“Mi piace scrivere storie ispirate a un accadimento particolare”. Intervista a Donata Valtorta, autrice dei libri “I racconti del maresciallo Caglio”

Recensione

I racconti del maresciallo Caglio di Donata Valtorta è una raccolta di storie che cattura il lettore con una narrazione vivace e ricca di suspense, immergendolo in una quotidianità sorprendentemente autentica. Questi racconti, intrisi di momenti divertenti, offrono un’esperienza di lettura che sa far sorridere e tenere col fiato sospeso. Ogni racconto, pur essendo autoconclusivo, contribuisce a creare un quadro più ampio e coinvolgente se letto in sequenza, dando vita a un’unica, avvincente storia che si sviluppa attraverso i due volumi.

La scrittrice Donata Valtorta, con la sua penna arguta e carica di umorismo, ci trasporta in un universo di indagini appassionanti che si intrecciano con la vita quotidiana di un piccolo paese. Le voci narranti, i pensieri e i dialoghi sono impreziositi da espressioni dialettali che donano al testo un’energia straordinaria, facendo percepire al lettore la vivacità di una comunità autentica e pulsante di vita. Attraverso la sua scrittura brillante, Valtorta riesce a evocare emozioni profonde e a creare un legame intimo con il lettore, che si sente parte integrante di un mondo vivo e reale.

Il maresciallo Caglio rappresenta il vero fulcro delle storie di Donata Valtorta. Le sue indagini, unite alla sua personalità carismatica, riescono a mantenere coesa una comunità in cerca di serenità dopo episodi criminosi. Dotato di un’intelligenza acuta e una forte capacità intuitiva, Caglio è anche un po’ irascibile e a volte impacciato nei rapporti interpersonali, caratteristiche che lo rendono incredibilmente autentico e umano. La sua abilità di non lasciarsi condizionare da pregiudizi o apparenze e di mettere sempre le persone al primo posto lo rende un protagonista memorabile. Il lettore si affeziona a lui, con tutte le sue virtù e imperfezioni. Donata Valtorta ha creato un personaggio così realistico e complesso che sembra vivere oltre le pagine del libro. Caglio non è solo un investigatore, ma una colonna portante della sua comunità, che guida con saggezza e umanità attraverso le difficoltà quotidiane.

L’ambientazione è uno degli elementi più preziosi nei racconti di Donata Valtorta. Le sue storie si svolgono in Brianza, una provincia ricca di luoghi intimamente familiari all’autrice. In questo contesto, il lettore viene immerso in descrizioni dettagliate di posti affascinanti e nel tessuto sociale tipico dei piccoli centri, reso ancora più vibrante dall’uso del dialetto locale. Valtorta ritrae la Brianza come un ambiente dinamico e vivace, caratterizzato da paesaggi naturali meravigliosi e da persone cordiali, amanti dello sport. L’ambientazione non è solo uno sfondo narrativo, ma un vero e proprio protagonista che arricchisce profondamente i racconti, rendendo la lettura un’esperienza ancora più coinvolgente ed emozionante.

Questo sfondo permette inoltre al lettore di riflettere sui cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi decenni, mettendo a confronto diverse generazioni. La forza della scrittura di Valtorta risiede nella sua capacità di amalgamare esperienze e punti di vista differenti, creando un dialogo intergenerazionale che, pur attraverso conflitti e contrasti, trova una profonda coesione grazie a una scrittura accurata e avvincente. Gli episodi narrati sono vividi e trasportano il lettore in un viaggio attraverso le vite dei personaggi e l’evoluzione della comunità.

Lo stile di Donata Valtorta è un’armoniosa sinfonia di eleganza e fluidità, impreziosita da espressioni dialettali che conferiscono un tocco di autenticità e familiarità. Ogni pagina promette di trasportare il lettore in storie vibranti, popolate da personaggi cratteristici e ambientazioni realistiche.

Nella trama l’autrice mescola sapientemente suspense tipoca del giallo e momenti di leggerezza umoristica, creando un equilibrio perfetto tra tensione narrativa e momenti di sollievo in chiave comica. L’umorismo di Valtorta è sottile e sagace, capace di strappare un sorriso anche nei momenti più tesi delle indagini. Questo equilibrio tra tensione narrativa e leggerezza rende le sue storie avvincenti e piacevoli, mantenendo alta l’attenzione del lettore.

