Giuseppe Priolo presenta nel panorama letterario del giallo Cain Cox. Come trova origine il male un thriller che esplode in intensità narrativa e originalità. Ambientato nella grigia città di Pittsburgh, il romanzo si apre con una scena che, a prima vista, potrebbe apparire ordinaria: un uomo si presenta alla centrale di polizia per richiedere un incontro con il detective Edward Loone. Ma quello che inizia come un colloquio apparentemente innocuo si trasforma in un confronto incandescente, carico di tensione e inquietudine. Questa metamorfosi di una semplice conversazione in un dramma avvolgente e imprevisto segna l’inizio di un’esperienza di lettura che travolge completamente il lettore.
L’abilità narrativa di Giuseppe Priolo si manifesta nella creazione di una trama magnetica, capace di catturare fin da subito l’attenzione del lettore. Ciò che inizia come un episodio innocuo si trasforma rapidamente in un turbinio di suspense e colpi di scena. Lo scrittore sa dosare con sapienza tensione e calma, orchestrando una narrazione chirurgica che si evolve in modo imprevedibile per il lettore, tenendolo avvinto pagina dopo pagina.
Il romanzo, con la sua struttura stratificata e la sua capacità di sorprendere ad ogni svolta, non lascia spazio alla prevedibilità. Ogni dettaglio, ogni parola è accuratamente scelta per aggiungere profondità e complessità all’intreccio narrativo, che non smette mai di stupire. In Cain Cox, il lettore è gradualmente trascinato in un labirinto di misteri e rivelazioni, dove ogni elemento contribuisce a comporre un mosaico narrativo di grande impatto e forza emotiva. Priolo dimostra una padronanza del giallo thriller tale da rendere ogni passaggio della storia un’esperienza intensa e coinvolgente.
Il romanzo si arricchisce di dettagli su omicidi passati e presenti, svelati tramite l’intervento di un uomo enigmatico e inquietante. Questa figura, inizialmente percepita come un prodotto della fantasia, si trasforma ben presto nel cuore pulsante di un complesso puzzle. L’autore costruisce una trama inedita attorno alla quale tesse una tela psicologica che affascina e inquieta allo steso tempo. La sua abilità nel mantenere il mistero e l’ambiguità dell’uomo, svelandone gradualmente la vera natura, contribuisce a generare un’atmosfera di tensione e fascino che tiene col fiato sospeso.
Priolo si distingue per aver creato un thriller ombroso e denso. La trama, arricchita da colpi di scena sapientemente gestiti, non solo stimola la curiosità, ma invita anche a una riflessione più profonda sui temi narrativi e sulle caratteristiche psicologiche dei personaggi. Attraverso scelte narrative raffinate, Priolo esplora in modo penetrante i processi e le dinamiche che portano al male, alla vendetta e all’odio.
L’autore si spinge oltre la semplice esposizione di questi temi oscuri, offrendo una prospettiva unica: quella del male personificato. Uno sguardo inedito che scardina le convinzioni e porta il lettore a confrontarsi con una riflessione sulla natura stessa del male e le sue radici più profonde. In questo modo, l’autore non si limita a raccontare una storia ma induce anche a una meditazione più profonda su ciò che alimenta le azioni umane.
Oltre ai temi trattati e all’originalità della trama, uno dei punti di forza del libro è senza dubbio lo stile di scrittura di Priolo. La sua narrazione è caratterizzata da un continuo crescendo di tensione che trascina in un vortice di eventi incandescenti. Giuseppe Priolo dimostra una padronanza eccezionale nel mantenere alta l’attenzione, grazie a un ritmo incalzante e a personaggi riccamente sviluppati. In particolare, la costruzione psicologica dei protagonisti è trattata con grande cura, conferendo credibilità alle loro personalità e alla storia che li contraddistingue. La penna di Priolo si rivela una sinfonia di introspezione e suspense, dove ogni colpo di scena travolge improvvisamente e ogni elemento narrativo delinea i tratti di un’atmosfera di crescente inquietudine.
