, e nonostante gli stili visibilmente diversi, stavamo parlando delle stesse cose, viste dai due punti di vista. Dovevamo costruire una storia in mezzo all’assenza, per far sì che tutte quelle lettere giungessero al nostro incontro. E da lì abbiamo continuato inventando personaggi e situazioni per concludere poi con una parte anch’essa scritta da Fabrizio moltissimi anni fa, pensando a me. Ho desiderato fortemente fosse il finale. Perché era inaspettatamente perfetto. Come se fosse scritto – anche – che avremmo dovuto alla fine scriverlo il nostro romanzo, quello di cui sognavamo in biblioteca, tra un compito di italiano e l’altro. E’ stato talmente facile che non riesco a spiegarlo ma credo che solo leggendolo il lettore si renda conto di come il tutto sia fuso perfettamente in un’onda continua di stili ed emozioni che si ripetono all’unisono, rendendo la lettura diversa ma senza spaccature.
Fabrizio: Non abbiamo avuto grandi difficoltà a dire il vero. Abbiamo scritto in modo frammentario all’inizio. Ci concentravamo in una situazione o un’immagine particolare e non sapevamo ancora dove sarebbe finita. Poi creando personaggi, situazioni e avvenimenti abbiamo avuto tra le mani la struttura solida di una storia, di cui peraltro avevamo già il finale. La parte più difficile forse è stato fondere i due stili di scrittura, molto diversi, per dare coerenza e compattezza al romanzo.
Tre buoni motivi per acquistare e leggere Contro ogni probabilità
Dolores:Sorprendente, Avvincente, Emozionante
Fabrizio: Si tratta di una storia diversa, originale e accattivante. Si parla di luoghi bellissimi e di viaggi emozionanti. C’è una storia sorprendente, molti colpi di scena ed è un romanzo imprevedibile.
Come è stato accolto il vostro romanzo dal pubblico?
Dolores: Tutte le recensioni pervenute, ci hanno commosso dal profondo. Ci siamo impegnati con tutti i mezzi a noi accessibili e come potevamo per poterlo “promuovere” ad un pubblico sempre più ampio, con non poche difficoltà. Ma ogni volta che ci siamo riusciti, il riscontro è stato entusiastico. E questo ci ha ogni volta reso felicissimi e fieri. E grati.
La cosa che più ci emozionava era quando il lettore ci vedeva il film nello scorrere delle scene, ed è una cosa alla quale noi abbiamo pensato sin dall’inizio, tanto che – per predisposizione e bravura particolare di Fabrizio – è quasi scritto come fosse una sceneggiatura. Ma non è arrivato, temiamo, agli occhi di un regista/produttore che ci veda sul grande schermo, come una di quelle storie che poi riguarderesti mille volte, senza stancarti mai ed emozionandoti ogni volta. È il nostro, secondo, grande sogno.
Fabrizio: Il libro è piacuto molto a tutti quelli che l’hanno letto. Le recensioni lo hanno definito ben scritto, scorrevole, avvincente, ricco di emozioni e mai noioso. Inoltre, da buon appassionato di cinema, a me piace scrivere con un’impronta cinematografica, visiva, trasponendo le immagini nella scrittura dopo averle viste nella mia mente, come in un film. E siamo convinti che un film tratto dal romanzo sarebbe più che perfetto.
State scrivendo altro?
Dolores: Lo scrittore per vocazione e professione è Fabrizio. Lui sta lavorando ad altri progetti, ambiziosi ma assolutamente promettenti. Questo romanzo ha semplicemente rotto gli argini e ridato a lui la linfa necessaria a credere in un sogno tanto sognato, fare di questa passione la sua vera professione, quella per cui sembra nato. Per quanto mi riguarda, da ragazzina ho trovato nella scrittura una valvola di sfogo, ma soprattutto un modo per mettere ordine nei miei pensieri. Scrivevo storielle già alle elementari, raccogliendole in un piccolo quaderno. Ho sempre trovato facile scrivere e lo facevo senza attenermi a nessuna regola imposta.
Scrivo poesie, pensieri, racconti. Scrivere per me è una parte inevitabile di ogni mia giornata, mi accompagna e mi aiuta in ogni momento della mia vita, come quando le emozioni sono troppe e debordano come un fiume in piena quando esce dagli argini. Scrivere riporta equilibrio, le inquietudini, i turbamenti, le commozioni e le sensazioni intense finiscono sulla carta e ritorna la pace dentro.
Fabrizio: Sto scrivendo altro, sì. Da solo questa volta, dal momento che ho moltissime idee, pagine di appunti e brevi bozze di nuove storie. Al momento mi sto concentrando su un altro romanzo del quale ho scritto la gran parte. E ne ho un altro in cantiere su cui ho cominciato a lavorare da poco.
Sugli autori…
Contro ogni probabilità è il loro esordio per BookRoad.