I personaggi, inoltre, con le loro debolezze e le loro eccentricità, risultano credibili e umani, e le loro interazioni riflettono le dinamiche di una comunità viva e pulsante. Così, il linguaggio incalzante scandisce gli eventi e i momenti più intimi e introspettivi, rendendo la lettura un’esperienza coinvolgente che lascia un’impronta nel cuore del lettore.

In conclusione, I racconti del maresciallo Caglio è un’opera appassionante nel panorama del giallo umoristico. Donata Valtorta crea un universo narrativo che non solo intriga e diverte ma invita anche a una riflessione su temi sociali e culturali. Il lettore è trasportato in un mondo dove il mistero si intreccia con la normalità, rivelando aspetti nascosti delle relazioni umane e della società. La maestria della scrittrice nel tessere queste storie non solo cattura l’attenzione, ma offre anche un ritratto vivido e indimenticabile di un contesto ricco di sfumature e colpi di scena.

I racconti del maresciallo Caglio è consigliato a chi ama le storie di investigazione con un tocco di umorismo e a chi apprezza le ambientazioni delle piccole comunità. Ideale per chi cerca una lettura che unisca leggerezza e tensione narrativa, offrendo sia divertimento che riflessione. Perfetto per chi desidera immergersi in racconti che evocano un forte senso di autenticità e appartenenza, per sentirsi parte integrante del mondo creato dalla scrittrice.

Intervista all’autrice

Come è iniziata la sua passione per la scrittura e quando ha deciso di scrivere un libro?

Ho sempre avuto propensione alla scrittura, purtroppo non il tempo per coltivarla finche non ho smesso di lavorare ed ho potuto dedicarmi a questa passione. Mi piace inventare storie, che siano ispirate da un accadimento particolare, una situazione, un paesaggio, un’emozione, un incontro non importa, quando scatta quel momento la narrazione nasce da sola. Per molto tempo le ho pensate solo, le mie storie, ora posso scriverle e mi diverto tantissimo. Il libro è nato da un fortunato incontro grazie ad un seminario di scrittura organizzato dall’Univeristà del tempo libero di Triuggio a due passi da casa mia, tenuto da una giovane scrittrice-giornalista  che aveva per oggetto il thriller e la sua ambientazione.

Il maresciallo Caglio ed il gruppo di cammino che fa da co-protagonista sono nati lì. Speravo che i miei racconti potessero divertire i lettori tanto quanto avevano appassionato me nello scriverli. Così, incoraggiata da lei, sottoposi alcune storie al suo editore e l’avventura è iniziata.

Ci presenti il Maresciallo Caglio, protagonista dei due volumi

Il maresciallo Caglio è prima di tutto un uomo, con i pregi e i difetti che tutti hanno. È intelligente, perspicace, intuitivo, umanissimo, ma anche irascibile, rigido e un po’ imbranato nei rapporti personali. Il suo tratto principale, è la capacità di coinvolgere gli altri, non lasciarsi influenzare troppo da preconcetti ed apparenze, non chiudersi mai. Dimenticavo, è un bell’uomo, perché anche l’occhio vuole la sua parte, ma non un piacione. Ho sempre odiato i protagonisti che corrono tutto il giorno e non puzzano, non mangiano mai, non si stancano, non si ammalano. Caglio non è così, l’essere un “bel’om” come diciamo in Brianza, lo imbarazza un po’. Viene da una famiglia di militari e in realtà è timido, ma testardamente segue la sua strada, non ha paura si sbagliare e di ammetterlo  e sopratutto mette sempre le persone al primo posto.

Detto così sembra il prototipo dell’eroe, non è così è solo una brava persona messa alla prova ogni giorno che, oltre tutto, deve fronteggiare l’invadente aiuto non richiesto, ma a volte determinante, dei membri del “gruppo di cammino Cascina del Sasso”.

Ambientazioni, stile e atmosfera: cosa può aspettarsi il lettore?