Cain Cox. Come trova origine il male è una lettura coinvolgente e intellettualmente stimolante, capace di conquistare anche i lettori più esigenti del genere thriller e noir. Con una trama innovativa, una scrittura sapiente e personaggi indimenticabili, Giuseppe Priolo ha scritto un romanzo che intrattiene e invita alla riflessione sulle origini della malvagità e sul suo impatto nella vita. Il valore complessivo dell’opera è indiscutibile e rappresenta un ottimo esempio di come il thriller possa essere sia un’esperienza di intrattenimento che un veicolo per una riflessione più profonda.
Intervista all’autore Giuseppe Priolo
Come ti sei avvicinato alla scrittura e, in particolare, al genere giallo/thriller?
In realtà non è stato frutto d’una qualche forma di processo graduale, sin da molto piccolo, imparati i primi rudimenti dello scrivere, ricordo quella sensazione così piena, quasi esaltante nel pensare a quanto fosse stupendo poter “registrare” tutto ciò che volevo su un pezzo di carta senza che, a differenza del parlato, tutto si dissolvesse nell’aria senza lasciare traccia. Ero un bambino di sei, forse sette anni, ma già allora quest’idea di tracciare ciò che mi girava nella testa, allora una testolina, rendendola accessibile a tutti in momenti diversi lo concepivo come “miracoloso”. Ecco, da allora, non ho più smesso di scrivere e scrivere!
Di tutto, in particolare storie e racconti, puro frutto della fantasia. Crescendo alternavo scrittura e lettura, ma con la seconda attività tendevo a bisticciarci, non mi riusciva d’essere costante e non si contavano i libri che iniziavo per poi abbondonarli senza arrivare alla fine. La cosa si risolse quando scoprii, per puro caso in un’edicola del mio paese, le versioni economiche dei gialli di Agatha Christie. Il primo che lessi fu “Assassinio sul Nilo” e me ne innamorai. Avevo non più di nove, forse dieci anni, e non smisi più di leggere delle indagini di Hercule Poirot. Smisi di litigare con i libri e iniziai ad appassionarmi alla lettura tanto quanto alla scrittura e iniziai ad approcciare altri maestri del thriller, da Jeffery Deaver a Michael Connelly e molti altri.
La trama e il titolo richiamano temi come il male, la vendetta. Cosa volevi comunicare attraverso il tuo libro riguardo a questi concetti?
Credo che il male in genere, la vendetta, l’odio stesso, appartengano alla quotidianità di tutti noi, fortunatamente, spesso, solo indirettamente, attraverso le pagine di cronaca nera di un qualunque quotidiano o di un TG. Non c’è via di fuga, tutti noi ci dobbiamo fare i conti comunque, e quante volte ci chiediamo come è possibile che avvengano certe cose, perché la “gente” – che poi siamo noi – arriva a commettere determinati atti. In questo libro m’affascinava l’dea di provare a sviscerare quelli che possono essere i processi, le dinamiche che portano “al male” e m’è piaciuto farlo da una prospettiva che ritengo interessante, da quella del male stesso impersonificato.
Ho narrato di eventi relativamente banali, parlo del tradimento, della smania di potere, del dolore nel perdere irrimediabilmente l’amore. Eventi che possono accadere a chiunque ogni giorno, di fatto niente di lontano dalla realtà, ma che se impattano in un certo momento della vita, in certi modi, possono portarci a fare appello alla parte più buia di noi, dove sono stipati i sentimenti più oscuri e, a volte, qualcuno, decide di “dargli voce” e, nel libro, può trovare “lo strumento” giusto per farlo. Rimando alla provocazione finale del protagonista, quando sfida il lettore esprimendo il suo concetto d’equilibrio naturale, forse la risposta migliore alla domanda l’ha data lui.
Come hai mantenuto alta la tensione e l’interesse del lettore, bilanciando suspense, sviluppo dei personaggi e intreccio della trama?
Ho cercato, proprio come hai detto, d’alternare l’intreccio della storia con i protagonisti, il tutto viaggiando su linee temporali altrettanto alternate. Ho provato a sviluppare un insieme che lasciasse sempre il desiderio nel lettore di girare una pagina in più per trovare le risposte che via via, spontaneamente, prendono forma mentre si “vive” la storia che ho creato.
Non l’ho fatto applicando tecniche o processi definiti, a dire il vero non so neanche se esistano, ho semplicemente organizzato l’opera secondo il mio pensiero, ricercando questo effetto che chiamo di “traino” ovvero con le parole, le pagine che trainano, invitano il lettore ad andare avanti, a non fermarsi e a procedere, spinto dalla necessità di capire, di vedere se tutti i pensieri, i disegni, le ipotesi che inevitabilmente gli nascono in testa sono corrette o smentite dalla narrazione.
Che tipo di atmosfera caratterizza il tuo romanzo e cosa può aspettarsi il lettore?
La storia è ambientata in America, negli Stati Uniti, con punto focale in una città che, volutamente, non rientra tra le più blasonate del Paese, Pittsburgh in Pennsylvania. Gli eventi si svolgono nel presente anche se, come ho detto, vi sono dei salti temporali nel passato. In questo contesto l’atmosfera che si percepisce ritengo sia “ombrosa”, nel senso che, leggendo, pur non cozzando mai contro immagini particolarmente cruente o sconvolgenti, si ha la costante percezione che qualcosa debba accadere o qualcos’altro accadrà, ecco, come in una giornata che potrebbe essere soleggiata, ma con la consapevolezza che io, lettore, sono sempre in una zona d’ombra, l’ombra di un qualcosa che sta per succedere o, comunque, succederà. È questo che potrebbe aspettarsi chi si appresta a leggere il mio libro, trascorrere le pagine con la costante e inarrestabile impressione, sensazione che sta per accadere qualcosa e, in tutta onestà garantisco, questa percezione non sarà assolutamente vana, di cose ne accadranno e molte.
Come descriveresti Cain Cox. Come trova origine il male? Quali tre aggettivi useresti per definirlo e chi ritieni possa essere il lettore ideale per questo libro?
Con un pizzico di presunzione; originale, avvincente, invadente. Quanto al lettore ideale non credo ci sia un cluster predefinito, o meglio, sono certo che chi già ama il genere thriller, le crime story in genere, possa assolutamente trovare nella mia opera, senza troppa fatica, il valore narrativo della stessa, apprezzandolo sin dalle prime pagine, ma sono anche convinto che chiunque sia appassionato ad altri generi potrebbe trovare in “Cain Cox” una piacevole “sorpresa” e, chissà, magari amplierà i propri orizzonti di lettura.
Insomma, voglio pensare che chiunque possa essere il lettore ideale, del resto è narrativa, la narrativa per sua natura deve intrattenere, possibilmente in modo piacevole, e allora lascio aperti e abolisco i “confini” di genere letterario e benvenuto a chiunque ami lasciarsi andare con un buon libro!
Hai dei progetti futuri in cantiere?
Molti, anche troppi…! Scherzo, in verità la mia testa è un cantiere aperto, da un lato sto “macinando” su qualcosa di nuovo, una storia originale che stacchi completamente da questa, dall’altro “macino” anche su un possibile secondo capitolo di Cain Cox. In un certo modo le sto portando avanti contemporaneamente, entrambe mi appaiono buone opportunità per dare un seguito alla mia passione, ma come si dice, sarà il tempo a darmi le risposte, in tanto mi voglio godere tutte le soddisfazioni che questo mia prima opera potrà darmi.
Biografia dell’autore
Ha approcciato la lettura solo dopo rispetto alla scrittura, appena imparati i rudimenti dello scrivere ha iniziato a farlo di continuo e ovunque. Grazie ai gialli di Agatha Christie, in adolescenza, ha maturato l’amore per il genere per poi approcciare i grandi maestri del thriller-Crime.
Oltre lo scrivere riempie la sua vita con i viaggi e, senza esagerare, un pò di sana e ricostituente attività fisica.
Cain Cox. Come trova origine il male, Rossini Editore, 2024.