Le storie si svolgono per lo più in Brianza, quindi provincia fatta di paesi collocati lungo il fiume Lambro, i luoghi che conosco, dove abito. Perché le mie storie sono assolutamente inventate,ma i luoghi assolutamente veri e riconoscibili. I personaggi a volte si ispirano a persone reali, ma in contesti slegati dal loro essere. Quindi il lettore troverà la descrizione di luoghi esistenti  così come il  contesto sociale tipico dei piccoli paesi.

Per cercare di ricreare l’atmosfera  ho usato uno stile linguistico abbastanza discorsivo, intercalato da qualche espressione dialettale,  per dare l’idea della quotidianità, delle relazioni personali alternata a ritmi più incalzanti che scandiscono le indagini. Io non amo l’uomo o la donna solo al comando, quindi il maresciallo Caglio è affiancato da molti altri personaggi, alcuni fissi, altri legati alla trama. Spero di riuscire a incuriosire il lettore con storie concrete, personaggi veri, ambienti realistici che trasmettano sia l’ aspettativa del giallo sia un pizzico di leggerezza umoristica. Ogni racconto è fine a se stesso, ma sono in sequenza così da essere letti anche come capitoli, il lettore può decidere.

Nel corso delle vicende, è evidente la presenza di diverse generazioni a confronto. Le va di raccontarci di più su questo tema e su cosa ha voluto trasmettere?

Sicuramente più generazioni si intersecano proprio perché una comunità di paese è fatta così; se i racconti si svolgessero, per esempio, in un ambiente universitario ci sarebbe prevalenza di giovani, ma in un paese dove vivono famiglie, dove coesistono i bar, il supermercato, il centro sportivo, l’oratorio, le fabbriche… non possono che incrociarsi le vite di molti. E non è detto che le convivenze debbano essere conflittuali, anzi a volte è il contrario, si possono creare complicità interessanti che incarnano la piacevolezza del vivere in queste realtà.

Ed il “gruppo di cammino” è  maestro nel coltivare relazioni. Spesso si pensa alla Brianza come il posto della fabbrichette, del lavoro, della sera che arriva presto,  un po’ noioso e chiuso  ed è certamente così, ma è anche il luogo del volontariato, degli angoli di natura intatta, dei runner che corrono lungo il fiume, delle ville storiche, delle colline verdi, del pendolarismo su Milano per studio e lavoro, del tornare a casa per mangiare il risotto con la salsiccia o la trippa. In fondo si raggiungono Milano e il lago di Como in meno di un’ora, Monza con il parco e l’autodromo in molto meno, traffico permettendo.

Un gruppo di pensionati può decidere di prendere il Besanino, il treno che collega Milano a Lecco, per visitare una mostra a Brera e dividere la carrozza con gli studenti e chi lavora in città. Così i genitori sempre di corsa possono contare sui “nonni civici” che sorvegliano l’uscita dei bambini da scuola. Non dico che sia l’Eden, anzi, i ritmi rendono isterici, il traffico esaspera, il clima non è il massimo, capitano incidenti tragici, anche qualche delitto, anche se non così tanti come nei miei racconti,  però non si può avere tutto, quindi non mi lamento.

Benché ci sia continuità fra i due volumi, come è cambiata o si è evoluta la sua scrittura nel corso delle due pubblicazioni?

Sicuramente una certa evoluzione o maturazione c’è stata, anche se parlare di maturazione alla mia età fa un po’ ridere. Nel primo racconto “Cachemire giallo” del primo libro, che ho scritto diversi anni fa, i personaggi sono appena abbozzati.  Poi sono un po’cambiati, a molti di loro  ho voluto attribuire più carattere, una migliore definizione anche se, per scelte, non li descrivo mai fisicamente lasciando ad ognuno la possibilità  di immaginarli come vuole, magari dando loro le caratteristiche di qualcuno che conosce, di un vicino di casa impiccione, di una cugina simpatica ed intelligente, di una pettegola incallita.

Se nei primi racconti prevale “la storia” negli ultimi ho cercato di dare più spazio ai personaggi ed alle relazioni alternando un linguaggio incalzante che accompagna gli eventi a momenti più intimi ed introspettivi.  A volte lascio trasparire l’aspetto di qualcuno attraverso l’impressione che ne riceve un altro personaggio, come nel caso del Carabiniere scelto Favilli Silvia che vediamo con gli occhi del maresciallo, o del maresciallo stesso che, essendo un “bel’om”, un pochino lo dovevo descrivere, ma poco, sopratutto come lo vedono le signore del gruppo di cammino.

C’è un messaggio particolare custodito fra le pagine dei libri I racconti del maresciallo Caglio?

Il messaggio che voglio trasmettere è un concetto semplice, ma che sento molto profondamente: insieme ce la si fa! É molto più difficile impostare la vita sul fare  bene ogni giorno, anche poco, per noi stessi, per chi ci sta vicino, per la comunità, appunto, che fare l’eroe una volta sola. Io faccio il tifo per i tanti eroi del quotidiano che si adoperano per risolvere, sistemare, appianare: questo è vero eroismo ed i miei personaggi vogliono “aggiustare” ciò che un delitto rompe, perché tutto torni a scorrere al meglio per tutti.

Ha altri progetti in cantiere?

Di progetti ne ho diversi, a partire da una raccolta di racconti con un pizzico di mistero, eventi  apparentemente  inspiegabile, ma dovrei trovare un filo conduttore e soprattutto un titolo accattivante. Sembra impossibile,ma mi ci vuole più impegno per decidere un titolo che per scrivere un’intera storia! Sarà l’età.

Poi, un lavoro più ambizioso, ve lo racconto:  ricostruire la storia di mio padre, che ho perso quando ero molto piccola, la guerra e la prigionia attraverso le lettere, oltre quattrocento, che ha scritto alla fidanzata, mia madre, tra il 1941 e il 1945. Era un periodo difficile, oscuro, penoso per chi era lontano e per chi aspettava a casa. Le lettere sono molto belle piene di sentimento, paura, disperazione, amore, fede, speranza, voglia di farcela.  Le ho lette e riassunte per la mia famiglia, ma mi piacerebbe riprenderlo ampliandolo per ricordare sia la disastrosa  guerra d’occupazione dei Balcani che, sopratutto, la prigionia dei soldati dopo l’8 settembre, gli IMI (internati militari italiani) che non potevano neppure godere dei diritti dei prigionieri di guerra.

Le poche lettere di quel periodo sono strazianti e cariche di umanità. Di questo so già il titolo: “ La guerra del Giulio” usando un’espressione tipicamente lombarda con l’articolo davanti al nome. E poi, non meno importante, l’ultimo capitolo delle storie del maresciallo Caglio, anche a questo sto già lavorando. Dite che sia troppo?

Biografia dell’autrice

Donata Valtorta è nata e vive tuttora, con il marito e la famiglia, a Sovico nella bassa Brianza a pochi chilometri da Monza. Dopo una vita di lavoro nel settore metalmeccanico e più esattamente settore acquisti e pianificazione in una multinazionale, raggiunto il momento della pensione  ha potuto dedicarsi finalmente a ciò che veramente le piace e  l’appassiona oltre all’impegno nel volontariato: la cultura, l’arte, la storia e la scrittura.

Lettrice accanita ed onnivora, ma predilige i thriller ed i romanzi storici, non si è lasciata sfuggire i molti corsi proposti da associazioni del territorio compresi alcuni di scrittura creativa. Così nel 2018 quattro suoi racconti sono stati pubblicati nell’antologia “ Thriller in Brianza” ai quali sono seguiti, dopo una forzata pausa dovuta alla pandemia, i due volumi di racconti dal titolo I racconti del maresciallo Caglio nel 2022.  e I racconti del maresciallo Caglio 2 nel 2023 editi da A.Car Edizioni.

Nel frattempo ha partecipato per due volte al concorso “ Racconti di Montagna” promosso dal comune di Valgrisenche in Valle D’Aosta rientrando sempre nei dodici brani selezionati e  pubblicati. I suoi libri sono stati presenti al Salone Internazionale del Libro di Torino nel 2023 e 2024. Scrivere la appaga e diverte molte, il suo primo intento dichiarato e’ condividere con gli altri ed infatti la prima domanda che pone a chi ha letto un suo libro non è “Cosa ne pensi” o “ ti è piaciuto” ma, “ti sei divertito?”

 

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